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Edward Burra, «Minuit Chanson», 1931, collezione privata

© The estate of Edward Burra, courtesy Lefevre Fine Art, London / Bridgeman Images

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Edward Burra, «Minuit Chanson», 1931, collezione privata

© The estate of Edward Burra, courtesy Lefevre Fine Art, London / Bridgeman Images

Alla Tate Britain prostitute, queer e homeless di Edward Burra

80 opere illustrano cinquant’anni di attività di uno dei pittori più riconoscibili ed enigmatici del panorama inglese del XX secolo

Con la retrospettiva «Edward Burra», curata da Thomas Kennedy con Eliza Spindel, dal 12 giugno al 19 ottobre la Tate Britain rende omaggio, dopo quarant’anni di assenza dalla scena londinese, a uno dei pittori più riconoscibili ed enigmatici del panorama inglese del XX secolo, che ha posto al centro della sua indagine una marginalità sociale in cui, all’insegna di umorismo e radicalità, hanno trovato spazio queer, prostitute, homeless e malavitosi. 

Burra (1905-76) è infatti noto soprattutto per i suoi surreali ritratti ambientati in caffè, locali pubblici e cabaret, come prova una delle sue opere più celebri esposte in mostra, «Tre marinai al bar» (1930). Innamorato del jazz, Burra viaggiò anche nel continente americano, visitando Boston e New York e immergendosi nella vivace vita notturna dell’Harlem Renaissance. Di quegli anni recano testimonianza opere come «Peperoni rossi» (1934-35) o «Scheletri danzanti» (1934), quest’ultimo dimostrazione della fascinazione dell’artista per il gusto macabro della cultura visiva messicana. Le 80 opere proposte in mostra, corredate da documenti provenienti dagli archivi della Tate, ampliano l’indagine dalla partecipazione di Burra alla vivace vita culturale francese degli Anni Ruggenti alle esperienze personali durante le due guerre mondiali, tratteggiandone grazie a una struttura espositiva cronologica un profilo completo. 

Cinquant’anni di attività vengono dunque ripercorsi dai primi lavori immediatamente successivi agli studi presso il Royal College of Art ai bozzetti per le scenografie e i costumi degli spettacoli della Royal Opera House e del Sadler’s Wells, giungendo fino ai meno noti paesaggi inglesi dell’ultimo periodo. «Dotato di un occhio attento ma purtroppo cagionevole di salute, Burra è noto per le sue composizioni insolite, realizzate con un linguaggio visivo inconfondibile, afferma Kennedy. Maestro dell’acquarello, ha utilizzato con audacia una tecnica tradizionale sovrapponendo strati brillanti di colore e ottenendo opere grafiche spesso sgargianti e di grandi dimensioni. Dipingendo su una superficie orizzontale anche per alleviare l’artrite reumatoide, Burra trovava grande conforto dal suo lavoro, tanto da affermare che “la pittura è ovviamente una sorta di droga”. Rappresentava la vita quotidiana dal punto di vista di un osservatore, miscelando esperienze e ricordi privati e personali con un ricco arazzo di riferimenti visivi tratti da giornali, letteratura, storia dell’arte, musica e cinema». Un tono altamente drammatico caratterizza le opere realizzate nell’epoca dei grandi conflitti, che lo costrinsero a lasciare nel 1936 l’amata Spagna. Esemplari di quegli anni e vero commento agli orrori della guerra, la mostra presenta opere come «War in the Sun» (1938) o «Soldati a Rye» (1941). La mostra Edward Burra alla Tate Britain si svolge parallelamente a una mostra di Ithell Colquhoun in arrivo dalla Tate St Ives, offrendo la possibilità di riscoprire con un unico biglietto due influenti artisti britannici del XX secolo. 

Edward Burra, «Three Sailors at a Bar», 1930, collezione privata. Courtesy of Hazlitt Holland-Hibbert. © The estate of Edward Burra, courtesy Lefevre Fine Art, London

Edward Burra, «Red Peppers», 1934-35, Dundee Art Galleries and Museums (The McManus). © The estate of Edward Burra, courtesy of Lefevre Fine Art, London

Elena Franzoia, 10 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Alla Tate Britain prostitute, queer e homeless di Edward Burra | Elena Franzoia

Alla Tate Britain prostitute, queer e homeless di Edward Burra | Elena Franzoia