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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliLa vendita di Arti decorative del ’900 e Design del 18 e 19 dicembre della casa d’aste Il Ponte restituisce un quadro utile per leggere le dinamiche attuali del mercato del design da collezione. I numeri parlano di una domanda concentrata su opere ben contestualizzate e di una risposta selettiva, in cui la solidità dei risultati dipende meno dall’effetto novità e più dalla coerenza del progetto e dalla sua qualità esecutiva.
Oltre 1,4 milioni di euro di fatturato, il 78% dei lotti venduti e una rivalutazione complessiva che parla di un mercato attento e pronto a riconoscere valore quando valore storico, idea e manifattura si incontrano davvero. È il segnale di un collezionismo che non rincorre l’icona, ma la costruisce, pezzo dopo pezzo. A dominare la scena è la consolle-mensola realizzata da Osvaldo Borsani con Lucio Fontana per la celebre «casa G» milanese, tra il 1947 e il 1951, aggiudicata a 435.200 euro. Più che un top lot: architettura d’interni, scultura e decorazione si fondono in un unico gesto, restituendo l’immagine di un Novecento italiano in cui le discipline dialogano senza gerarchie. Il granito nero, il legno, il gesso dipinto e dorato diventano materia narrativa, testimoni di una stagione in cui l’idea di design coincideva con una visione culturale ampia e condivisa.
Attorno a questo fulcro si sviluppa un percorso di grande coerenza, in cui l’illuminazione gioca un ruolo centrale. Il grande lampadario di Pietro Chiesa del 1938, eseguito da Fontana Arte, conquista il pubblico e viene venduto a 44.800 euro: una presenza monumentale, dove il cristallo molato, declinato in una gamma cromatica sofisticata, dialoga con una struttura in ottone che è insieme tecnica e decorazione. Poco distante, il lampadario a luce indiretta realizzato da Lucio Fontana durante la collaborazione con Borsani, proveniente dalla stessa casa milanese, raggiunge i 33.280 euro, confermando quanto la dimensione ambientale dell’opera fontaniana sia oggi letta come parte integrante della sua ricerca spaziale. Alla stessa cifra si attesta la sospensione in cristallo modello 2056 di Max Ingrand per Fontana Arte: trentadue elementi in cristallo di forte spessore che trasformano la luce in volume, in architettura sospesa. Il dialogo tra progetto e materia prosegue con la lampada a sospensione a cinque luci di Carlo Scarpa per Venini, del 1934 circa, venduta a 24.320 euro. Qui il vetro soffiato, leggermente pagliesco e corroso, rivela tutta la sensibilità tattile di Scarpa, capace di fare della superficie un luogo di continua vibrazione visiva.
Pietro Chiesa, grande lampadario. Esecuzione Fontana Arte, Milano, 1938ca. Aggiudicato a 35mila euro
Angelo Lelii, lampada da terra con supporto per quadro modello «12377S Cavalletto». Produzione Arredoluce, Monza, 1968ca. Aggiudicata a 14mila euro
Nel campo della ceramica e del vetro d’arte, l’asta conferma l’interesse per opere che uniscono valore estetico e densità storica. Il raro vaso «Mappamondo» di Gio Ponti per Richard Ginori, parte della serie «Le mie terre», viene aggiudicato a 28.160 euro: un oggetto che è insieme mappa, racconto geopolitico e raffinato esercizio di stile, in cui la decorazione graffita diventa linguaggio progettuale. Di segno diverso ma altrettanto potente il vaso «L’amour chasse les papillons noir» di Émile Gallé, venduto a 24.320 euro, capolavoro simbolista in vetro cammeo.
A definire ulteriormente il profilo della vendita intervengono argenti e arredi, ambiti spesso laterali ma qui perfettamente integrati nel racconto del design da collezione. Il servizio da cocktail in argento dei Fratelli Cacchione, completo e imponente, raggiunge i 20.480 euro, restituendo l’immagine di una ritualità domestica anni Settanta in cui funzione e rappresentazione convivono. La lampada da terra con supporto per quadro di Angelo Lelii per Arredoluce, modello «Cavalletto», venduta a 17.920 euro, chiude idealmente il percorso: un oggetto ibrido, mobile e luminoso, che sintetizza l’intelligenza progettuale di una stagione irripetibile del design italiano. Nel loro insieme, questi risultati raccontano più di una buona performance d’asta e un’idea precisa di collezionismo, sempre più orientata verso pezzi unici, edizioni limitate e produzioni d’eccellenza, in cui la qualità documentaria e il rigore critico sono condizioni necessarie.
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