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«Venezia: la Bocca del Canal Grande da Oriente» (1734 ca, particolare), di Giovanni Antonio Canal, il Canaletto (stime: 8-12 milioni di sterline la coppia). © Christie’s Images Ltd 2023

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«Venezia: la Bocca del Canal Grande da Oriente» (1734 ca, particolare), di Giovanni Antonio Canal, il Canaletto (stime: 8-12 milioni di sterline la coppia). © Christie’s Images Ltd 2023

Classic Week: pezzi (e prezzi) da capogiro per Christie’s e Sotheby’s

Le due concorrenti presentano i loro pezzi forti: da una parte una piccola e particolare «Adorazione dei Magi» di Rembrandt, dall’altra una coppia di vedute veneziane di Canaletto

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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La londinese Classic Week 2023 (5-9 dicembre) conferma l’ormai decennale tradizione di Christie’s e Sotheby’s di confrontarsi in una sorta di duello rusticano. Inizia Sotheby’s con la serata del 6 dicembre offrendo una particolarissima opera di Rembrandt: una piccola tavola di quercia dipinta ad olio in brunaille e grisaille (senza cornice: 24,5x18,5 cm; incorniciato: 35,5x29,5 cm) con l’«Adorazione dei Magi», soggetto corale e come tale poco consueto nella poetica del maestro, stima da 10 a 15milioni di sterline.

L’opera ha avuto vicende agitate sia per provenienza sia per attribuzione: presente nel 1714 nell’inventario del collezionista di Amsterdam Constantyn Ranst, nel giugno 1814 e di nuovo nel giugno 1822 va in asta da Phillips a Londra (come «Rembrandt, The Adoration of the Magi, an extraordinary fine specimen of the master») e negli anni 1950 passa dalla collezione Landry di Parigi a quella olandese Heldring per essere offerto da Sotheby’s Londra nel marzo 1963 sempre come Rembrandt. Acquistato poi in una vendita di Christie’s Amsterdam nel dicembre 1985 come «cerchia di Rembrandt» da un privato tedesco, torna in asta, sempre da Christie’s Amsterdam, nell’ottobre 2021 ancora come «cerchia di Rembrandt».

Altrettanto oscillanti le vicende in letteratura: dall’attribuzione certa al maestro, con datazione 1620-30, dagli anni 1910 ai primi anni 1970, dal 1983 si passa a «cerchia di Rembrandt» ed esecuzione verso il 1630. La mancanza di descrizioni o misure precise nelle fonti del XVIII e XIX secolo rende impossibile il sicuro riferimento a questo dipinto. La tavoletta nell’Inventario Ranst 1714 è stata a volte riconosciuta nell’Adorazione dei Magi, anch’essa en grisaille, dell’Hermitage di San Pietroburgo, tuttavia quel dipinto, entrato nella collezione Vorontsov-Dashkov a inizio Ottocento, non solo è più grande (44,8x39,1 cm) ma è pure su carta incollata su tavola.

La paternità di Rembrandt di questa «Adorazione dei Magi» fu contestata per la prima volta nel 1960 da Kurt Bauch (1897-1975). A ricondurre la tavoletta al maestro fu Werner Sumowski (1931-2015) che diede al dipinto notevole attenzione critica, definendolo opera di alta qualità del 1630 ca. Collegandolo alla «Fuga in Egitto» del Museo di Tours, alla «Negazione di Pietro» della Ishibashi Foundation di Tokyo e all’«Uomo che scrive a lume di candela», della Queen’s University, Ontario, tre opere che il Rembrandt Research Project di Amsterdam considerava della stessa mano e aveva declassato ad opera di allievi, Sumowski decisamente respinse l’attribuzione di tutti i quattro dipinti alla «cerchia di Rembrandt». Posizione poi confermata per «La Fuga in Egitto» dalla riammissione del corpus ufficiale rembrandtiano dai nuovi studi del Rembrandt Research Project, e dalle ricerche e studi per questa «Adorazione dei Magi», che ne hanno perfezionato la datazione al 1628-29.

Il 7 dicembre, Christie’s presenta una coppia di vedute veneziane, opera «ritrovata» del Canaletto (Venezia, 1697-ivi, 1768). Le due tele, «La Bocca del Canal Grande, da Oriente» e «Il Molo, con la Piazzetta e il Palazzo Ducale, dal Bacino», in ottime condizioni e con stima fra 8 e 12 milioni di sterline, raffigurano due soggetti classici, ma sempre fra i più suggestivi, del vedutismo veneziano e furono dipinte intorno al 1734, quando Canaletto era al culmine della sua fama. Committente un collezionista inglese di cui il celebre Joseph Smith (1682 ca-Venezia, 1770, il mercante, collezionista e diplomatico noto come il «console Smith»), agì come agente. Di qualità paragonabile alla serie di vedute nella Royal Collection e a quella del Duca di Bedford, provengono oggi da una collezione privata britannica.

Dalla documentazione dei pagamenti che John Russell quarto duca di Bedford eseguì fra 1734 e 1746 al console Smith per i Canaletto di Woburn Abbey, lo storico dell’arte inglese Charles Beddington suggerisce che queste tele fossero fra le quattro commissionate nel 1733 dalla sorella del Duca di Bedford, Lady Elizabeth Russell contessa di Essex, e a lei inviate da Smith nel settembre 1734 a Torino (dove il marito della committente, William Capel terzo conte di Essex, fu ambasciatore inglese alla corte dei Savoia). Nel 1939, le immagini erano di proprietà di Donald Glass (1881-1944), unico figlio di James G. H. Glass (1843-1911), direttore della Bengal Nagpur Railway Company in India.

Canaletto sviluppò questo gruppo di dipinti dal disegno del 1729, oggi a Windsor nella Royal Collection, che mostra il Bucintoro e Palazzo Ducale: luogo e occasione dei più noti perché vi arrivavano gli ambasciatori presso la Serenissima. Le vedute di Venezia di maggior successo erano infatti quelle con la vista del Molo e della bocca del Canal Grande: Canaletto le dipinse da est e da ovest, divenendo la sua composizione più richiesta quella che mostra Piazzetta e Palazzo Ducale dal Bacino. Dal disegno del 1729 nacquero fra 1730 e 1733 la veduta della collezione Crespi di Milano, quella del Bowes Museum di Durham e la tela del Museo Pushkin di Mosca, acquistata da Caterina la Grande. Un quarto dipinto, più piccolo ed ora nella Royal Collection, fu dipinto per lo stesso console Smith nel 1734 (e inciso da Visentini nel 1735) e del 1734-35 sono le vedute Bedford, Marlborough (già a Langley Park) ed Essex (quelle in vendita): ogni opera ha dimensioni leggermente diverse e ciascuna presenta varianti nelle architetture, nelle figure e nei vascelli, com’era cura tipica di Canaletto.
 

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 29 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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