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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliÈ uno dei monumenti più curiosi e affascinanti della Roma antica, la cosiddetta «Tomba del Fornaio» a Porta Maggiore. In realtà Eurisace, vissuto nel I sec. a.C., più che semplice fornaio era un liberto di origine greca divenuto un ricco imprenditore del pane, il cui sepolcro databile al 40-30 a.C. ha una forma così insolita ed evocativa (gli oculi della parte superiore del rivestimento in travertino rappresenterebbero le impastatrici usate nei forni) da ispirare varie costruzioni di epoca fascista, come l’edificio dell’Acea di Raffaele De Vico proprio di fronte e il Cinema Aquila al Pigneto.
Da marzo alla Centrale Montemartini un focus ha riproposto l’appena restaurato rilievo funerario del sepolcro, con i ritratti a figura intera di Eurisace e della moglie Atistia, invisibile da una ventina d’anni, alla cui base è stata posta la scritta dedicatoria, concessa dal Museo Nazionale Romano, e il plastico della tomba in gesso patinato degli anni Trenta, prestato dal Museo della Civiltà Romana, realizzato sui disegni dell’archeologo Luigi Canina alla riscoperta del monumento nel 1838, quando venne demolito il bastione di inizi V secolo voluto dall’imperatore Onorio che lo aveva inglobato.
Al rilievo in marmo pentelico, parecchio abraso, che in origine ornava la facciata orientale del sepolcro, si è deciso di integrare in gesso patinato la testa di Atistia, rubata nel 1934 ma attestata da foto d’epoca. Il nuovo allestimento, a cura come il restauro della Sovrintendenza Capitolina, oggi introduce la Galleria dei ritratti repubblicani, vanto del museo, accompagnandosi ad altri importanti (e più integri) esempi di rilievi funerari, come quello dei Coniugi di via Statilia.

In primo piano, il rilievo funerario del sepolcro di Eurisace, alla Centrale Montemartini
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