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Laura Milan
Leggi i suoi articoliVenezia. Con la consueta conferenza stampa inaugurale, anche la 15. Biennale di Architettura ha ufficialmente preso il via.
Tra presenze istituzionali del presidente del consiglio Matteo Renzi (che ha annunciato la firma di un decreto governativo che stanzia 500 milioni di euro dedicati alle periferie) i vertici regionali (il governatore Luca Zaia) e cittadini (il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro), il presidente della Fondazione Biennale Paolo Baratta ha diretto a Ca’ Giustinian una succinta e blindatissima conferenza di apertura per una mostra che si chiuderà il 27 novembre.
Il riuscito «fronte» voluto dal curatore Alejandro Aravena, costantemente alle spalle di Baratta in un’ormai iconica e informale mise di lino bianco, è adesso aperto al mondo.
La consegna dei Leoni alle partecipazioni nazionali e ai partecipanti che, insieme alla proclamazione delle menzioni d’onore, tradizionalmente si svolge all’avvio, ha confermato in pieno un mainstream Biennale anche fortemente orientato verso il mondo latino. A partire dal Leone d’Oro alla carriera, di cui già abbiamo parlato, primo premio consegnato nella cerimonia a un Paulo Mendes da Rocha incredibile classe 1928.
Tra i padiglioni, due menzioni speciali sono andate al Giappone («per avere trasformato la densità in un’occasione poetica per produrre coesione sociale e modelli alternativi di vita collettiva») e al «Plan Selva» del Perù che sicuramente non avrebbe sfigurato anche sul gradino più alto del podio («per avere portato l’architettura in un angolo remoto del mondo, facendone un luogo per l’istruzione e un mezzo per tutelare la cultura amazzonica»). In cima, il Leone d’Oro per la migliore partecipazione nazionale ha premiato l’approccio spagnolo, che ha sfruttato la crisi per selezionare un’architettura emergente, giovane e creativa che è riuscita a superare positivamente i limiti materiali e del contesto.
Meritato Leone d’Oro per il miglior partecipante al paraguaiano Gabinete de Arquitectura (Solano Benítez, Gloria Cabral, Solanito Benítez) e alle sue suggestive strutture di mattoni, un esempio delle quali svetta al centro del padiglione centrale ai Giardini. Motivazione: avere messo insieme materiali primari, semplicità strutturale e lavoro non qualificato, per portare la qualità dell’architettura a comunità che ne erano escluse.
Il Leone d’Argento a NLÈ (fondato tra Amsterdam e Lagos dal nigeriano Kunlé Adeyemi dopo un periodo di collaborazione con OMA e Rem Koolhaas) ha invece sottolineato il ruolo dell’architettura in quanto strumento per amplificare l’importanza dell’istruzione.
Parla infine italiano la menzione speciale, che ha scelto il lavoro della schiva Giuseppina Grasso Cannizzo.
©ilgiornaledellarchitettura.com
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NLÈ, Waterfront

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