Giusi Diana
Leggi i suoi articoliÈ la cittadina di Gibellina in provincia di Trapani la prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea per l’anno 2026, risultata vincitrice sulle altre quattro finaliste: Carrara, Gallarate, Pescara e Todi. La giuria era presieduta da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e composta da Sofia Gnoli, Walter Guadagnini, Renata Cristina Mazzantini e Vincenzo Santoro. A proclamare la «capitale» il 31 ottobre è stato il ministro Alessandro Giuli, alla presenza del direttore generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Angelo Piero Cappello, e dei sindaci delle città finaliste. Ne sarebbe stato felice l’illuminato sindaco intellettuale Ludovico Corrao: fu la sua non comune visione politica a connotare Gibellina Nuova, facendone un grande cantiere dell’arte e dell’architettura contemporanee, fino all’opera più eclatante il «Grande Cretto» di Alberto Burri, un’opera d’arte a scala urbana che ricopre interamente quel che rimane di Gibellina Vecchia, distrutta dal terremoto del gennaio 1968.
Ma come si presenterà nel 2026 Gibellina agli occhi dei visitatori che si aspettano una capitale dell’arte e non del degrado e dell’abbandono? Non sono poche infatti le criticità di cui il Teatro, un’«architettura frontale» di Pietro Consagra, è il simbolo più eloquente: da 40 anni è un’opera incompiuta. Il progetto che lo dovrebbe trasformare in centro di ricerca e formazione, il Consagra Innovation Hub, affidato allo Studio Mario Cucinella, ammesso due anni fa al megabando del Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale, non è ancora partito per problemi burocratici. L’Agenzia per la Coesione Territoriale ha infatti decurtato del 50% il finanziamento, accusato di aiuto di Stato per la presenza di un bar e un bookshop, ma il provvedimento è stato riconosciuto illegittimo da una sentenza del Tar del Lazio.
La manutenzione del «Grande Cretto» di Burri, poi, andrebbe ripetuta ogni 3 anni e da riaprire e riallestire c’è ancora il Museo del Cretto nella ex Chiesa di Santa Caterina, oggi chiuso e non fruibile. Il Museo Civico d’Arte Contemporanea «Ludovico Corrao» da due anni è senza direzione artistica, dopo le dimissioni di Tanino Bonifacio che era anche assessore alla Cultura. Molte le opere d’arte e d’architettura in città che hanno necessità di interventi urgenti di manutenzione (le opere, realizzate tra gli altri da Pomodoro, Rotella, Isgrò, Uncini, Melotti, Accardi e Spoerri, sono oggetto di specifici progetti) e che non possono certo fare da sfondo decadente. Si legge nel dossier di candidatura che alcuni interventi di riqualificazione interesseranno soprattutto l’ex Chiesa di Gesù e Maria e il Centro Sociale, mentre Palazzo Di Lorenzo sarà il centro di accoglienza per i visitatori e ospiterà mostre ed eventi. Una buona notizia sembra il completamento dei lavori della strada provinciale che collega Gibellina Vecchia a Gibellina Nuova, grazie al Libero Consorzio Comunale di Trapani (l’ex Provincia).
Intanto, al di là della kermesse artistica che vedrà per un anno Gibellina trasformata nella sede di una miriade di eventi tra mostre, festival, conferenze, residenze e laboratori (che, come spesso accade, essendo effimeri rischiano di non lasciare molto alle località che li ospitano), un pericolo incombe sulla città: un megaimpianto agrofotovoltaico esteso su 50 ettari nel territorio del Comune di Santa Ninfa, ma che di fatto si trova al confine con Gibellina e proprio di fronte al Museo Civico d’Arte Contemporanea «Ludovico Corrao». Si tratterebbe di un grande insediamento ex novo in contrada Le Forche, un progetto della società Tozzi Green che prevede pannelli installati già a partire dal terreno di fronte al museo. «Così facendo si elimina completamente il paesaggio fonte di ispirazione di Mario Schifano per il suo ciclo della natura», lamenta il sindaco di Gibellina Salvatore Sutera. Sul progetto ha espresso parere negativo la Soprintendenza ai Beni culturali di Trapani, mentre Legambiente (ente gestore della Riserva di Santa Ninfa) ha espresso, invece, parere condizionato. Chissà che cosa avrebbe fatto Joseph Beuys, che pure a Gibellina si recò in un mitico viaggio sui ruderi della città distrutta dal terremoto, immortalato dallo sguardo di Mimmo Jodice.
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