«Natura morta con il panneggio» (1931) di Giorgio Morandi

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«Natura morta con il panneggio» (1931) di Giorgio Morandi

Che cosa comprava Arcangeli

Nel cinquantenario della morte dell’intellettuale bolognese, il MAMbo espone oltre 50 suoi «acquisti». La curatrice Uliana Zanetti: «Il suo lascito importante è nella qualità e nella consistenza delle collezioni museali cittadine»

«[...] Quando un critico riconosce se stesso, questo riconoscersi accade sulla sua dimensione di uomo, la quale, di fatto, è sostanzialmente irreversibile e gravita in certe direzioni piuttosto che in certe altre. Io credo quindi alla critica come a un fatto di partecipazione [...]. La situazione critica vera non può non nascere dalla pluralità di queste partecipazioni. [...] Non sono portato a credere ai critici che imparzialmente constatano e annotano ogni cosa. Noi cerchiamo di vivere e di capire, e credo che, se non portiamo il contributo della nostra vita ed esperienza personale, è inutile che lavoriamo». Queste parole di Francesco Arcangeli (1915-74), allievo di Roberto Longhi all’Alma Mater e direttore dall’agosto 1958 al gennaio 1968 della Galleria comunale d’arte moderna di Bologna (lo studioso la allestì nel 1961 a Villa delle Rose), la «mamma» dell’attuale MAMbo, vennero espresse nel 1972 sulla rivista «Il Punto» e sono oggi il «faro» intorno a cui è organizzata la mostra «Le acquisizioni di Arcangeli per la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna» nella project room del MAMbo dal 24 ottobre al 6 gennaio 2025. L’appuntamento, a cura di Uliana Zanetti in collaborazione con Lorenza Selleri, illustra attraverso un percorso composto da oltre cinquanta pezzi gli acquisti che l’intellettuale bolognese favorì prima come consulente del Comune, a partire dal 1949, e successivamente appunto in qualità di responsabile della galleria civica d’arte cittadina: le opere allestite sulle pareti vanno dalla seconda metà del XIX secolo al 1967 e comprendono autori che con Arcangeli avevano relazioni durature o erano al centro dei suoi studi. Si va da Vasco Bendini (1922-2015), Pompilio Mandelli (1912-2006), Ennio Morlotti (1910-92) a Mattia Moreni (1920-99), Sergio Vacchi (1925-2016) e Alberto Burri (1915-95), da Jean Fautrier (1898-1964) e Leoncillo (1915-68) a Graham Vivian Sutherland (1903-80), oltre naturalmente a Giorgio Morandi (1890-1964), grande amico prima di un’insanabile rottura causata dalla nota monografia morandiana del 1961, cui è riservata una parete intera. Il Giornale dell’arte ha rivolto due domande alla curatrice.  

Dottoressa Zanetti, che cosa ha rappresentato Arcangeli per il museo bolognese? 
È stato un intellettuale molto stimato sia per l’autorevolezza scientifica sia per qualità umane: come responsabile di museo, Arcangeli si impegnò infatti con grande determinazione a dare dignità almeno nazionale alle raccolte d’arte contemporanea comunali, compiendo ragguardevoli sforzi per fronteggiare gravi limiti di risorse, finanziarie e di personale. Diede certamente un contributo determinante sia alla valorizzazione sia alla sprovincializzazione della cultura bolognese, anche se non gli riuscì di ottenere i riconoscimenti che avrebbe sperato per gli artisti informali che aveva sostenuto e ai quali rimase sempre legato. Il suo lascito importante è certamente nella qualità e nella consistenza delle collezioni museali ed è probabile che la sua lezione sia riaffiorata durante il mandato di Pier Giovanni Castagnoli, che è stato suo allievo e diresse poi il museo dal 1987 al 1994.

Come ha selezionato le opere in mostra? 
La mostra si basa su una ricerca condotta sui documenti che è possibile consultare in diversi archivi comunali, attraverso cui abbiamo ricostruito l’impegno di Arcangeli per la Galleria che, oltre alle acquisizioni, si sostanziò in alcune importanti mostre. L’argomento non è mai stato oggetto di uno studio specifico, così con esso intendiamo offrire una possibilità di verifica del rapporto tra il percorso critico di Arcangeli e le sue scelte collezionistiche.

Altri tre appuntamenti completano l’offerta espositiva, nata in occasione del cinquantenario dalla morte dello studioso. Per «Natura ed espressione nelle opere della Pinacoteca nazionale di Bologna», presso il Museo statale la curatrice Maria Luisa Pacelli ha collocato spunti tratti dal catalogo della storica mostra di Arcangeli «Natura ed espressione nell’arte bolognese-emiliana» (Archiginnasio, 1970) al fianco di 17 opere del percorso permanente, tra cui quelle di Vitale da Bologna, Amico Aspertini, Ludovico Carracci e Morandi stesso. Stesso procedimento adottato per 6 dipinti e 14 acqueforti del Museo Morandi, con testi della contestata e storica monografia. Infine alle celebrazioni dello studioso partecipa anche la Fondazione Carisbo con la mostra «I pittori di Francesco Arcangeli nelle donazioni di Rosalba alle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna», in corso fino al primo dicembre nella Casa Saraceni e a cura di Angelo Mazza e Mirko Nottoli con Benedetta Basevi: tutti i lavori esposti, tra gli altri, quelli di Vasco Bendini, Aldo Borgonzoni, Pompilio Mandelli, Luciano Minguzzi, Ennio Morlotti e Sergio Vacchi, sono stati donati anni fa in due occasioni dalla sorella Bianca Rosa «Rosalba» Arcangeli (1913-2007).

«Studio» (1863-66) di Luigi Bertelli

«Il giardino delle mimose» (1954) di Mattia Moreni

Stefano Luppi, 22 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Che cosa comprava Arcangeli | Stefano Luppi

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