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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliTutto ha inizio con l'incantamento, nell'infanzia, per i francobolli, le monete, le biglie. Da lì, negli anni, la curiosità si amplia e si affina. Arte visiva americana e cinese, grandi nomi del modernismo, oggetti rari dell’arte ebraica. Un enciclopedismo gentile, mai ostentato, che abbraccia culture e secoli con lo stesso sguardo partecipe. Oggi, a quasi 90 anni, Max Berry ha scelto di avviare la successione del suo tesoro. «È il momento di trasformare ciò che amo in qualcosa che la mia famiglia possa davvero gestire», ha dichiarato. «Alcune opere andranno ai musei, ma molte saranno vendute: è il modo più giusto di congedarmi da loro».
Il primo capitolo della vendita si apre il 17 novembre con la 20th Century Evening Sale di Christie’s, a New York. Protagonista assoluto, Alexander Calder, con due opere che incarnano la vitalità poetica del suo linguaggio. «Acrobats» (1929), scultura in filo metallico e legno ispirata al celebre «Cirque Calder», è considerata la prima opera di pura arte dell’artista, nata dalla sua esperienza come creatore di giocattoli e performer. Piccoli equilibristi metallici danzano nell’aria con grazia leggera e senso del dramma alla stima di 5-7 milioni di dollari. In dialogo ideale, una scultura sospesa del 1938, dal giallo acceso e forma astratta, testimonia la svolta cinetica della ricerca di Calder. Anch’esso rimasto per anni nella casa di Berry a Washington, è stimato 1,5-2 milioni di dollari.
Alexander Calder, Acrobats, circa 1929. Stima 5-7 milioni di dollari
Alberto Giacometti, Buste d’homme (Diego), 1959-61. Stima 5-8 milioni di dollari
«Anche senza vento, si muoveva. Come se fosse vivo», ha raccontato il collezionista, paragonando Calder a «un bambino nel corpo di un uomo, ma con il talento di un artista adulto». Accanto ai Calder, spicca «Buste d’homme (Diego)» di Alberto Giacometti, bronzo fuso tra il 1960 e il 1961, che ritrae il fratello-musa dell’artista con quella tensione nervosa e verticale che ha reso iconica la sua scultura (stima 5-8 milioni di dollari). Sempre di Giacometti, una natura morta del 1938, dal tono intimo e quasi pittorico, sarà proposta con una stima di 1,5-2 milioni di dollari.
E questo è solo l’inizio. A dicembre, Christie’s presenterà altri lotti della collezione in una vendita privata dedicata all’arte ebraica. Mentre a gennaio 2026 sarà la volta della selezione d’arte americana, venduta in una monografica interamente dedicata a Berry. Il gran finale è previsto tra il 2026 e il 2027, con la vasta collezione di arte cinese dell'imprenditore che sarà dispersa nelle aste specializzate della casa. Ma al di là di appuntamenti, cifre e previsioni, per il collezionista è prima di tutto un momento emotivo, di distacco. «Ogni pezzo è un ricordo, parte della mia vita», ha detto. Tra i tanti che faticherà a lasciar andare, nomina con affetto «Mountain Climber Resting» di Winslow Homer, un grande specchio Tang intarsiato in osso e una serie di figure cerimoniali cinesi. «Troppi per citarli tutti – confessa. Ognuno ha lasciato un segno nel mio cuore».
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