Mariella Rossi
Leggi i suoi articoliC’è un principio che distingue le BAW – Bolzano Art Weeks dell’Alto Adige Südtirol dalle iniziative analoghe che hanno proliferato negli ultimi decenni nelle altre città d’Italia e d’Europa: l’idea di un’arte che abbia il compito dichiarato di influire profondamente sulla società. Le BAW, nate da un’idea di Nina Stricker e organizzate da Cooperativa 19 in collaborazione con Südtiroler Künstlerbund e LanaLive-Südtirol Kultur, uniscono e attivano il variegato sistema artistico locale in un calendario coordinato senza fini commerciali. Non un opening collettivo di gallerie private né il corollario di una fiera mercato, semplicemente una open platform for all, una realtà aperta tramite open call a tutte le persone e le istituzioni che ne condividono i principi. Un’idea d’inclusione che non ha abbassato il livello della qualità e che si è dimostrata vincente. «Quando abbiamo iniziato quattro anni fa, racconta l’ideatrice di BAW, Nina Stricker, non eravamo sicuri del risultato, ma siamo stati incoraggiati dalla prima proposta pervenuta, di grande qualità e arrivava da un artista consolidato. Questo ci ha incoraggiati, abbiamo capito che poteva funzionare».
Dieci giorni, dal 27 settembre al 6 ottobre, di eventi, performance e apertura di mostre e progetti nei luoghi abitualmente designati alla cultura o adottati in modalità pop up, con aperture occasionali di spazi, spesso dismessi o in attesa di destinazione. Sono molte anche le proposte di spazi messi a disposizione da cittadini. C’è la Collezione Enea Righi in mostra a Museion con oltre 150 opere, da Enzo Mari a Sonia Boyce, e un allestimento impeccabile firmato dal direttore Bart van de Heide. La mostra, intitolata «Among the Invisible Joins», inaugurata in occasione della BAW e visitabile fino al 2 marzo, è curata da van der Heide, Frida Carazzato, Brita Köhler e Leonie Radine, in collaborazione con il collezionista Lorenzo Paini. Nell’estesa mappa di BAW, che suddivide la città in cinque zone geografiche e alterna istituzioni consolidate e iniziative giovani, troviamo CUT, progetto curatoriale particolarmente fresco, fondato a Bolzano nel 2021 da Leonardo Cuccia e Maximilian Pellizzari, che occupa temporaneamente con una personale di Silvia Hell (Bolzano, 1983) uno spazio a primo piano di Casa Spadafora (via dei Portici 48), attualmente oggetto di rinnovamento architettonico. BAW genera di situazioni e facilita interazioni e costruzioni: non a caso «bau», la pronuncia inglese dell’acronimo, corrisponde al termine tedesco che significa costruzione.
Tra gli spazi di BAW24 vi è la Galleria Stazione Uno, il Bunker H di via Fago, scavato dai nazisti per 7mila metri quadrati dentro le rocce del Monte Guncina nel 1943-44, un monumento storico di proprietà demaniale, a lungo abbandonato (ora gestito dalla Cooperativa Talia). Questo luogo entra per la prima volta nelle rotte del BAW con una sezione del BAW24 WINNERS, il premio istituito fin dalla prima edizione. Tra i vincitori, sparsi per la città, Elisa Grezzani con un coloratissimo container al NOI Techpark. Tra gli effetti innescati da BAW il rientro di artisti sudtirolesi trafseriti all’estero che tornano a esporre a «casa», come Esther Stocker, che ha lo studio a Vienna, e Patrick Rampelotto. BAW prevede inoltre, fin dal primo giorno, matinée e proposte dalle 8 del mattino, ad arricchire la proposta cittadina legata all’arte. Tema di quest’anno: «WELLbeing WELfare WELcome», con tanto di meditazioni guidate nella Stanza del Silenzio nell’Ospedale di Bolzano, dove si trovano le opere permanenti di Monica Smaniotto e Nadia Tamanini. Tra le tante mostre in lista, che proseguono oltre il periodo di BAW, ci sono «Heimat» al Südtiroler Künstlerbund, diretto da Lisa Trockner, e «Anna Scalfi Eghenter» da Ar/ge Kunst. Tra i partecipanti anche la Fondazione dalle Nogare, che da sempre dimostra senso di generosità nella volontà di condividere la propria collezione privata: in occasione della BAW ha aperto «Emilio Prini. Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma, 1970-71», a cura di Luca Lo Pinto Timotea Prini, Andrea Viliani, da vedere (fino al 22 febbraio) insieme alla collezione permanente e alla mostra dedicata alle ricerche di Andrea Fraser attorno sul tema del collezionismo.
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