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Andrea Bellini (foto di Francesco Nazardo)

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Andrea Bellini (foto di Francesco Nazardo)

CONTINENTE ITALIA | La mappa di Andrea Bellini

Collezionisti, critici, curatori, direttori di museo ridefiniscono i confini di un paesaggio molto più vasto di quello spesso soffocato da alcuni meccanismi del sistema dell’arte | 21

Andrea Bellini

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Lisetta Carmi è nata a Genova nel 1924 in una famiglia borghese di origine ebraica. Inizialmente studia musica, dedicandosi a una attività concertistica internazionale, per poi votarsi completamente, a partire dal 1960, alla fotografia. Lavora come fotografa per soli 18 anni, lasciando uno straordinario corpus di opere. La Carmi vede nella fotografia uno strumento di impegno politico e di indagine antropologica. Uno dei suoi reportage più importanti e discussi ha per titolo «I Travestiti», e fu realizzato a Genova tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta.

Questa serie di foto, come quelle dedicate al tema del lavoro e alle comunità marginalizzate, per l’onestà dello sguardo e l’empatia con i soggetti ritratti, hanno fatto paragonare Carmi a fotografi come Christer Strömholm e Nan Goldin. La sua ricerca fotografica rappresenta anche un percorso di introspezione e di comprensione personale, come scrisse lei stessa a proposito della serie de «I Travestiti»: «Grazie alla comunità trans ho imparato ad accettarmi. Quando ero piccola guardavo i miei fratelli Eugenio e Marcello pensando che avrei voluto essere un maschio come loro. Sapevo che non mi sarei mai sposata, e rifiutavo il ruolo che veniva chiesto di occupare alle donne. I travestiti mi hanno fatto capire che tutti abbiamo il diritto di decidere chi siamo».

In bilico tra diversi livelli di realtà, tra constatazione e allucinazione, tra mito e storia, tra possibile e impossibile, l’opera di Roberto Cuoghi sembra abitare un mondo crepuscolare nel quale l’immagine appare come un’epifania e l’arte abita lo spazio dell’oracolo. L’opera dell’artista italiano esprime una dimensione profondamente mistica e cupa, nella misura in cui il dolore e la morte, e non la vita e la felicità, fanno parte dello spirito umano.

Corpi in decomposizione, volti tumefatti, un popolo antico che subisce un’ingiustizia, un demone che si incarna in ogni forma e materiale, un io alle prese con diverse possibili identità: tutto appare paradossale e  fuori misura nell’opera di Roberto Cuoghi, in quanto essa sembra votata a dire ciò che per sua natura è indicibile, a rappresentare ciò che per sua natura non è rappresentabile.

La cripticità e l’inafferrabilità di molte sue immagini, l’uso di tecniche inedite e segni cifrati, di vaticini, di codici, ma anche di neologismi e non-sense per i titoli delle opere, risponde all’ambizione di istituire un linguaggio artistico separato, un linguaggio costruito sull’indifferenza tra identici e contrari: tra alto trascendentale e basso materico, tra corpo e psiche, tra ordine e caos, tra techné e improvvisazione.

Il concetto di dismisura, cioè la prassi votata al costante superamento di un’idea di equilibrio, rappresenta il motore stesso della sua esistenza e quindi della sua opera.

Ho cominciato a seguire il lavoro della giovane artista italiana Lorenza Longhi (Lecco, 1991) da quando si è trasferita a Losanna per completare i suoi studi all’Ecal. Ricorrendo alle tecniche più varie, la Longhi sembra voler sovrapporre agli spazi nei quali interviene una seconda pelle, un secondo strato di rimandi e connessioni inedite. Gli elementi architettonici che investe con i suoi interventi vengono trasfigurati  sotto la pressione della sua immaginazione raffinata e complessa.

Il risultato è  una coreografia meticolosa di elementi interdipendenti, un arcipelago appena visibile di significanti tenuti insieme dalla sua notevole intelligenza formale. Elementi di architettura, di arredamento, così come immagini esistenti prese dalla pubblicità, vengono maneggiati e ricombinati dall’artista con l’intento di alterare da un lato lo spazio che li accoglie, dall’altro l’idea preconcetta che noi abbiamo di essi.

La frizione continua tra il concetto di standard e di prodotto industriale, con l’elemento soggettivo,  artigianale e difforme, sembra intridere di sé tutta la sua affascinante e multiforme ricerca.

CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021
 

Andrea Bellini (foto di Francesco Nazardo)

Andrea Bellini, 24 marzo 2021 | © Riproduzione riservata

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