Image

Il campanile durante il restauro.

© Jelle Verhoeks voor Nico de Bont

Image

Il campanile durante il restauro.

© Jelle Verhoeks voor Nico de Bont

Blocco fuori, blocco dentro per il simbolo di Utrecht

Intervento straordinario da 37,2 milioni di euro per garantire la conservazione dell’iconica Torre gotica sopravvissuta al crollo della Cattedrale

Elena Franzoia

Leggi i suoi articoli

È giunto a conclusione il restauro esterno del campanile del Duomo di Utrecht, iniziato nel 2019 e affidato allo studio di architettura Rothuizen e all’impresa specializzata Nico de Bont. Il costo di 37,2 milioni è stato finanziato da fondi comunali con l’ausilio di altri sussidi, raccolti anche tramite iniziative rivolte alla cittadinanza. Elementi risalenti a precedenti restauri che necessitavano di sostituzione sono stati venduti come souvenir dal costo compreso tra i 5 e i 6mila euro, mentre tra le iniziative più significative di riciclaggio sostenibile spicca il progetto «From Dom to Stoneware» realizzato da Utrecht Marketing e Comune, che porterà al riutilizzo per pavimentazioni pubbliche e installazioni artistiche di parte dei 40mila chili di materiale non più utilizzabile. Imponente anche lo smontaggio dei ponteggi di cantiere, composto da oltre 55 chilometri di tubi e più di 40 chilometri di assi.

Ispezionato annualmente dal Monumentenwacht, ente nato nei Paesi Bassi nel 1973 allo scopo di sensibilizzare sull’importanza della corretta manutenzione e conservazione preventiva del patrimonio architettonico, l’antico campanile è stato oggetto di un intervento straordinario, che ne garantirà l’ottimale conservazione per i prossimi 50 anni. La costruzione della Torre, che con i suoi 112 metri di altezza è la più alta dei Paesi Bassi e il simbolo della città, iniziò il 26 giugno 1321 per terminare nel 1382. Il primo restauro risale al 1519-1525. Dopo i disastrosi eventi bellici del 1672 e la terribile tempesta del 1674, che distrusse il Duomo portando alla creazione dell’attuale Domplein (piazza della Cattedrale), la mancanza di fondi portò al deterioramento della Torre, che rischiò il crollo nel 1833. Un intervento condotto tra 1837 e 1845 ne stabilizzò la struttura, ma il primo intervento di restauro modernamente inteso iniziò solo nel 1901 per concludersi nel 1932. L'ultimo, insufficiente restauro risale al 1975.

Le operazioni di restauro. © Jelle Verhoeks voor Nico de Bont

«La responsabilità di conservare un edificio così iconico e dal grande valore storico mi ha portato a cercare di intervenire solo quando davvero necessario, afferma Erik Jan allo studio Rothuizen. Insieme alla collega Karlijn de Wild abbiamo mappato i principali tipi di pietra utilizzati e le differenti fasi di impiego. Un compito complesso, perché i numerosi restauri avvenuti nel corso dei secoli hanno portato all’uso di molte varietà lapidee. La torre è costruita essenzialmente in mattoni medievali, tufo Römer, arenaria rossa, calcare devoniano, pietra di Lede e trachite di Drachenfels. Ai restauri successivi si deve la presenza di altri tipi di tufo, calcare, arenaria e trachite. Le cave di molte di queste pietre non sono più attive, pur rivestendo un valore importante per l’autenticità della Torre. Abbiamo quindi cercato di capire come preservare nel modo migliore i blocchi originali».

L’intervento ha riguardato anche gli elementi in legno e quelli in piombo e ardesia della guglia, con particolare attenzione per la lanterna sommitale che, nonostante la grande vulnerabilità dovuta all’alta esposizione agli agenti atmosferici, presenta tuttora molti materiali originali del 1382. Il processo di restauro del campanile si è basato sul metodo «blocco fuori, blocco dentro» per la sostituzione dei materiali danneggiati e ha riguardato anche le balaustre in pietra, le 64 campane del carillon, l’orologio con il suo meccanismo e le vetrate delle cappelle di San Michele e Van Egmond.

Il campanile durante il restauro. © Utrecht Marketing

Elena Franzoia, 21 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Si apre ad Arezzo l’evento clou per i 450 anni dalla morte dell’autore delle Vite, che immetteva nelle storie personaggi inesistenti: oltre 100 opere, compreso lo straordinario bronzo etrusco della «Chimera» riportato da Firenze

Due lustri fa una coppia di collezionisti folgorati dal Poverismo aprì, nei pressi di New York, un centro di ricerca ed espositivo che ora conserva la loro raccolta e promuove i nostri artisti 

In due sedi distinte una mostra sui neandertaliani e gli elefanti del sito grossetano di Poggetti Vecchi per celebrare i 70 anni dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria

La Tate St Ives presenta la prima mostra in Gran Bretagna dell’autrice che con i suoi collage di tessuti sfida pregiudizi e stereotipi che gravano sul suo popolo

Blocco fuori, blocco dentro per il simbolo di Utrecht | Elena Franzoia

Blocco fuori, blocco dentro per il simbolo di Utrecht | Elena Franzoia