Chiara Massimello
Leggi i suoi articoliQualcosa di interessante sta accadendo intorno alla fotografia. Dopo anni dominati dalla pittura figurativa, anche le grandi gallerie internazionali la guardano e la propongono con crescente interesse, cercando di avere in esclusiva i maggiori interpreti dell’immagine per includerli tra i loro artisti «stellari». Tyler Mitchell e Jeff Wall da Gagosian, Alfredo Jaar e Shirin Neshat da Goodman Gallery, Thomas Ruff e Diane Arbus da David Zwirner e così via. Mentre per le case d’asta internazionali la fotografia sembra vivere un momento di difficoltà (è stato ridotto il numero di vendite e di personale nei dipartimenti dedicati), si aprono nuovi spazi in tutta Europa, sia pubblici, come la nuova imponente sede del Museo Nazionale della Fotografia di Rotterdam, che privati (a Milano, su prenotazione, la Casa Museo Molinario Colombari).
In primavera poi, smaltiti i clamori di Paris Photo e in attesa dei grandi festival di fotografia (Exposed, Fotografia Europea, Les Rencontres d’Arles e Cortona On The Move), si rincorrono tra marzo e maggio tre fiere dedicate all’immagine: comincia Milano, poi Torino e infine Londra. Con un nuovo sponsor di rilievo, inizia MIA Photo Fair BNP Paribas, dal 20 al 23 marzo. Sotto la guida di Francesca Malgara, saranno presenti, negli spazi milanesi di Superstudio Più, 76 gallerie italiane e internazionali. La fiera sarà incentrata sul tema dei «Dialoghi», anche nelle due sezioni curate da Domenico de Chirico ed Emanuela Mazzonis di Pralafera e avrà un focus dedicato alla Svizzera presentato da Rischa Paterlini e patrocinato dal Consolato Svizzero Italiano.
A Torino, dall’8 all’11 maggio arriverà la sesta edizione di The Phair, per la seconda volta ospite nel maestoso spazio riqualificato delle Ogr (Officine Grandi Riparazioni). Una fiera elegante che sembra piacere anche alle gallerie internazionali: quest’anno oltre a Jaeger Art, arrivano Persons Projects, Kuchei+Kuchei, Luisa Catucci.
Alla sua decima edizione, dal 15 al 18 maggio, Londra accoglierà alla Somerset House Photo London. Complice l’anniversario e la nuova direzione di Sophie Parker, la fiera promette di organizzare un’edizione particolarmente vivace, a partire dalla nuova sezione «Positions» curata da Maria Sukkar, dove mecenati e collezionisti sono invitati a segnalare artisti non rappresentati da sostenere in una mostra appositamente realizzata per l’evento.

Richard Mosse, «Of Lillies and Remains», 2012, Milano, Collezione Roberto Spada
Quali fiere visiteranno i collezionisti e che opere stanno cercando o sognano di aggiungere alle loro raccolte? Roberto Spada, commercialista e collezionista milanese, conterebbe di visitarle tutte, ma con MIA Photo Fair ha un rapporto privilegiato e di collaborazione già da alcuni anni. Della fiera milanese apprezza particolarmente il focus che ogni anno Rischa Paterlini presenta su una determinata area geografica del mondo: «Mi piace la fotografia indiana, mediorientale e quella iraniana». Per la sua collezione è interessato a immagini dalle tematiche forti, intense e a volte anche provocatorie: come gli scatti sull’eccidio in Congo del fotografo irlandese Richard Mosse (1980), già in collezione; sogna di riunire insieme i pezzi di una mostra della fotografa francese Bettina Rheims (1952) dedicata alla vita di Gesù ambientata ai giorni nostri (1998), vista a Berlino qualche anno fa ma indimenticabile. Donata Pizzi, fotografa e collezionista che da molti anni si dedica con passione a riunire immagini sulla fotografia italiana al femminile, sta lavorando alla realizzazione del suo spazio espositivo che si aprirà a Roma nell’autunno. «Non so se riuscirò a visitare le fiere in primavera, ma verrò certamente a Torino per Exposed. Non cerco nulla in particolare. Ora mi interessa molto la stampa 3D da fotografia. Ho già un lavoro dell’artista Claudia Petraroli (1987), “La pregunta de sus ojos, Paesaggio #1 e #2”, e ho acquisito, dalla galleria Eugenia Delfini “Oceanine (collateral Histories)”, un’opera di Giulia Parlato (1993) e Giovanna Petrocchi (1988), due artiste e amiche che hanno fatto un progetto insieme».
Massimo Prelz Oltramonti, che vive a Londra e colleziona fotografia e lavori su carta, vedrà certamente The Phair a Torino e poi Paris Photo, «punto di riferimento per la fotografia» in autunno. Pur avendo riunito un’importante collezione di fotografia storica italiana (dal 1920 al 1970), oggi guarda al contemporaneo «con una particolare attenzione per i contenuti rispetto alla forma: Alfredo Jaar (1956), Michael Schmidt (1945-2014), Carrie Mae Weems (1953) e Frida Orupabo (1986) e mi piacerebbe poter avere un’opera di Wolfgang Tillmans (1968)».
Andrea Fustinoni, amministratore delegato dell’Hotel Miramare di Santa Margherita Ligure e collezionista dagli anni Novanta di arte contemporanea, fotografia e tutto ciò che ruota intorno all’immagine, cerca di visitare sempre Art Basel, nelle due edizioni europee, e Artissima, ma con la sua associazione culturale MiramArt, partecipa da tre edizioni a MIA Photo Fair con un premio di acquisizione. «Amo molto girare per gallerie dove si crea un reciproco rapporto di fiducia tra gallerista e collezionista. Oggi ci stiamo muovendo su diversi filoni: Jaime Welsh (1994), giovane fotografo molto interessante, e seguiamo con grande attenzione il lavoro di Irene Fenara (1990) a cui abbiamo anche commissionato un video site specific. Amo molto il lavoro di Francesco Gennari e da poco abbiamo acquisito “The Journey” di Rossella Biscotti (1978) e “The Bell Tools Upon The Waves” di Adrian Paci (1969)».
Una doppia visione: da una parte artisti già affermati e dall’altra lo sguardo puntato alla ricerca dei più giovani. Giovanna Marianacci, romana di base a Milano, collezionista di arte contemporanea, ha scoperto da pochi anni il piacere di visitare MIA Photo Fair e The Phair, «un’occasione per scoprire questo mondo rispetto alle classiche fiere in cui domina la pittura e la fotografia scarseggia». Sogno nel cassetto è una stampa di Francesca Woodman (1958-81), cercata disperatamente, «ma fatico a trovare un’edizione limitata a poche tirature, o comunque una delle prime edizioni. A volte mi spaventa la poca chiarezza sulle tirature, soprattutto sulle fotografie storiche o sugli artisti che hanno prodotto poco. Certamente due classici che mi piacerebbe poter avere in collezione sono Luigi Ghirri (1943-92) e una stampa vintage di Man Ray (1980-76)».
Se a tutto questo aggiungiamo il lavoro di alcune istituzioni private e pubbliche (e penso al Pac, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, alle Gallerie d’Italia-Torino, al Museo MaXXI di Roma), si prospetta una bella primavera.

Mario Gabinio, «Torino, giostra Zeppelin in movimento, ripresa notturna», 1934, Torino, Archivio Fotografico dei Musei Civici, Fondazione Torino Musei, Fondo Gabinio, Courtesy The Phair, Torino
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