Fino al 28 maggio, il Foam presenta la mostra «Father», che per la prima volta espone nella sua interezza l’omonima serie, creata tra il 2014 e il 2024, con cui la fotografa americana, di origine armena, racconta il viaggio alla ricerca del padre da cui è stata allontanata durante l’infanzia e costruisce una relazione con lui.
Diana Markosian (1989) ha solo sette anni quando, pochi anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, viene svegliata dalla madre nel cuore della notte, chiedendole di prendere le cose a cui tiene di più. Poche ore dopo, Markosian si imbarca su un aereo con la madre, il fratello di 11 anni e uno zaino di Bambi pieno di bambole: anche se lei lo ignora, la destinazione è Santa Barbara, California, dove li aspetta il futuro patrigno, che ha sponsorizzato il loro visto in seguito a una relazione epistolare. La madre, scoprirà Markosian da adulta, è una delle cosiddette «mogli per corrispondenza», forzata a cercare una vita migliore per sé e i figli negli Stati Uniti dopo che la dissoluzione dell’Unione Sovietica le preclude ogni opportunità di carriera, condannando la famiglia alla povertà. Del padre, che non ha salutato prima di partire, non sa più nulla: sua madre ne taglia la figura dalle fotografie di famiglia e Markosian e il fratello ne dimenticano la fisionomia. I due impiegheranno quasi vent’anni prima di tornare a Mosca, la loro città natale, e poi in Armenia, da cui proviene la famiglia, nel tentativo di trovarlo.
Nel frattempo, Markosian si costruisce una reputazione come fotografa, combinando diversi approcci e discipline in uno stile narrativo unico, a cavallo tra la fotografia documentaria e quella concettuale. Vince premi internazionali e le sue opere vengono esposte in istituzioni quali il San Francisco Museum of Modern Art, l’International Center of Photography e la National Portrait Gallery di Londra. Quando finalmente si ricongiunge con la famiglia paterna, quindi, la fotografia diventa la scelta ovvia per processare le proprie emozioni.
Con fotografie di famiglia, fotografie documentarie e immagini d’archivio, «Father» mette in mostra il dolore della separazione: le lettere mai spedite e mai ricevute, i tentativi del padre di ritrovare i figli, il risentimento verso l’abbandono percepito. E poi, quando finalmente si incontrano, Markosian continua ad affidarsi al medium fotografico per raccontare le difficoltà di creare una relazione, di condividere una quotidianità, di accettare la nuova famiglia di lui. Difficoltà che non sono mai svanite: come scrive Markosian in accompagnamento alla serie, «Continuo a cercarlo. Penso che lo farò sempre».

Diana Markosian, «My Father’s reflection» dalla serie «Father», 2016. © Diana Markosian