Appropriarsi di un edificio particolare come quello che Frank O. Gehry creò per il Guggenheim Museum Bilbao e trasformarlo in un’opera d’arte non è facile, ma l’artista turco, residente a Los Angeles, Refik Anadol (Istanbul, 1985), pioniere dell’applicazione dell’Intelligenza Artificiale alla creazione artistica, l’ha fatto e il risultato è spettacolare. Intitolata «Living Architecture», l’installazione di Anadol reinterpreta immagini e materiali d’archivio del progetto di Gehry, trasformandoli in narrazioni visive immersive e dinamiche.
Il progetto, curato da Lekha Hileman Waitoller, utilizza l’IA per sintetizzare i dati architettonici e generare composizioni visive in continua evoluzione, accompagnate da un paesaggio sonoro, composto appositamente da Kerim Karaoglu, che incorpora registrazioni ottenute nelle sale del museo rafforzando ulteriormente la sensazione immersiva dell’esperienza. In quest’occasione l’artista utilizza per la prima volta il Large Architecture Model (Lam), un innovativo modello di Intelligenza Artificiale basato sulle reti neuronali sviluppato nel suo studio. «Living Architecture», parte di un più ampio progetto di ricerca, utilizza le informazioni estrapolate dall’archivio di Gehry per dimostrare come spazi architettonici, materiali e dati possano essere uniti per dare vita a inedite espressioni creative. Non è la prima volta che Anadol si confronta con un edificio dell’architetto canadese: già in «Wdch Dreams» si chiedeva se gli edifici potessero imparare a sognare, rifacendosi al celebre romanzo di Philp K. Dick, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968), che ispirò «Blade Runner» (1982) di Ridley Scott.
Secondo la curatrice, «l’opera è un esempio dell’uso etico e creativo dell’IA nell’arte contemporanea e conferma l’impegno di Anadol per trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e integrità artistica. Il suo lavoro invita il pubblico a riflettere sull’interazione tra memoria, creatività e architettura e presenta l’IA non come uno strumento di riproduzione, ma come un mezzo per l'immaginazione». Con «Living Architecture», aperta dal 7 marzo al 19 ottobre, il Guggenheim inaugura un nuovo ciclo di mostre denominato «In situ» che si propone di ampliare il concetto di arte contemporanea con opere ambientali e multimediali, in cui convergono tecnologia, scienza, musica, performance e arti visive.
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Un render della mostra «Living Architecture» di Refik Anadol al Guggenheim Museum Bilbao. © Refik Anadol, Bilbao 2025