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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliSi inaugura il 20 settembre l’edificio ristrutturato del Cam, Centro di Arte Moderna della Fondazione Calouste Gulbenkian riqualificato dall’architetto giapponese Kengo Kuma. Firma invece il nuovo progetto del giardino Vladimir Djurovic, paesaggista di origine montenegrina ma nato a Lisbona, che utilizzando vegetazione autoctona ha infittito l’impianto originale disegnato da Gonçalo Ribeiro Telles e António Viana Barreto.
Il progetto di Kuma ruota intorno al concetto di «Engawa», tradizionale elemento dell’architettura giapponese pensato come spazio di interazione tra interno ed esterno, valorizzando la relazione tra edificio, giardino e città. Sfumando questi confini, il Cam si offre come spazio culturale che accoglie le persone e le incoraggia a integrare arte e natura nella loro vita quotidiana. Kuma e Djurovic hanno lavorato in stretta collaborazione. L’acquisizione di due ettari di terreno ha consentito non solo l’ampliamento del giardino, ma anche la creazione di un nuovo accesso al centro. Kuma ha completamente reinventato il precedente edificio in cemento, progettato dall’architetto britannico Leslie Martin e inaugurato nel 1983, aumentandone la trasparenza verso sud e aggiungendo una pensilina ricurva lunga 100 metri ricoperta di ceramica bianca. Dal punto di vista funzionale, una nuova galleria di mille metri quadrati ospita le mostre, mentre alla vasta collezione di opere su carta è destinata la limitrofa «Drawing Room». Allo studio di design A Practice for Everyday Life si deve la nuova identità visiva del centro, inaugurato con l’ambizioso progetto appositamente concepito da Leonor Antunes Linha de Maré, che occupa l’intera galleria principale ponendo il suo lavoro in dialogo con quello delle artiste rappresentate in collezione. Completano il progetto inaugurale una mostra dedicata a Fernando Lemos sulle relazioni tra la sua arte e il mondo giapponese e un ricco programma di arti performative.
Una vista dell’interno del Cam, Centro di Arte Moderna della Fondazione Calouste Gulbenkian a Lisbona
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