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Javier Milei

Foto: Esteban Osorio Alamy Stock Foto

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Argentina: la cultura soffre per i tagli imposti da Milei

Il nuovo presidente del Paese sudamericano aveva definito l’educazione artistica una «perdita di tempo». Ora fa i conti con un’inflazione al 140%

Gabriella Angeleti

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Il presidente argentino Javier Milei prevede di tagliare tra il 15% e il 20% del personale pubblico con l’obiettivo dichiarato di stabilizzare la crisi fiscale del Paese e combattere la corruzione. Milei definisce infatti lo Stato come «organizzazione criminale» che deve essere ridotta al minimo. Il presidente ha dato seguito a questa promessa elettorale sin dal suo insediamento nel dicembre dello scorso anno: il suo primo decreto ha preso di mira il Ministero della Cultura argentino, che ora è stato sciolto in diversi Dipartimenti.

L’Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales (Incaa) è intanto stato vittima di pesanti tagli di finanziamento, con gravi ripercussioni sul suo programma cinematografico, Malba Cine, attraverso il quale vengono proiettati quattro film al mese. «L’attuale paralisi dell’Incaa decisa dall’amministrazione in carica mette a rischio la continuità di tutti gli spazi che proiettano film argentini», afferma Fernando M. Peña, direttore di Malba Cine.

In marzo, l’amministrazione ha anche ordinato il licenziamento di 120 membri del personale della Biblioteca Nacional Mariano Moreno (Bnmm), la sede centrale della biblioteca nazionale argentina. I lavoratori licenziati sono stati informati via email che i loro contratti non sarebbero stati rinnovati. In precedenza la Bnmm contava 900 dipendenti distribuiti su tre sedi dell’istituzione.

Javier Milei (1970), ex economista e opinionista televisivo, si è definito un «anarco-capitalista». È entrato in carica nel dicembre 2023, proprio mentre l’inflazione in Argentina raggiungeva il 140% e quasi il 50% della popolazione scendeva sotto la soglia di povertà. Durante la sua campagna elettorale, Milei ha definito l’educazione artistica una «perdita di tempo», le università «centri di indottrinamento ideologico» e la ricerca scientifica un «lusso che il Paese non può permettersi». Le sue azioni e il suo approccio alla cultura sono molto simili a quelli dell’ex presidente brasiliano di estrema destra Jair Bolsonaro, che aveva considerato dannosi anche gli incentivi fiscali per la cultura e aveva cancellato il Ministero della Cultura brasiliano nel suo primo giorno di mandato nel 2019, cercando di ridurre i fondi per la cultura attraverso una serie di severi tagli al bilancio (il suo successore, Luiz Inácio Lula da Silva, ha ripristinato il Ministero quando si è insediato l’anno scorso).

Resta da vedere quale sarà l’impatto delle misure di austerità di Milei sugli altri musei e istituzioni argentini, la maggior parte dei quali non ha voluto rispondere alle nostre richieste. Alcune delle istituzioni artistiche più importanti del Paese, come il Museo d’Arte Contemporanea di Buenos Aires (Macba), sono sostenute da privati o tramite finanziamenti comunali, non federali.

Gabriella Angeleti, 05 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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