Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliIl Museu Carmen Thyssen di Barcellona sarà una realtà tra poco più di due anni. Terminato il mandato della sindaca Ada Colau, strenua oppositrice del progetto, il nuovo sindaco della capitale catalana, il socialista Jaume Collboni, ha dato via libera alla creazione del museo che accoglierà la collezione di Carmen «Tita» Cervera, poi baronessa Thyssen (Sitges, Barcellona, 1943). «Un sogno che diventa realtà», lo ha definito, equiparandolo, per importanza, al Museu Nacional d’Art de Catalunya (Mnac) e al Museu d’Art Contemporani de Barcelona (Macba).
Il museo occuperà lo storico Palau Marcet, sede dell’ex Cinema Comedia, all’angolo tra il Paseo de Gracia e la Gran Vía, in pieno centro turistico della città. Lo ha acquistato la società di investimenti con sede in Svizzera Stoneweg Places & Experience, che ha firmato con la baronessa un contratto d’affitto per le opere della sua collezione. Dopo anni di lotte e di sconfitte con Colau, iniziate con il fallimento del progetto della succursale spagnola dell’Ermitage, Stoneweg e il suo amministratore delegato in Spagna, Jaume Sabater, possono tirare un sospiro di sollievo. «È un progetto interamente privato, il Comune ha solo agevolato l’iter e la pianificazione urbana», ha sottolineato Sabater. Il ceo di Stoneweg non ha confermato la cifra dell’investimento, ma non ha neanche smentito quanto pubblicato dai media: l’edificio di 9mila metri quadrati sarebbe costato 75 milioni di euro e per la ristrutturazione serviranno 25 milioni.
Per la gestione è stata creata la Fundación Arte y Legado Barcelona, nel cui Consiglio d’amministrazione, presieduto da Stoneweg, siedono la baronessa e la figlia María del Carmen, entrambe intervenute alla presentazione dell’accordo a fine dicembre. Aria di festa, dunque, ma poche informazioni sul contenuto del museo, anche se conoscendo la collezione di Carmen Thyssen, protagonista sarà l’arte catalana dell’800 e ’900.
Nella scarna cartella stampa, illustrata con opere di Eliseu Meifrèn (il pittore era amico del padre della collezionista), Ramon Casas e Santiago Rusiñol, si legge che il museo promuoverà l’interazione tra i grandi maestri e i talenti emergenti e che il programma prevede «mostre di artisti classici, moderni e contemporanei del più alto livello internazionale, avanguardie e collezioni eccezionali di arti decorative, moda e gioielleria». Purtroppo non si fa alcun nome. Per il momento restano anonimi anche gli studi di architettura e design, uno catalano e l’altro straniero, che si occuperanno del progetto museografico. Si sa solo che non mancheranno spazi immersivi, auditorium, concept store e un’offerta gastronomica all’insegna della creatività.
«Barcellona merita uno spazio che celebri e preservi la ricchezza dell’arte catalana. Questo progetto non è solo un modo per lasciare un legato nella mia città natale, ma rappresenta anche un impegno personale per garantire che questi capolavori restino qui, dove sono stati creati e dove dovrebbero essere più apprezzati. La mia soddisfazione più grande è sapere che stiamo aiutando l’arte catalana a occupare il posto che merita sulla scena internazionale», ha sintetizzato Carmen Thyssen, che prevede di inaugurare il suo nuovo museo alla metà del 2027.

Accordo tra le parti: da sinistra, María del Carmen Cervera e la madre Carmen Cervera, baronessa Thyssen, il sindaco di Barcellona Jaume Collboni e Jaume Sabater, ceo di Stoneweg, che finanzia l’intero progetto. © Stoneweg
Altri articoli dell'autore
Il Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona affronta il suo primo grande ampliamento. Ma sono già 24mila le firme di chi si oppone
Con i dati dei progetti del museo realizzato da Frank O. Ghery nel 1997 alla mano, l’artista turco crea installazioni multimediali per offrire allo spettatore un’esperienza immersiva
L’artista colombiano, noto per trattare temi come la sessualità, l’identità di genere, la religione e la dominazione coloniale, presenta la sua prima antologica in Europa
Tra le oltre 300 opere, molte inedite, riunite nella prima grande retrospettiva in Europa dell’artista libanese mancano 33 importanti lavori bloccati dagli attacchi di Israele