Cinque componenti di Pussy Riot, il collettivo punk femminista moscovita fondato nel 2011 che con performance artistiche si oppone alle scelte politiche del governo russo, alla discriminazione delle donne e alla violazione delle regole democratiche, sono state condannate in contumacia da un tribunale distrettuale di Mosca a pene detentive tra gli otto e i 13 anni per aver diffuso «informazioni false» sulle forze armate russe. Lo riporta la Tass, l’agenzia di stampa russa, un cui corrispondente era presente in aula.

Il tribunale, ha affermato la giudice, «ha ritenuto Maria Alyokhina, Diana Burkot, Olga Borisova, Alina Petrova e Taso Pletner colpevoli [di aver diffuso consapevolmente informazioni false contenenti dati sullo schieramento delle forze armate russe] e ha inflitto loro pene individuali», specificando che   Alyokhina e Pletner sono state condannate rispettivamente a 13 e 11 anni in una colonia di regime generale, mentre le altre tre imputate sono state condannate a otto anni di reclusione. In precedenza, un pubblico ministero aveva chiesto per il gruppo una pena detentiva ancora più severa, compresa tra nove e 14 anni. 

Il collettivo è composto da almeno una decina di artiste che agiscono a volto coperto. Più volte, dal 2012, sono state arrestate e processate,detenute in carcere o in colonie penali. Nel 2022 hanno organizzato il Pussy Riot antiwar tour contro l'invasione russa dell'Ucraina, una performance ospitata da varie capitali europee.

I fatti imputati alle Pussy Riot risalgono al 2022. Come riferisce la Tass, «secondo gli investigatori, nel dicembre di quell’anno Alyokina, Borisova, Burkot e Pletner hanno pubblicato su internet un video musicale con un commento contenente informazioni deliberatamente false sullo schieramento delle forze armate russe. Ad aprile 2024 Alyokhina, Pletner e Petrova hanno partecipato a una manifestazione a Monaco di Baviera contro la presunta distruzione da parte dell’esercito russo delle infrastrutture civili a Mariupol».

Il video incriminato, «Mama, Don’t Watch TV (Anti-War Song)», visibile su YouTube, si apre con un riferimento a Mariupol, la città nella regione di Donetsk che la Russia ha distrutto e poi annesso illegalmente dopo aver invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, ma menziona anche Bucha, il sobborgo di Kiyv teatro di uno dei primi massacri durante l'invasione, e denuncia la complicità dell’Occidente.

Quanto alla manifestazione di Monaco di Baviera dell'aprile 2024, Alekhina è stata anche accusata, insieme a Pletner e Petrova, per una performance che menzionava la distruzione di Mariupol. Durante l’azione, una delle Pussy Riot aveva  urinato su un ritratto di Vladimir Putin.

Le componenti del collettivo condannate hanno negato la loro colpevolezza. Ormai residenti fuori dal Paese, tutte compaiono in una lista di ricercati internazionali.