Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

C’erano 90 riviste d’arte

Miriam Panzeri

Leggi i suoi articoli

Sono rari i libri che uniscono qualità saggistiche all’utilità del repertorio, arricchendo al contempo di un punto di vista argomentato, colto e originale la visione disciplinare e fornendo gli studiosi di schede di dati fondamentali per le loro ricerche. È il caso del volume che Yves Chevrefils Desbiolles, storico dell’arte e responsabile dei fondi d’archivio d’arte presso l’Imec-Institut Mémoires de l’édition contemporaine (la cui sede di conservazione e consultazione occupa gli spazi di un’antica abbazia nella campagna normanna), ha appena pubblicato aggiornando la precedente edizione, risalente a più di vent’anni fa. Salutato alla sua prima uscita come «opera pionieristica e autentico libro di riferimento», Les revues d’art à Paris 1905-1940(362 pp, ill., Presses Universitaires de Provence, Aix-en-Provence 2014, € 26,00)si inserisce oggi nell’ambito di quelle ricerche, sorte perlopiù in ambiente universitario, che fanno dei periodici il nucleo di comprensione della cultura visiva dei secoli XIX e XX. Consultati e considerati nei dettagli più di novanta titoli, Chevrefils Desbiolles, in particolare, si impegna a sostenere la tesi che, negli anni in cui Parigi fu capitale delle avanguardie e, in un secondo momento, del percorso di ritorno all’accademismo delle arti, le riviste costituirono un teatro per la diffusione delle immagini e dei valori celati dietro alle più varie proposte figurative. Non potendo più, a inizio Novecento, classificare in maniera assoluta le pubblicazioni periodiche in «revue» o in «magazine» (la cui differenza risiede soprattutto nella qualità dei contenuti), l’autore scorge nella nascita dell’ibrido una modernità sensibile alle esigenze dei tempi, che contemperi velocità e approfondimenti, informazione e studio. Attraverso la ricostruzione di conoscenze e frequentazioni, amicizie e sodalizi, si ripercorrono le vite delle riviste e di coloro che le hanno fondate e nutrite; il risultato è la ricostruzione di quel mondo complesso e acculturato che, nella capitale francese, sosteneva la necessità di comunicare idee e ideologie grazie all’arte. Dalle piccole riviste di inizio secolo, fra le quali «Les Soirées de Paris», con pochi abbonati ma di grande levatura (Henri Focillon, André Gide, Blaise Cendrars), a quelle del primo dopoguerra tra Dadaismo, Surrealismo e L’Esprit Nouveau, dalle pubblicazioni centrate attorno al gusto del bello («Minotaure) a quelle che si fecero portavoci di un antimodernismo critico («Formes») e, a suo modo, artefice dei destini artistici del Novecento, il lettore viene condotto a riscoprire i percorsi dei movimenti e delle correnti d’arte e a riconoscere il ruolo di protagonista rivestito dalle riviste.

Miriam Panzeri, 11 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

C’erano 90 riviste d’arte | Miriam Panzeri

C’erano 90 riviste d’arte | Miriam Panzeri