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Davide Landoni
Leggi i suoi articoliSi adagia plumbeo il cielo di Parigi sul tetto vetrato del Grand Palais. E lentamente, mentre i primi collezionisti iniziano a muoversi tra i 206 stand di Art Basel Paris 2025, scivola giù lungo l’architettura in ferro battuto – verde, dai riccioli liberty – della struttura, invisibile agli occhi dei partecipanti, per poi ricondensarsi nelle due grandi stampe di Gerhard Richter esposte da David Zwirner, raffiguranti altrettante nuvole grigie. È questo il filo che tiene insieme il mondo esterno e il microcosmo della fiera, nata quest’anno con un giorno d’anticipo (martedì si è sperimentata l’“Avant Première”, tra la soddisfazione di chi ha venduto subito e l’insofferenza di chi ha investito senza ritorno) e destinata a protrarsi fino a domenica. Ad ogni modo, dopo tre giorni di trattative, i bollini rossi – quelli che certificano la vendita – sono comparsi sui cartellini di tante opere, seguendo il ritmo con cui la pioggia tamburellava sulla sommità del Grand Palais. I primi a spuntare sono stati proprio al fianco delle nuvole richteriane di Zwirner, che ha riportato la vendita di sedici edizioni dell’artista, ciascuna per 400 mila dollari, per un totale di 4,8 milioni. Del resto, l’abbiamo già raccontato: Richter è senza dubbio il protagonista della settimana dell’arte parigina, con la doppia mostra alla Fondation Louis Vuitton e nella stessa galleria Zwirner, oltre alla sua presenza dominante in fiera. La galleria ha inoltre chiuso un accordo per un altro dipinto dell’artista per 3,5 milioni di dollari, mentre portava avanti le trattative per una scultura di Ruth Asawa da 7,5 milioni di dollari e un dipinto di Bridget Riley da 2,2 milioni. Riley che, in un dialogo perfetto tra dentro e fuori fiera, ha in corso una personale al Musée d’Orsay.
Sulla stessa linea, Pace Gallery ha piazzato un dipinto di Agnes Martin da 4,5 milioni di dollari, artista presente nella mostra «Minimal» alla Bourse de Commerce. Non ha bisogno di mostre collaterali per risplendere Amedeo Modigliani, di cui la galleria ha venduto «Jeune fille aux macarons» (1918), recentemente attribuito all’artista, per poco meno di 10 milioni di dollari a un’istituzione privata europea. Nello stesso stand, anche un disegno di Picasso del 1907, uno studio per «Les Demoiselles d’Avignon», un tempo appartenuto a Gertrude Stein. Nel frattempo, White Cube ha segnato uno dei colpi più importanti della fiera, vendendo «Charioteer» (2007) di Julie Mehretu per 11,5 milioni di dollari, mentre Hauser & Wirth ha trovato rapidamente un acquirente per «Abstraktes Bild» (1987) di Richter, a 23 milioni di dollari, e per un gruppo di opere di Mark Bradford, Louise Bourgeois e Georg Condo. Le transazioni milionarie non si esauriscono certo qui. Thaddaeus Ropac ha venduto «Sacco e oro» (1953) di Alberto Burri per 4,2 milioni di euro; Yares Art ha collocato «Sacramento Mall Proposal #5» (1978) di Frank Stella per circa 4 milioni di dollari; mentre Gladstone Gallery ha venduto un «Untitled» (1990) di Richard Prince per 3 milioni.
Accanto ai grandi nomi, si è distinta anche la scena istituzionale. Goodman Gallery ha ceduto due opere di William Kentridge – «Drawing for Felix in Exile (Felix in Flooding Room)» (1994) per 600 mila dollari e «Sobriety, Obesity and Growing Old» (1991) per 450 mila – rispettivamente a musei americani e danesi. Nel programma pubblico, il bronzo «Usagi Greeting (440)» (2025) di Leiko Ikemura, installato su avenue Winston-Churchill, è stato venduto dalla Lisson Gallery per 800 mila euro, mentre l’opera tessile monumentale «Les Herbes folles du vieux logis» (2020–2025) di Joël Andrianomearisoa, in mostra all’Hôtel de la Marine, ha trovato un acquirente tramite Almine Rech per una cifra compresa tra 200 mila e 250 mila euro. All’interno di «Premise» – il settore dedicato ai progetti curatoriali e alle riscoperte – la Tina Kim Gallery ha venduto quattro opere tessili dell’artista coreana Lee ShinJa (tra 70 mila e 150 mila dollari), mentre Pauline Pavec ha ceduto sette dipinti riscoperti dell’impressionista Marie Bracquemond, nella fascia 39 mila–52 mila euro. Anche le gallerie parigine hanno dimostrato una vitalità notevole. Crèvecœur, alla sua prima partecipazione, ha venduto «Funny Face» (2024) di Yu Nishimura per 70 mila euro; Christophe Gaillard ha ceduto una «Tabula» (1975) di Simon Hantaï per 800 mila–850 mila euro; Loevenbruck ha piazzato «Intérieur et hippopotame» (1970) di Gilles Aillaud per circa 500 mila euro; mentre Édouard Montassut ha piazzato «Flight Case (Nursery Rhymes)» (2025) di Özgür Kar per 14 mila euro.
Art Basel Paris. Courtesy of Art Basel
David Zwirner, Gerhard Richter. Courtesy of Art Basel
Pace Gallery, Amedeo Modigliani. Courtesy of Art Basel
Hauser & Wirth, Gerhard Richter. Courtesy of Art Basel
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