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Antonio Grulli
Leggi i suoi articoliMarco Cingolani (Como 1961), Francesco De Grandi (Palermo 1968) e Andrea Renzini (Venezia 1963): tre grandi artisti e al tempo stesso tre maestri, nel senso classico del termine, i cui frutti negli ultimi anni stanno sbocciando in giro per l’Italia. E questi tre artisti sono a mio parere tra i più influenti oggi in Italia; li vedo come figure che continuamente portano acqua a un terreno (il terreno che state cercando, come testata, di mappare), se ne prendono cura, potano le piante in modo che l’ecosistema sia fertile.
Marco Cingolani è pittore abile e sofisticato, dalla tavolozza libera da sensi di colpa, squillante, a prevalenza rossastra. È il classico pittore solo all’apparenza piacevole ma in realtà difficilissimo, sia per i gusti del pubblico, sia per gli occhi della critica. La sua pittura si compone di forme filamentose e gassose che sembrano cadere e espandersi all’interno della tela, instabili tra figurazione e astrazione. I titoli aprono a soggetti fortemente narrativi, spesso legati alla cronaca e alla storia.
Come maestro è riuscito a svecchiare il panorama italiano, crescendo un folto gruppo di giovani artisti molto bravi passati dalle sue aule di Torino e Milano, i quali hanno introiettato per davvero il modo in cui si lavora a livello internazionale, facendo pulizia di quel provincialismo d’accatto italiano fatto di uno strano globalismo artistico che esiste quasi solo entro i nostri confini. Un giorno andrebbe scritta la storia di come sia stato compagno di strada fondamentale per alcune delle gallerie con cui ha lavorato.
Anche Francesco De Grandi dipinge, e credo non sia un caso: la pittura è probabilmente il collettore attorno al quale l’arte di oggi riesce a trovare una nuova linfa, su un piano non solo italiano. Francesco realizza dei dipinti apocalittici, fuori dal tempo, direi quasi nicciani. Il modo in cui dipinge, così come i suoi soggetti, è un continuo “perché no?” rivolto ai luoghi comuni e alle forme retoriche, ormai calcificatesi, dell’arte contemporanea; è l’unica strada attraverso la quale raggiungere innovazione e progresso, e i giovani di tutta Italia che lo riconoscono come un riferimento imprescindibile lo sentono sotto la loro pelle.
Le sue sono opere al di là del bene e del male, poetiche e allegoriche, in grado di parlare non solo agli addetti ai lavori. Al tempo stesso sono dipinti pieni di mistero e indecifrabilità: una pittura per tutti e per nessuno. De Grandi ha fatto parte di quel fenomeno miracoloso chiamato “Scuola di Palermo” ed è riuscito a creare una nuova giovane scena palermitana, grazie al suo insegnamento in accademia ma non solo.
Infine Andrea Renzini, figura quanto mai anomala e per questo ancora più preziosa in un panorama italiano sempre incapace di leggere e digerire le anomalie del sistema perché non abile a gestire la complessità, vista come potenziale problema e non come arricchimento. Il lavoro di Andrea spazia tra performance, disegni, fumetti, dipinti, abiti, musica, installazioni, sculture, fotografia: insomma ogni cosa possa comporre un’opera. Ma in realtà è la vita a essere al centro di tutto. È il vero erede, assieme a pochi altri, di quel fuoco da sempre al centro della scena bolognese.
Ha raccolto la fiamma alimentata da pensieri, forme, e atteggiamenti caduta dalle mani di Francesca Alinovi e propria del Dada zurighese, ovvero il versante Dada meno digeribile dal mercato e dal sistema, pieno di poesia, capacità provocatoria performativa e autodistruzione programmatica. Al tempo stesso incarna un filone di pensiero solitamente riconducibile a figure come Bifo, in cui la vita è percepita come possibilità di risplendere e non come mera sopravvivenza.
A Bologna (dove vive) molti giovani artisti nati negli anni ottanta e novanta guardano a lui come un riferimento, anche tra coloro che lavorano in maniera più classica. Ma la sua attualità è riscontrabile nella nuova scena milanese (probabilmente a contatto con le modalità lavorative di Renzini in maniera indiretta), in cui linguaggi come il fumetto, ad esempio, sono diventati centrali per la loro possibilità di approccio democratico.
L'autore è critico d'arte e curatore
CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021

Antonio Grulli. Foto di Mauro Bolognese