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«L’opera Anything To Say?» di Davide Dormino.

Cortesia dell’artista

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«L’opera Anything To Say?» di Davide Dormino.

Cortesia dell’artista

Assange, Manning e Snowden: l’arte lotta per la libertà d’espressione

La scultura di Julian Assange, Chelsea Manning ed Edward Snowden, comparsa a Londra e prossimamente a Olso e Stoccolma, invita il pubblico a partecipare e mira a difendere la «libertà di parola», dice il suo creatore, l’artista italiano Davide Dormino

Luciana Fabbri

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Una statua di bronzo raffigurante Julian Assange, Chelsea Manning ed Edward Snowden è stata esposta in Parliament Square a Londra il 24 giugno, durante le proteste contro l’estradizione di Assange. Intitolata «Anything To Say?», la scultura dell’artista italiano Davide Dormino (Udine, 1973) presenta le tre figure a grandezza naturale, in piedi sopra a tre sedie, più una quarta vuota che invita i passanti a schierarsi accanto al trio per completare l’opera.

Julian Assange, il giornalista australiano noto per aver divulgato nel 2010 via WikiLeaks (da lui stesso fondato nel 2006) i crimini di guerra dell’esercito statunitense in Iraq e Afghanistan, ha trascorso gli ultimi quattro anni nel carcere di Belmarsh, considerato la Guantanamo inglese, e i precedenti sette recluso in una stanza nell’ambasciata dell’Ecuador, nel centro di Londra. Il 6 giugno, la Corte suprema del Regno Unito ha respinto l’appello dei legali di Assange contro l’estradizione negli Stati Uniti e questo potrebbe costargli il carcere a vita con l’accusa di «spionaggio». Rischia una condanna a 175 anni di carcere.

L’opera di Dormino è un tributo itinerante al coraggio per la libertà di informazione e di parola: dal 2015 è stata esposta in numerose capitali europee tra cui Berlino, Parigi, Ginevra, Dresda, Roma e Bruxelles, e sarà prossimamente esposta a Oslo e Stoccolma. Presentata in Parliament Square a Londra, la statua era in conversazione con le altre dodici statue presenti in piazza, tra cui quelle di figure importanti come Nelson Mandela, Mahatma Gandhi e Millicent Fawcett, attivista britannica per i diritti delle donne. Nel 2011 Assange ha partecipato ad un dibattito pubblico con il filosofo sloveno Slavo Zizek, organizzato dal notiziario indipendente «Democracy Now!» a Londra.

Una sedia vuota invita i passanti a partecipare all’opera di protesta. Cortesia dell’artista

In quell’occasione Zizek ha paragonato Assange a Gandhi, definendoli provocatoriamente entrambi terroristi: «Certo che sei un terrorista, alla stessa maniera in cui Gandhi è stato un terrorista, ha dichiarato. Quello che Gandhi ha fatto è provare a interrompere il normale funzionamento dello Stato inglese in India. E tu stai provando a interrompere il normale sistema oppressivo di circolazione dell’informazione.

E qui voglio citare una frase da L’opera del Mendicante di Bertold Brecht: "Cos’è mai infatti rapinare una banca, in confronto a fondare una banca?", e io mi chiedo: qual è il tuo atto di "terrorismo" comparato al terrorismo che noi semplicemente accettiamo, che deve continuare giorno dopo giorno, così che le cose rimangano le stesse? Quindi invece di reagire dicendo "oh che bravo ragazzo", allora diciamolo, tu sei in questo senso formale un terrorista, ma se tu sei un terrorista, dio mio, cosa sono allora quelli che ti accusano di terrorismo?».

Sempre secondo Zizek, «è nostro sacro dovere, non importa se sei di destra o sinistra, se hai a cuore la libertà di stampa e di informazione, è assolutamente cruciale mobilitarsi per lui. Non si tratta di Assange personalmente, ma quello che lui rappresenta. La sua possibile estradizione e incarcerazione negli Stati Uniti rappresenterebbe un chiaro segnale… Segnale di cosa? Qual è oggi, oltre all’ecologia e ai rifugiati, la battaglia cruciale che stiamo affrontando? La guerra per il controllo digitale della nostra vita. La guerra per la libertà di internet e dell’informazione.

Non possiamo nemmeno immaginare quanto siamo già controllati. Sta emergendo un nuovo stato di polizia. E la tragedia è che siamo controllati senza nemmeno saperlo. Non è più totalitarismo dove ti giri e hai dietro la polizia. Ci sentiamo totalmente liberi, ma di fatto, siamo controllati più oggi che durante lo stalinismo. Questo è ciò che rappresenta Wikileaks. Quindi lascia stare Assange, non si tratta di lui, ma di tutti noi. Riguarda letteralmente il destino del nostro spazio pubblico. Sarà manipolato e controllato senza che ce ne accorgiamo? Rimarrà relativamente libero? Questo è ciò che rappresenta Assange».

Luciana Fabbri, 07 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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