Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Giotto, Il presepe di Greccio (particolare) dalle Storie di san Francesco, 1290-95, Assisi, Basilica superiore di San Francesco

Image

Giotto, Il presepe di Greccio (particolare) dalle Storie di san Francesco, 1290-95, Assisi, Basilica superiore di San Francesco

Aldo Cazzullo: «San Francesco è la parte migliore di noi»

Il giornalista e scrittore sta portando in tour per l’Italia il suo fortunatissimo saggio sul patrono d’Italia, di cui il prossimo anno ricorrono gli 800 anni della morte

Sergio Buttiglieri

Leggi i suoi articoli

La scorsa settimana a Pietrasanta, in un Teatro comunale completamente esaurito Aldo Cazzullo ha felicemente immerso l’uditorio nella poetica di Francesco. Il primo italiano, come recita il titolo del suo ultimo, vendutissimo libro (288 pp., Harper Collins Italia, € 19,50. Il tour del giornalista e scrittore farà tappa il 13 dicembre dalle 11:00 nella Basilica di San Francesco ad Arezzo, Ndr). Ricollegandosi agli affreschi di Giotto ad Assisi e citando alcuni aneddoti sul santo, di cui il prossimo anno si celebreranno gli 800 anni della morte (3 ottobre 1226) Cazzullo ci ha restituito un vivido ritratto del santo patrono d’Italia, inquadrandolo nella contemporaneità. 

«Francesco voleva restare laico, ha sottolineato lo scrittore. Uomini così ne nascono uno ogni tremila anni. Otto secoli fa, Francesco, Duemila anni fa Gesù. Tremila anni fa Buddha.  Anche Buddha, come Francesco, era ricco, anche Buddha, come Francesco, ruppe con il padre. Il padre era un re che voleva difendere il figlio dall'infelicità, così lo chiuse nella reggia, affinché non conoscesse mai la malattia, la povertà e la morte. Ma poi un giorno uscì dalla reggia, vide un malato, vide un povero, vide un funerale, quindi un morto e capì che era stato ingannato. E cercò la verità, la felicità nella penitenza, digiunò, si mortificò, ma poi capì che la verità, la felicità, non era nella mortificazione, così come non lo erano i privilegi di prima. Provò la via di mezzo: quella della povertà e dell'amore per tutte le creature e raggiunse l'illuminazione». 

La vita di Francesco, ricorda Cazzullo, l’ha narrata al meglio Giotto nel ciclo di ventotto affreschi raffiguranti le storie del santo dipinti tra il 1296 e il 1300 nella Basilica Superiore di Assisi. Capolavori assoluti della storia dell’arte, con un approccio rivoluzionario per l'epoca, caratterizzato da realismo, profondità psicologica dei personaggi e uso innovativo della prospettiva. 

Dio è in ogni cosa ed è superiore a ogni cosa, anche alla morte. Questo Buddha lo aveva capito. Ma solo Francesco ha osato chiamare sorelle tutte le creature: il sole, le stelle, la luna, l’acqua, l’aria e la terra, il fuoco, gli alberi, i frutti, i fiori, gli animali, tutte le creature, compresa la notte. Anche questa fu una rivoluzione.

Sono molto convinto, ha proseguito Cazzullo, che il rapporto tra Dante e Francesco sia stato di grande importanza. Giotto, nato presso Firenze verso il 1266, è stato un coetaneo, un concittadino e, stando alla tradizione, un amico di Dante. Dante e Giotto sono indubbiamente i due grandi pilastri di una nuova cultura, consapevole delle proprie radici storiche latine. La loro opera, ci ricordava Giulio Carlo Argan, ha lo stesso valore di «summa»di sintesi di grandi esperienze culturali, di sistema. Il sistema di Dante ha una struttura dottrinale e teologica modellata sul pensiero di san Tommaso; il sistema di Giotto ha una struttura etica che discende dall'altra sorgente della vita religiosa del Duecento, san Francesco.  Per Giotto l'antico non è sopravvivenza, evocazione né modello, ma esperienza storica da investire nel presente. Alla fine del Trecento Cennino Cennini, pittore e teorico, scrive che Giotto «rimutò l'arte del dipingere di greco in latino, e ridusse al moderno», rientra nell’ambito della cultura gotica, ma elimina da essa quanto conservava di bizantino e ne fa una cultura fondata sul «latino».  E in questo modo tutti noi, ancora oggi, possiamo ammirare il meraviglioso racconto che  Giotto ad Assisi fa della figura di Francesco.

 

 

 

 

 

 

Giotto, Omaggio dell’uomo semplice, dalle Storie di San Francesco, Assisi, Basilica superiore di San Francesco

Dante trova molte cose in Francesco, trova la lingua, la lingua del popolo dell'epoca. La lingua in cui Francesco scrive il Cantico delle Creature, in cui Dante scrive La Divina Commedia. Trova l'idea che se arriva l'amore di Dio, attraverso l'amore per le creature, nel suo caso, Beatrice, trova il disprezzo per il  denaro. Dante manda all'inferno gli usurai e li mette accanto ai bestemmiatori, tra quelli che fanno violenza a Dio. «Guardate che fino al 1981, ci ricorda Cazzullo, il marito che trovava la moglie o la figlia o la sorella con un uomo e  la uccideva non finiva nella Caina, non finiva neanche in galera. C'era il delitto d'onore. Dante nel 1300 invece già lo manda nel posto più brutto di tutto l'Inferno. È lo spirito di Francesco». Francesco affermava: beati coloro che moriranno in pace con Dio. Perché anche la morte è una creatura di Dio. 

Cazzullo ha lavorato direttamente sulle fonti medievali (a cominciare dalla prima biografia del santo, di Tommaso da Celano) e, venendo ai nostri giorni, sugli studi di Jacques Le Goff e Chiara Frugoni. Traccia anche la storia del francescanesimo attraverso i personaggi ispirati dal santo (sant’Antonio, Giotto, Dante...), fino a papa Bergoglio, il primo ad assumere il nome di Francesco. 

«E così oggi noi possiamo misurare appieno quanto sia straordinaria la figura del nostro santo, ha concluso Cazzullo. Dico nostro perché Francesco non è soltanto il Patrono d'Italia, ma perché Francesco appartiene all'umanità non soltanto perché Francesco è un nome bellissimo a cui ho dedicato il mio libro. Francesco è la figura fondativa della nostra identità, il primo italiano. Noi siamo Francesco, quando non ci limitiamo a dare una moneta al povero, ma quando invece stringiamo la mano al povero. Noi siamo Francesco, quando amiamo gli altri esseri umani, quando rispettiamo gli animali, quando consideriamo tutte le creature di Dio come sorelle. Francesco ha intuito che nessuno di noi si salva da solo. Ognuno di noi si salva con il resto dell'umanità. Ognuno di noi si salva con il resto della creazione, perché tutto è collegato, Siamo tutti figli di Dio, per questo Francesco non è morto, Francesco è qui tra noi ,Francesco è dentro di noi. Francesco, è la parte migliore di noi, in quanto esseri umani e in quanto italiani, e viene dato all'umanità un uomo come Francesco. È uno dei motivi, non il più piccolo, per cui possiamo essere orgogliosi e felici di essere italiani». 

Giotto, San Francesco predica agli uccelli, dalle Storie di San Francesco, Assisi, Basilica superiore di San Francesco

Sergio Buttiglieri, 02 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Nel veneziano Teatro La Fenice l’opera di Mozart, diretta da Ivor Bolton e con la regia di Paul Curran, rivendica la forza del perdono e della gentilezza 

Per i 340 anni della nascita di Händel il festival ravennate ne ha messo in scena l’«Orlando», l’«Alcina» e il «Messiah»

Con la regia di Robert Carsen l’opera di Mozart in scena alla Scala di Milano abbandona la Napoli del Settecento e si trasporta in un set televisivo, in cui Don Alfonso e Despina diventano i conduttori dello spettacolo e gli spettatori i giudici

Il 90enne architetto, autore, tra i numerosissimi progetti, del recupero dell’ex Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena e del restauro della Pilotta a Parma, ha ricevuto il Premio alla Carriera nel corso della Biennale di Architettura di Pisa 2025 

Aldo Cazzullo: «San Francesco è la parte migliore di noi» | Sergio Buttiglieri

Aldo Cazzullo: «San Francesco è la parte migliore di noi» | Sergio Buttiglieri