Claude Monet, «Il parlamento di Londra, effetto nebbia», 1903

© MuMa Le Havre / David Fogel

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Claude Monet, «Il parlamento di Londra, effetto nebbia», 1903

© MuMa Le Havre / David Fogel

Cinquanta impressionisti da Le Havre a Mestre

In mostra all’M9, 50 dipinti scampati alla Seconda guerra mondiale nel museo francese raccontano il potere identitario del patrimonio culturale e il valore della memoria

Un ponte ideale costituito da 50 opere unisce dal 15 marzo al 31 agosto due città apparentemente diverse e distanti: Mestre e Le Havre. A ottant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale con «Arte salvata. Capolavori oltre la guerra dal MuMa di Le Havre» (a cura di Marianne Mathieu e Geraldine Lefebvre), il MuMa -Museo d’Arte Moderna André Malraux e M9-Museo del Novecento, instaurano un dialogo che esalta il potere identitario e salvifico del patrimonio culturale e il valore della memoria

«I colleghi di Le Havre, come noi, stanno ragionando molto sul processo di rigenerazione urbana attraverso la cultura, racconta la direttrice di M9, Serena Bertolucci. Il loro museo è uno straordinario esempio in questo senso e in noi hanno trovato degli interlocutori che potevano comprenderli. Sono nati nel 1845 come un museo che doveva crescere attorno alla città, un qualcosa a cui la città ha partecipato in modo molto intenso, donando, incrementando la cultura dell’istituzione tanto che anche alcuni artisti hanno ceduto delle opere o le hanno vendute a un prezzo irrisorio». 

Durate i bombardamenti della Seconda guerra mondiale il museo viene raso al suolo. 1.500 tele sono messe in salvo, mentre la collezione scultorea è distrutta. Immediatamente dopo si comincia a pensare alla ricostruzione e il processo di donazioni ha di nuovo inizio. Inaugurato nel 1961, rinnovato a fine anni Novanta, oggi il MuMa custodisce la seconda più vasta raccolta impressionista di Francia. In mostra il racconto include anche tutto questo e un focus, fotografico e documentale, dedicato a Mestre, al bombardamento del 28 marzo 1944 e alla ricostruzione post bellica. 

A intersecare queste due narrazioni di distruzione e rinascita, 50 dipinti databili tra Ottocento e primo Novecento, scelti secondo una logica che ne esalta la potenza narrativa, spiega ancora Bertolucci, e l’identità dal punto di vista sia artistico sia storico. Tra questi «La Senna a Vétheuil», «Le scogliere di Varengeville» e «Il Parlamento di Londra» di Claude Monet, «L’escursionista» di Pierre Auguste Renoir, «La Senna a Point-du-Jour» di Alfred Sisley, «Paesaggio a Te Vaa» di Paul Gauguin, «Imbarcazione con festoni a Le Havre» di Raoul Dufy, «Il bacino di Le Havre» di Albert Marquet, «Interno con balcone» di Pierre Bonnard e «Barca sulla riva» di Georges Braque. L’intento è quello anche di discostarsi da quella visione da cartolina che il contesto europeo associa ad alcuni capolavori impressionisti e ribadire il messaggio che la cultura, se salvata, può salvare a sua volta

Alfred Sisley, «La Senna presso Point-du-Jour», 1877. © MuMa Le Havre / David Fogel

Pierre Bonnard, «Interno con balcone», 1919. © MuMa Le Havre / Florian Kleinefenn

Veronica Rodenigo, 12 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Cinquanta impressionisti da Le Havre a Mestre | Veronica Rodenigo

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