Amy Sherald, Michelle LaVaughn Robinson Obama, 2018 National Portrait Gallery, Smithsonian Institution (particolare)

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Amy Sherald, Michelle LaVaughn Robinson Obama, 2018 National Portrait Gallery, Smithsonian Institution (particolare)

Amy Sherald al Withney con gli Obama e Breonna Taylor

La prima grande retrospettiva newyorkese di una delle più influenti pittrici afroamericane, l’erede del Realismo americano, che affronta con opere in scala naturale l’omissione storica dei neri dalla ritrattistica

Ritrattista ufficiale dei coniugi Obama e autrice, tra gli altri, del ritratto di Breonna Taylor, l’operatrice di ambulanza uccisa dalla polizia in Louisiana nel 2020, dipinto per la copertina di «Vanity Fair», prima artista donna e prima artista afroamericana a vincere il concorso Outwin Boochever Portrait della National Portrait Gallery (con il dipinto, «Miss Everything. Unsuppressed Deliverance»), Amy Sherald approda al Whitney Museum of American Art con «American Sublime», la sua prima grande retrospettiva newyorkese, in programma dal 9 aprile al 10 agosto, organizzata dal San Francisco Museum of Modern Art (dove sarà esposta fino al 9 marzo) e curata da Sarah Roberts. Tra le artiste più influenti della pittura contemporanea, è rappresentata da Hauser & Wirth e il suo record d’asta è stato registrato da Phillips nel 2020 con «The Bathers», una tela del 2015 raffigurante due ragazze nere in costume da bagno, quasi a grandezza naturale (183x170 cm), stimata 150-200mila dollari e venduta 4,3 milioni di dollari.

Amy Sherald, The Bathers, 2015

Amy Sherald Paints Breonna Taylor for a Powerful Vanity Fair

Nata a Columbus, in Georgia, nel 1973, si appassiona all’arte e al disegno sin da bambina. Figlia di una donna nera nata e cresciuta nell’Alabama degli anni Trenta, nell’era dei linciaggi indiscriminati e del terrore disseminato dal Ku Klux Klan, la Sherald studia in una scuola bianca, dove vive l’esperienza di una minoranza che si confronta quotidianamente con questioni di razza, identità, appartenenza e radici, rendendosi presto conto di come la loro comprensione e percezione vari in relazione all’ambiente e sia legata all’abitudine di guardare sempre se stessi attraverso gli occhi degli altri. Un tema che pervaderà tutta la sua produzione artistica, ispirata a grandi pittori come Kerry James Marshall (1955), che ha rivoluzionato l’iconografia della négritude.
Amy Sherald affronta l’omissione storica dei neri dalla ritrattistica. Uomini, donne e bambini di colore sono raffigurati a loro agio, con pochi indicatori di luogo, tempo o contesto oltre agli abiti che indossano. Sherald trasmette l’emozione interiore dei suoi soggetti attraverso l’abile posizionamento di una mano o l’inclinazione di un viso, l’attenta cura di abiti e colori e titoli che indicano temi sottostanti. «Sherald sviluppa una storia all’interno di ogni opera attraverso la posa e l’espressione facciale della figura, l’uso del colore, l’abbigliamento e il titolo. Descrive le sue opere come un “luogo di riposo” dove si vedono figure nere essere semplicemente se stesse. Con questo approccio crea una forma di pittura figurativa che trascende la ritrattistica, riconoscendo l’identità razziale e andando oltre per evidenziare la comune umanità. Il suo lavoro, come ricorda lei stessa, deve riguardare prima l’umanità, poi tutto il resto deve seguire», spiega la curatrice.

Amy Sherald, Mama Has Made the Bread (How Things Are Measured), 2018 ©️ Amy Sherald. Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photograph by Joseph Hyde

Amy Sherald, All Things Bright and Beautiful, 2016 Collection of Frances and Burton Reifler. ©️ Amy Sherald. Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photograph by Joseph Hyde

 La mostra raccoglie alcune delle sue opere più riconoscibili e significative, come gli iconici ritratti della First Lady Michelle Obama e di Breonna Taylor, accanto a opere giovanili e nuovi lavori. Nell’opera di Sherold si legge l’influenza del Realismo americano di Edward Hopper, mondi malinconici e silenziosi sublimati, come recita il titolo della mostra, attraverso una raffigurazione semplificata e l’uso del colore grigio con cui restituisce la tonalità della pelle immergendo i soggetti in una dimensione quasi trascendente. «I miei ritratti sono silenziosi, ma non passivi, spiega l’artista. Quando si considera la narrazione storica afroamericana e i suoi legami con lo sguardo, lo sguardo potrebbe comportare una punizione tramite linciaggio. Volevo invece che i miei modelli guardassero fuori e incontrassero lo sguardo dello spettatore, invece di essere passivamente osservati. In sostanza, questo è l’inizio dell’individualità, una considerazione di sé che non è reazionaria rispetto al tuo ambiente».
Tra le opere esposte il ritratto di Breonna Taylor, raffigurata come una ragazza della porta accanto, una presenza piena di vita, positiva. Il viso, preso da un selfie, restituisce alla giovane donna un’espressione di purezza, innocenza e giustizia. «Michelle LaVaughn Robinson Obama» è stata invece ritratta nel 2018 con un’espressione quasi interrogativa e un fluente abito che ne esalta la delicata autorevolezza. «Le mie opere riflettono il desiderio di registrare la vita come la vedo e come la sento. I miei occhi cercano persone che sono e che hanno il tipo di luce che fornisce speranza al presente e al futuro», afferma l’artista. Gli sfondi monocromatici da cui la figura si stacca con forza e la scala monumentale dei suoi lavori creano in realtà una intimità maggiore, «è una scala molto umana, appende le opere sempre più in basso di quanto si faccia di solito nei musei, in modo che gli spettatori incontrino i volti dei suoi soggetti frontalmente», spiega Roberts. I soggetti sono sempre molto posati, spesso esprimono un serafico autocontrollo, una forma di auto sovranità, una disarmante purezza iconografica che li spoglia di qualsiasi tratto caratteriale per metterci a tu per tu con le nostre proiezioni.
«Spero che le persone percepiscano il potere trasformativo di questi dipinti, conclude la curatrice.
 

Amy Sherald, Listen, you a wonder. You a city of a woman. You got a geography of your own, 2016 Collection of Rashid Johnson and Sheree Hovsepian. ©️ Amy Sherald. Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photograph by Joseph Hyde

Amy Sherald, Miss Everything (Unsuppressed Deliverance), 2013

Jenny Dogliani, 19 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Amy Sherald al Withney con gli Obama e Breonna Taylor | Jenny Dogliani

Amy Sherald al Withney con gli Obama e Breonna Taylor | Jenny Dogliani