Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Jean-François Millet, «L’Angélus», 1857-59, Musée d'Orsay, Parigi

© Musée d'Orsay, Dist. Grand Palais Rmn / Patrice Schmidt

Image PREMIUM

Jean-François Millet, «L’Angélus», 1857-59, Musée d'Orsay, Parigi

© Musée d'Orsay, Dist. Grand Palais Rmn / Patrice Schmidt

Dopo 50 anni Millet torna a Londra

Nel 150mo anniversario della morte la National Gallery omaggia il pittore accusato di essere «un pericoloso anarchico»: esposto anche «L’Angélus» del Musée d’Orsay

Dal 7 agosto al 19 ottobre con «Millet: vita nei campi» la National Gallery di Londra dedica, dopo quasi cinquant’anni, una mostra al pittore francese, ricordandone il 150mo anniversario della morte. All’epoca Jean-François Millet (1814-75) godeva di una certa notorietà presso un gruppo di appassionati collezionisti del Regno Unito, che portò all’acquisto del consistente nucleo di opere oggi presente nelle collezioni pubbliche d’Oltremanica. Tra dipinti e disegni la mostra ne espone 13, fra cui il celebre «Vagliatore» (1847-48 ca), acquisito nel 1978 dalla National Gallery, e il drammatico «L’Angelus» (1857-59) del Musée d’Orsay di Parigi.

«L’eccezionale prestito de “L’Angélus”, l’opera più celebre di Millet, concentrerà l’attenzione del pubblico su questo affascinante pittore della vita rurale, a volte accusato di essere un pericoloso anarchico, afferma il direttore della National Gallery, Gabriele Finaldi. L’ossessione di Salvador Dalí per quest’opera l’ha resa ancora più famosa».

Rinaldi allude al testo Il mito tragico dell’Angelus di Millet, scritto in francese tra 1932 e 1935, in cui il maestro surrealista applica i principi dell’automatismo psichico teorizzato da André Breton e le teorie lacaniane sulla psicosi paranoica offrendo un’affascinante lettura del capolavoro di Millet, dietro la cui drammaticità intuisce il tema della veglia funebre per un bambino morto. Un’ipotesi in larga parte confermata dall’analisi del dipinto, effettuata dal Louvre nel 1963 e fortemente voluta da Dalì, che rilevò una forma sepolcrale nella cesta ai piedi della donna, oggetto di un successivo pentimento da parte dell’artista.

La mostra londinese, curata da Sarah Herring, focalizza il periodo compreso tra gli ultimi anni parigini di Millet, nato in Normandia da una famiglia contadina, e la seconda metà dell’Ottocento, quando l’artista si focalizzò sulla rappresentazione della vita rurale diventando uno dei principali esponenti della Scuola di Barbizon. «Millet ha conferito dignità e nobiltà ai braccianti agricoli, raffigurandoli con empatia e compassione e assegnando loro uno status solitamente riservato a personaggi storici», sottolinea Herring, che ha strutturato il progetto espositivo in quattro sezioni.

La prima si concentra su tema della semina e dei lavori nei boschi. Compaiono qui, oltre al celebre «Vagliatore», opere come «Il seminatore» (1847-48) del National Museum di Cardiff e «Gli spaccalegna» (1850 ca) della National Gallery of Scotland. Si tratta di opere il cui afflato sociale, nonostante l’ottima accoglienza riservata al «Vagliatore» dal Salon del 1848, provocò reazioni discordi, che le fecero amare dai progressisti ma anche etichettare come sovversive, nonostante Millet non abbia mai dichiarato il proprio orientamento politico.

Al centro della mostra compare ovviamente «L’Angélus», mai accettato dal committente originale e quindi varie volte venduto, e divenuto solo successivamente un’icona amata da Van Gogh, Degas e Pissarro.

La terza sezione guarda al lavoro femminile attraverso opere come «La guardiana delle oche» (1854-56, anche questa conservata a Cardiff), «La lattaia» (1853 ca) del Barber Institute of Fine Art di Birmingham e due disegni di pastorelle provenienti dalla Cooper Gallery di Barnsley e dal Fitzwilliam Museum di Cambridge, per la prima volta esposti insieme.

Si concentra invece sui soggetti più vulnerabili della società contadina, come gli anziani, l’ultima sezione, dedicata a quella raccolta della legna ben rappresentata da «I raccoglitori di fascine» (1850-55) oggi alla National Gallery of Scotland di Edimburgo.

Elena Franzoia, 04 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

Dopo 50 anni Millet torna a Londra | Elena Franzoia

Dopo 50 anni Millet torna a Londra | Elena Franzoia