Image

Due anfore rinvenute nell’imbarcazione mercantile cananea ascrivibile ai secoli XIV e XIII a.C.

Image

Due anfore rinvenute nell’imbarcazione mercantile cananea ascrivibile ai secoli XIV e XIII a.C.

Al largo della costa israeliana un carico di anfore a 1.800 m di profondità

I reperti, mantenuti sott’acqua grazie a una sorta di effetto «congelamento», saranno esposti nel Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel a Gerusalemme

Laura Giuliani

Leggi i suoi articoli

Ha resistito al tempo e all’acqua il carico di anfore e vasi inabissatosi tanto tempo fa al largo della costa israeliana, nelle acque antistanti 90 chilometri circa da Haifa. È la clamorosa scoperta dell’imbarcazione mercantile cananea ascrivibile ai secoli XIV e XIII a.C. annunciata in questi giorni dall’Autorità israeliana per le antichità, anche se avvenuta nel 2023. «Nel Mar Mediterraneo finora si conoscevano solo due relitti con carico risalenti alla tarda Età del Bronzo, entrambi trovati al largo della costa turca, ma relativamente vicino al litorale», ha commentato Jacob Sharvit, responsabile dell’unità marina dell’Autorità israeliana per le antichità. 

Il rinvenimento, lontano dalla costa, è avvenuto a 1.800 metri di profondità da parte di tecnici della società Energean impegnati nella ricognizione dei fondali alla ricerca di giacimenti di gas naturale, imbattutisi per caso nei resti di quella che doveva essere una nave in legno, lunga dai 12 ai 14 metri, utilizzata molto probabilmente per il trasporto di olio e vino. Proprio in virtù dell’elevata profondità, le operazioni di estrazione dei manufatti sono avvenute solo ora avvalendosi di un robot sottomarino manovrato a distanza: tra i vasi recuperati anche due recipienti cananei

La profondità, secondo lo studioso, unitamente all’assenza dell’intervento dell’uomo e del moto ondoso avrebbero prodotto una sorta di «congelamento» del carico e del relitto al momento del disastro, forse una tempesta o un attacco di pirati: centinaia i vasi nella stiva dell’imbarcazione che è ancora adagiata sul fondale marino. Continua Sharvit: «L’ipotesi finora sostenuta dagli studiosi era che il commercio in quel periodo avvenisse in modo sicuro, da un porto all’altro, tenendo la costa a portata di sguardo. La scoperta di questa nave modifica ora l’intero approccio allo studio delle antiche abilità marinare: si tratta della prima imbarcazione trovata a una distanza così grande e senza alcuna vista sulla terraferma». Gli antichi marinai navigavano per mare osservando il sole e le stelle. I reperti del relitto saranno esposti nel Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel a Gerusalemme.

Laura Giuliani, 01 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Dal sito di Industria al viaggio nel cuore romano e cristiano della città sabauda, una mostra e un nuovo percorso di archeologia urbana

Al Ccr-Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale» anche il nipote dI Khaled al-Asaad, il difensore di Palmira

La casa editrice Johan & Levi ha tradotto lo storico volume di Larissa Bonfante «Etruscan Dress»

A cento anni dalla nascita di Giorgio Gullini la scuola archeologica torinese festeggia sessant’anni di ricerche con gli scavi (ora ripresi) a Seleucia in Iraq e il riallestimento del Museo di Baghdad

Al largo della costa israeliana un carico di anfore a 1.800 m di profondità | Laura Giuliani

Al largo della costa israeliana un carico di anfore a 1.800 m di profondità | Laura Giuliani