Margherita Fochessati
Leggi i suoi articoliAd affiancare e arricchire l’usuale percorso di visita del Museo Correr aprono il 15 luglio per la prima volta al pubblico venti sale private del Palazzo Reale di Venezia. Splendidamente decorati e affacciati sui Giardini reali e sul Bacino di San Marco, gli appartamenti vennero commissionati e abitati nel corso del XIX e del XX secolo dagli esponenti delle tre case regnanti: i Bonaparte, gli Asburgo e infine i Savoia, che all’indomani del crollo della Serenissima Repubblica nel 1797 si susseguirono alla guida della città lagunare. A quasi un secolo di distanza torna alla sua originaria magnificenza il Palazzo che ha costituito durante tutto l’Ottocento uno dei complessi architettonici più rappresentativi della storia politica e culturale di Venezia, restituito oggi alla cittadinanza e ai visitatori.
Dal punto di vista della storia dell’arte veneziana Palazzo Reale «rappresenta un colpo di spugna su quel secolo XIX che per decenni rimase affidato al mito negativo della caduta della Serenissima e al conseguente declino della sua produzione artistica e che ritrova oggi in questa sede il luogo della sua rivincita», come sottolinea la direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia Gabriella Belli.
Dopo circa quindici anni di ricerche e lavori concepiti e sviluppati dalle istituzioni pubbliche (Comune di Venezia, Fondazione MUVE e Soprintendenza), in sinergia con il mecenatismo privato del Comitato francese per la salvaguardia di Venezia, gli ambienti del Palazzo Reale hanno riacquisito gli elementi decorativi, le tappezzerie e gli arredi originali che nei secoli avevano adornato le stanze abitate dalle famiglie regnanti.
Completamento di un progetto scientifico che aveva preso avvio nel 2000, volto al recupero e alla valorizzazione dell’area Marciana, il rigoroso restauro conservativo delle Sale Reali ha visto la collaborazione di artigiani, restauratori, studiosi ed esperti della tradizione veneziana, intervenuti in un ripristino puntuale delle stanze che nel 1920 i Savoia lasciarono a disposizione dello Stato per usi amministrativi. Un lascito che ha comportato nel tempo una progressiva dispersione degli elementi decorativi e del mobilio, oggi in parte recuperato e posto nella sua collocazione originaria.
Da Napoleone a Francesco Giuseppe, da Massimiliano d’Asburgo a Vittorio Emanuele di Savoia, sino a Umberto I, ognuna delle sale rispecchia le diverse personalità di coloro che le hanno abitate così come il gusto e la sensibilità del momento. Al rigore neoclassico impresso dall’ornatista Giuseppe Borsato, sotto la cui regia operarono celebri nomi della pittura veneziana, tra cui Giambattista Canal e Francesco Hayez, e agli ambienti realizzati in età napoleonica, come nel caso della fastosa Sala da Ballo, si contrappone il carattere intimo ed evocativo delle stanze private dove la principessa Sissi soggiornò tra il 1856 e il 1862, mentre il gusto decorativo di matrice orientale della Sala Moresca realizzata dall’Arciduca Massimiliano lascia spazio allo stile storicista neobarocco che l’ultima casata regnate apportò al Palazzo.
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