«Musica nella Vlaanderenstraat» (1891) di James Ensor, Anversa, Kmska (particolare)

© Foto Kmska

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«Musica nella Vlaanderenstraat» (1891) di James Ensor, Anversa, Kmska (particolare)

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Che cos’era per Ensor la sua Ostenda

Nelle Venetian Galleries il rapporto simbiotico dell’artista con la città natale

Curata da Herwig Todts, la mostra «Ostenda, il paradiso immaginario di Ensor», alle Venetian Galleries dal 9 giugno al 29 ottobre, focalizza il simbiotico rapporto tra l’artista e la sua città natale attraverso un’ampia selezione di opere che comprende dipinti, acqueforti, fotografie e altri documenti. 

«Durante la lunga vita di Ensor (1860-1949), scrive il curatore, la città si trasformò rapidamente, da modesto porto marittimo a uno dei più importanti centri del turismo balneare europeo. La famiglia di Ensor gestiva un negozio di souvenir e affittava stanze ammobiliate durante i mesi estivi. Tra gli ospiti nazionali e internazionali, Ensor incontrava regolarmente colleghi, intenditori e amanti della sua arte. L’artista diventò una figura chiave della vita culturale e sociale locale, attivo nel Cercle Artistique e cofondatore della Compagnie du Rat Mort e del Rotary. Eppure, nonostante questo grande coinvolgimento personale, la città appare raramente nel suo lavoro. Oltre ai famosi “tipi di Ostenda”,  grandi disegni in cui protagonisti sono i lavoratori del porto e dei quartieri operai, riconosciamo elementi del paesaggio urbano solo in poche opere, spesso peraltro topograficamente vaghi e imprecisi. All’artista non interessava una rappresentazione accurata di monumenti famosi: strade, moli e vedute dentro e fuori Ostenda sono rappresentati come immagini riflesse. La visione artistica di Ensor della sua città natale emerge in modo più significativo nella celebre vista dei tetti delle case di Van Iseghemlaan, intitolata Veduta di Phnosia, onde luminose e vibrazioni. Ostenda assume qui un’identità quasi mitica». 

Oltre a quest’opera, la mostra ne propone altre provenienti dal Kmska di Anversa, dove Todts è curatore del Dipartimento di Arte moderna e che conserva la più importante collezione del mondo di opere dell’artista. Dal grande museo recentemente rinnovato giunge, ad esempio, il piccolo ma squisito dipinto a olio «Musica in de Vlaanderenstraat» (1891), risalente, come il precedente, al lungo periodo tra 1880 e 1917 in cui la famiglia di Ensor abitò all’angolo tra Van Iseghemlaan e Vlaanderenstraat e il pittore aveva il suo studio nel sottotetto, da cui vedeva la città dall’alto. Se a differenza che nelle sue poesie nell’opera pittorica di Ensor gli elementi più riconoscibili della città rimangono infatti defilati, e gli aspetti più glamour e alla moda diventano motivo di caricatura e ironia come accade nel disegno a matita «I bagni di Ostenda» (1899), anch’esso al Kmska, di grande interesse è stata comunque la sua attività di salvaguardia di monumenti minacciati, evidenziata in mostra. Attivista ante litteram, l’artista si batté infatti cercando di mobilitare l’opinione pubblica contro l’abbattimento di memorie storiche della città come la chiesetta di Mariakerke e quella, gravemente danneggiata, dei Santi Pietro e Paolo. 

Elena Franzoia, 07 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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