Daniela Ventrelli
Leggi i suoi articoliPorta la firma di Studio Studio Studio, il laboratorio sperimentale di Edoardo Tresoldi, il progetto Siris per la valorizzazione artistica del Parco Archeologico di Herakleia, a Policoro, presentato in Triennale Milano lo scorso primo ottobre. Con la direzione artistica di Antonio Oriente, l’eclettico gruppo di lavoro costituito dal duo belga Gijs Van Vaerenbergh, dall’artista spagnola Selva Aparicio e dall’artista e musicista italiano Max Magaldi, preannuncia esiti inediti e di forte impatto emotivo. Siris rientra nel progetto di «Valorizzazione aree sacre del Parco Archeologico di Herakleia e realizzazione di un Ecomuseo», promosso dal MiC e coordinato dal Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Basilicata nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (Pon) «Cultura e Sviluppo» Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) 2014-2020.
L’azione si concentrerà nella vallata mediana del Parco che ospita i resti di due importanti strutture cultuali antiche: il Tempio arcaico e il Santuario di Demetra. Ed è proprio fra le tracce di questa storia che si innesta l’azione creativa dei giovani artisti internazionali, coordinati dallo scultore di Cambiago. L’intervento proposto è reversibile e non invasivo, costituendosi come un’interpretazione autoriale dei resti archeologici e dell’ecosistema attuale immaginata per ridare luce all’universo materiale e immateriale delle colonie greche che si insediarono nell’arco ionico della Basilicata, a partire dal VII secolo a.C. Sarà, così, restituita al visitatore una narrazione multiforme in dialogo con le testimonianze del passato e con gli elementi paesaggistici, antropologici e sociali che hanno plasmato la fisionomia attuale del luogo. E se i Gijs Van Vaerenbergh rievocheranno l’atmosfera e i volumi architettonici del Tempio Arcaico attraverso la suggestiva tecnica della «rovina inversa», portando il visitatore all’interno di un luogo di culto di cui, innaturalmente, sarà visibile solo la monumentale parte superiore, ricostruita e sostenuta da una struttura reticolare che consentirà di camminare sotto l’impalcatura, l’opera di Selva Aparicio entrerà nell’anima dell’osservatore proiettandolo in una dimensione tutta spirituale. Il suo intervento, infatti, localizzato nell’area del Bosco Sacro e composto da sette sculture ispirate alle edicole votive rurali, è un percorso esperienziale di meditazione e contemplazione per raggiungere, attraverso una fitta e rigogliosa vegetazione, le rovine del Santuario di Demetra.
Le sorgenti che si trovano nel Bosco Sacro hanno contribuito, sin dall’antichità, ad accentuare il carattere selvatico e sacro di questo spazio, connotato da luoghi di culto rivolti a una divinità femminile legata all’acqua e ai riti di fertilità. Sintesi perfetta delle due opere, tra corpo e anima, si colloca la sonorizzazione immersiva di Max Magaldi, che plasma una sorta di «natura aumentata». L’opera, realizzata in collaborazione con l’artista e poetessa Claudia Fabris, riflette sulla permanenza storico-archeologica del suono e della parola, indagati nella loro dimensione performativa. L’installazione, fruibile attraverso un’applicazione, si articola in mappature geolocalizzate che consentiranno alle colonne sonore ambientali di attivarsi quando gli ascoltatori si sposteranno all’interno delle zone designate: una cornice eterea e impalpabile, integrata alle peculiarità del luogo. La realizzazione delle installazioni artistiche, iniziata lo scorso settembre, sarà completata nella primavera del 2025 e costituirà il soggetto di un documentario dedicato a Siris, a cura del regista e fotografo pugliese Giovanni Troilo.
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