Il milanese Spazio RT, ha una doppia anima: galleria di design e studio per progettazione d’interni che coesistono in un rapporto di reciproca contaminazione. I linguaggi contemporanei entrano in modo naturale all’interno dell’attività di via Fatebenefratelli che da tempo sviluppa progetti con architetti, designer, fotografi e artisti (tra le numerose collaborazioni si ricordano quelle con lo Studio Luca Guadagnino per l’iniziativa «Attorno al Fuoco / By the fire», quella con l’artista e designer italo-svedese Duilio Forte, il dialogo tra un maestro del design e un artista «optical», in sinergia Matteo Lampertico Fine Art, per la mostra l’«Ineluttabile divenire. Franco Albini e Franco Grignani»).
In occasione della mostra «Moduli, pensieri e immagini. Ceroli 74-Zoboli 24» (fino al 15 luglio) Spazio RT si fa interprete della «sintesi tra i linguaggi», tra l’opera, mai esposta al pubblico, di Mario Ceroli, «Pensieri e immagini di Daria» del 1974 e il primo lavoro in ceramica di Francesca Zoboli, «Tra-vasi» del 2024. Ceroli (Castel Frentano, Chieti, 1938) è scultore di lungo corso che durante la sua carriera si è dedicato anche alla scenografia teatrale e televisiva. Dalla fine degli anni Cinquanta sperimenta l’uso del legno, materiale che diventa il suo d’elezione, quello prediletto. Note sono le sue grandi sagome umane ripetute in modo seriale ma le sue forme comprendono anche lettere, numeri, geometrie, oggetti, che, strizzando l’occhio alla Pop art, reinterpretano i grandi classici della storia dell’arte, dall’uomo vitruviano all’«Ultima cena». Antesignano dell’Arte povera per l’utilizzo che fa di legni bruciati, vetri, piombo, stracci, ghiaccio, carta, cenere e lamiera, Ceroli, si pensi alle caratteristiche dei suoi lavori che irrompono per poi sposarsi nello spazio circostante, è un artista che ama «sconfinare» toccando ambiti paralleli della creatività, dal disegno di ambienti alla progettazione di spazi pubblici.
In un’ottica relazionale tra linguaggi diversi e tra lo stesso spazio espositivo e creatività «confinanti», non stupisce quindi l’accostamento tra la scultura dell’artista abruzzese composta da 25 pannelli in legno di pino grezzo, in cui spiccano figure simboliche, strutture elementari, segni del mito e forme irregolari (questi moduli furono concepiti per il progetto editoriale omonimo pubblicato nel 1974 da Giampaolo Prearo Editore in cui vennero fotografati in bianco e nero insieme a 25 opere grafiche di Giuseppe Chiari; successivamente l’opera è stata integrata in un progetto architettonico), e «Tra-vasi», opera in ceramica di Francesca Zoboli, visual designer, decoratrice e pittrice, con una lunga pratica nelle arti applicate.
Una monumentale plastica composta da quattro pannelli di quasi tre metri giustapposti tra loro, ammicca a una «geometria primordiale, archetipo e origine di ogni forma plasmata, che nel 2021 Zoboli aveva approfondito nel libro Travasi, edito da La Grande Illusion». Oltre alla ceramica sono esposte le illustrazioni dello stesso volume, in copie numerate e firmate in stampe digitali fine art. Arredi progettati da Spazio RT e pezzi storici di design, in forma scomposta, non assemblati, arricchiscono il percorso che assume le sembianze di un raffinato ambiente familiare e domestico. «L’idea è quella di un fermo-immagine che fissa gli oggetti lungo il percorso progettuale e costruttivo, in un momento diverso dalla loro condizione ordinaria e compiuta: un gesto che apre ciò che normalmente è concluso, che chiede allo sguardo di indagare la forma nel suo percorso creativo e per sua natura dinamico. Raccogliendo così il suggerimento di Ceroli e Zoboli in cui il molteplice, nella fruizione, può sostituirsi a una visione unitaria», dichiarano dalla galleria.