Laura Giuliani
Leggi i suoi articoliDopo l’apertura nel novembre scorso di alcune sale dei ricchi depositi, il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia (Man) svela ulteriori tre nuovi ambienti.
Questa volta è il turno dei bellissimi mosaici restaurati. Marta Novello, direttrice del museo dalla fine del 2015, ci racconta che «provengono da diverse aree della città perché dalla fine dell’800 e poi nel ’900 si era scelto di staccare i più pregevoli dal loro luogo di provenienza per portarli in varie parti del museo e nella cosiddetta “mosaicoteca” degli anni ’50, ubicata nelle Gallerie lapidarie». Dei tre pavimenti musivi, uno proviene dalle Grandi Terme del IV secolo d.C. di fondazione costantiniana, in corso di scavo da tanto tempo dall’Università di Udine; gli altri due da contesti di domus della città. «All’apertura di queste tre sale con i mosaici farà seguito il riallestimento della sezione navale con il restauro dell’imbarcazione di legno di età romana (I-II secolo d.C.) che prevediamo di inaugurare alla fine di quest’anno». Al contrario della «Iulia Felix» rinvenuta sul fondo della laguna e conservata nel vicino Museo Nazionale di Archeologia subacquea di Grado, quest’imbarcazione è affiorata in un territorio umido, negli scavi in corrispondenza di una villa marittima extraurbana a Monfalcone, una delle tante ville rustiche che facevano parte del contesto di Aquileia.
Dal 2016 al Man è in atto la riorganizzazione e il ripensamento degli spazi grazie anche al contributo dell’architetto Giovanni Tortelli che ha firmato l’allestimento dei tre piani della villa neoclassica Cassis Faraone, sede del museo. L’imponente edificio si affaccia su un giardino dal fascino ancora ottocentesco con urne funerarie disposte a piramide e un quadriportico zeppo di rilievi, elementi architettonici e mosaici, questi ultimi inseriti nei pavimenti. Ed è proprio qui, non lontano dalla Basilica patriarcale e dagli altri importanti edifici della città, che è conservato il passato romano di Aquileia, terra di frontiera e antico porto del Mediterraneo.

Una delle sale dei depositi del Man di Aquileia. © Foto Museo Archeologico Nazionale Aquileia
Nato nel 1882 sotto il governo austroungarico su iniziativa dell’epigrafista Enrico Maionica, il Man di Aquileia riunisce le prime raccolte antiquarie delle famiglie aquileiesi e i tantissimi materiali frutto di ricerche e scavi nel corso di due secoli. Nella sua magnifica impresa l’architetto Tortelli è riuscito a conferire modernità al museo preservandone l’anima ottocentesca che lo rende davvero unico. Come unica è Aquileia che per il suo essere intatta e ancora sepolta è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità (1998). «Aquileia vale un viaggio in Italia», scrive l’autrice e scrittrice Elena Commessatti nella sua approfondita e piacevolissima guida (Odós, Udine 2023), vero e proprio vademecum alla scoperta di monumenti e curiosità, aggiungendo che «una visita al Man è imperdibile». Qui dal 2016 gli interventi hanno interessato i tre piani della villa (con le sale suddivise per temi e la sistemazione, nel 2021, dell’eccezionale raccolta di gemme intagliate, ambre, vetri, gioielli e monete al secondo piano) e più di recente, a fine 2024, il riordino e la catalogazione dei materiali dei depositi offre la possibilità di ammirare e studiare tutti quei reperti che negli anni ’50 non avevano trovato spazio nell’edificio principale e nelle Gallerie lapidarie, attualmente chiuse e in attesa di essere migliorate sotto il profilo dell’accessibilità e degli apparati didattici e didascalici.
Ad Aquileia, nonostante le tante aree musealizzate e gli eccezionali monumenti, c’è ancora molto da scavare. Proseguono le indagini nel Fondo Cal e si conducono restauri nel Foro romano. A gestire e a valorizzare le aree archeologiche è la Fondazione Aquileia, ente pubblico privato che dal 2008, anno della sua nascita, si impegna a valorizzare il ricchissimo patrimonio mettendo in sicurezza i siti, musealizzandoli e finanziando nuovi scavi e restauri. A inizio anno è stato richiesto l’ampliamento della «buffer zone» a protezione dell’integrità del sito e sono stati acquisiti 18 ettari per la creazione di percorsi di collegamento nella visita del Parco archeologico. Intanto il MiC si è opposto alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico che minacciava la porzione nordorientale del centro abitato poiché l’area agricola è a elevatissimo rischio archeologico, in prossimità di un contesto ricco di elementi di interesse tutelati sotto il profilo culturale e paesaggistico.

Testa femminile conservata nei depositi del Man

Urne in una delle sale del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia
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