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Mauro Lucentini
Leggi i suoi articoliSe la controrivoluzione scatenata da uno dei più eminenti esperti mondiali di Rembrandt, Ernst van de Wetering, avesse successo, il numero dei quadri riconosciuti di mano del massimo maestro olandese salirebbe di colpo da circa 300 a circa 370. Ma questo risultato non è affatto certo, perchè solo una piccola parte degli interessati ha avuto modo di prendere conoscenza dei ragionamenti di Van de Wetering e di studiarli adeguatamente. Quei pochi che hanno potuto farlo non sembrano granché disposti ad accettare le conclusioni del collega, tanto più che non era neanche passato molto tempo da quando avevano finito di digerire, spesso molto malvolentieri, le conclusioni opposte. Così per il momento il conservatore del Metropolitan Museum di New York per la pittura europea, Walter Liedtke, ha detto, a proposito di quello che viene considerato il più importante dei quadri del museo a suo tempo rimossi dalla lista dei veri Rembrandt, cioè il «Ritratto d’uomo» detto anche «Il venditore all’incanto»: «L’opinione concorde degli studiosi di tutto il mondo, un’opinione rimasta inalterata per trent’anni, rimane più o meno la stessa, ossia che la tela non è di Rembrandt». Il museo possiede altri tre Rembrandt di dubbia attribuzione che adesso vengono restituiti da Van de Wetering alla paternità del pittore, ma non ha avuto ancora modo di studiare le ragioni di questo riconoscimento.
Van de Wetering è stato fin dall’inizio il direttore del gruppo di storici olandesi dell’arte chiamato il Rembrandt Research Project, che nel 1968 ha cominciato a esaminare uno per uno tutti i quadri ritenuti di Rembrandt esistenti sul mercato, a giudicare la validità delle attribuzioni e a pubblicare le sue conclusioni, raggiunte generalmente per voto di maggioranza, in una serie di volumi. I volumi 1-3 misero in moto la rivoluzione, rifiutando nel giro di una ventina d’anni l’attribuzione a Rembrandt di oltre 100 dipinti. Sulla scia di queste decisioni, i musei e le altre collezioni proprietarie dei quadri nelle varie parti del mondo li hanno esse stesse rimessi allo studio, e generalmente hanno convenuto con gli olandesi, e declassato le attribuzioni a «Scuola di Rembrandt», «Nello stile di Rembrandt» e simili. Nel volume 4, e poi nel volume 5, apparsi a partire dagli anni Novanta, il direttore Van de Wetering, che già in precedenza si era spesso dissociato dalle conclusioni della maggioranza, ha cominciato a pubblicare decisioni prese in autonomia anzichè attraverso il voto collegiale, e in molte occasioni a mettere in dubbio i giudizi raggiunti precedentemente. Il sesto e finale volume, uscito nell’ottobre scorso, e che è quasi interamente basato sul solo giudizio di Van de Wetering, rovescia una gran parte delle decisioni prese dal comitato, e in complesso riattribuisce a Rembrandt 70 dei quadri precedentemente disconosciuti.
Adesso l’intero ambiente legato all’arte di Rembrandt è evidentemente in fermento. Molti non hanno ricevuto ancora il sesto volume, molti non hanno potuto ancora studiarlo a fondo, ma finora solamente una delle istituzioni proprietarie di quadri destituiti è apparsa scossa, e solo molto parzialmente, dalla resipiscenza di Van de Wetering. Si tratta dello Sterling and Francine Clark Art Intitute di Williamston nel Massachusetts e il quadro è il «Ritratto d’uomo che legge al lume di candela», del 1648. Il dipinto era stato originariamente declassato, per effetto delle decisioni del gruppo olandese, a «Scuola di Rembrandt». Adesso l’istituto ha deciso di risollevarlo di un gradino, classificandolo come «Attribuito a Rembrandt». Eppure secondo Van de Wetering è di Rembrandt e basta.

«Il venditore all’incanto» (di «seguace» per il Metropolitan Museum).