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L’ex basilica di Santa Sofia a Istanbul, ora moschea

Foto tratta da Wikipedia. Foto: Arild Vlågen | CC BY SA 3.0

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L’ex basilica di Santa Sofia a Istanbul, ora moschea

Foto tratta da Wikipedia. Foto: Arild Vlågen | CC BY SA 3.0

Allarme degli studiosi: il pavimento di Santa Sofia a Istanbul potrebbe crollare

L’impiantito dell’ex Basilica è cavo e necessita di un serio restauro. I milioni di visitatori che ogni anno entrano nell’edificio accelerano il deterioramento delle strutture

Gaspare Melchiorri

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L’ex Basilica di Santa Sofia a Istanbul, divenuta moschea nel 2020, desta preoccupazione. Nonostante che nell’aprile di quest’anno sia stata avviata un’importante fase di restauro della cupola, alcuni ricercatori hanno rilevato che le sue fondamenta sono fragili. Ne scrive in un articolo pubblicato sul sito del quotidiano francese «Le Figaro» Yann Cuileyrier.

In un’intervista rilasciata al quotidiano «Cumhuriyet» il 25 giugno, l’accademico Ilber Ortayli ha lanciato l’allarme: «Nessuno dovrebbe entrare a Santa Sofia. Se il numero di visitatori continua a questo ritmo, questo edificio vecchio di 1.500 anni rischia davvero di crollare. Perché? Perché il pavimento è cavo, ha dei corridoi e necessita di un serio restauro. Solo agli esperti dovrebbe essere consentito l’accesso [...]. Se la situazione progredisce e il monumento viene danneggiato, o addirittura le fondamenta cedono, il nostro Paese potrebbe essere ritenuto responsabile».

Per il ricercatore, i fedeli musulmani e i milioni di visitatori annuali stanno accelerando il deterioramento delle strutture di Santa Sofia: «Non è stato effettuato alcun restauro serio dal XVI secolo, ovvero dall’epoca dell’architetto Mimar Sinan. Egli la rafforzò aggiungendo dei pilastri. Ma oggi nessuno dovrebbe più andarci, né i musulmani né i cristiani [...]. I restauri effettuati in precedenza non sono stati fatti nell’ottica giusta: è un luogo che va preservato con cura».

Oggi l’edificio è indebolito anche dalla fatiscenza della sua rete di cunicoli, gallerie e volte interconnesse lunghe quasi un chilometro. Quindici secoli fa, dicono gli archeologi turchi, venivano utilizzati per la ventilazione, lo stoccaggio e i riti funebri. La rete è particolarmente sensibile alle vibrazioni e ai terremoti. Un recente terremoto di magnitudo 6,5 ha colpito la città e ha causato la chiusura temporanea di Santa Sofia: «Hanno subito chiuso le porte e non hanno fatto entrare nessuno, perché tutti sanno che l'edificio ha bisogno di importanti riparazioni», racconta una guida turistica al giornale turco.

Per non peggiorare ulteriormente la situazione, l’archeologo Nezih Basgelen chiede ora una sorveglianza permanente del sito storico: «È importante avere un sistema più efficiente in grado di monitorare ogni parte di Santa Sofia, all'interno e all'esterno, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. [...] È essenziale che Santa Sofia, come una persona anziana, sia costantemente monitorata dai migliori esperti, in modo da poter fornire presto una diagnosi di restauro perfetta».

Gaspare Melchiorri, 04 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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