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Dall’orto del Carciofo al re di Francia

Maria Grazia Bernardini

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È di grande interesse il volume dedicato al Recueil de peintures antiques, a cura di Erminia Gentile Ortona e Mirco Modolo ed edito da De Luca Editori d’Arte, in quanto non solo pone all’attenzione degli studiosi un testo noto solo a una ristretta cerchia di specialisti e che fu di importanza fondamentale per il futuro sviluppo del Neoclassicismo, ma, grazie anche all’analisi della corrispondenza intercorsa tra gli autori del testo (il conte di Caylus, Pierre Jean Mariette e l’abbé J. Jacques Barthélemy), eruditi italiani (padre Paolo Maria Paciaudi e monsignor Giovanni Gaetano Bottari) e Mathieu de la Teulière, direttore dell’Accademia di Francia in quegli anni, fa emergere con evidenza la vivacità del mercato di stampe e l’interesse del re Luigi XIV e dei suoi stretti consiglieri per il mondo antico. 

Il Recueil de peintures antiques, uscito a Parigi tra il 1757 e il 1760, è un volume stampato in trenta esemplari che riproduce fedelmente un manoscritto curato dal conte di Caylus, famoso archeologo, e oggi conservato nella Bibliothèque Nationale de France. Il manoscritto comprende trentatré disegni acquarellati, realizzati negli anni 1685-90 da Pietro Santi Bartoli, uno degli incisori più noti del Settecento italiano, l’Avertissement di Caylus, e l’Explication de la Mosaïque de Palestrine di Barthélemy. La parte forse più interessante riguarda i trentatré disegni che facevano parte di un gruppo di sessantacinque acquerelli raffiguranti pitture antiche presenti a Roma (ad esempio il mosaico delle Nereidi ritrovato in un orto detto del «Carciofo» o gli affreschi nella vigna de Nobile al Colosseo) che Bartoli aveva eseguito per il re di Francia. 

Dispersi già nel 1693, Caylus ne rintracciò una parte quasi sessant’anni dopo (trentatré disegni mentre altri trentadue esemplari saranno rintracciati presso il Royal Institute of British Architects di Londra) e data la bellezza e l’importanza di tali acquerelli decise di  raccoglierli in un prezioso manoscritto che donò al re Luigi XV nel 1764 e poi di farli incidere «al tratto» e dipingere, con cura scrupolosa, affinché le incisioni fossero il più fedele agli originali. Caylus stesso dichiarava lo spirito che aveva animato l’impresa, lunga e costosa, l’intento cioè di rivelare a un pubblico più vasto la bellezza, l’armonia, la raffinatezza dei colori della pittura antica romana, in cui si vedeva con chiarezza l’influenza dell’arte greca. Anche se fu Mariette a supervisionare l’impresa editoriale, è di Caylus l’idea, l’impegno personale e in parte finanziario, di creare il primo libro di storia dell’arte a colori. 

Caylus e la riscoperta della pittura antica. Attraverso gli acquarelli di Pietro Santi Bartoli per Luigi XIV. Genesi del primo libro di storia dell’arte a colori
di Erminia Gentile Ortona e Mirco Modolo
279 pp., ill. col. e b/n
De Luca Editori d’Arte, Roma 2016
€ 90,00

Maria Grazia Bernardini, 17 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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