Si intitola «Beneath the Surface», ed è diretta per il secondo anno da Menno Liauw e Salvatore Vitale, la seconda edizione di EXPOSED Torino Foto Festival, di scena dal 16 aprile al 2 giugno in sette sedi espositive (Accademia Albertina, Archivio di Stato, Camera, Gallerie d’Italia-Torino, GAM, OGR e Palazzo Carignano). Dodici mostre, tra personali e collettive, di sedici artisti da dodici Paesi (Italia, Germania, Regno Unito, Svizzera, Stati Uniti, Taiwan, Hong Kong, Bolivia, Congo, Zimbabwe, Sud Africa e Palestina), più conferenze, incontri e un nutrito public program per un festival che cresce insieme alla città estendendosi nel tempo, dialogando e interagendo con altre importanti iniziative, tutte di respiro internazionale, come Torino Jazz Festival (20-30 aprile), The Phair (9-11 maggio) e Salone del Libro (15-19 maggio). Con un budget di 700mila euro, finanziati dalla cabina di regia composta da Città di Torino, Regione Piemonte, Camera di Commercio di Torino, Intesa Sanpaolo, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT in sinergia con Fondazione CRT per l’Arte Moderna e Contemporanea, la seconda edizione di EXPOSED «è un motore di nuove idee, un luogo in cui fare incontrare visioni artistiche e riflessioni critiche, che trascendono i confini geografici, per affrontare le sfide del nostro tempo con uno sguardo creativo e inclusivo», spiegano i direttori artistici Menno Liauw e Salvatore Vitale. Il festival ha anche il merito di «rinsaldare il legame storico della città con la fotografia, che negli anni ’80 ha visto inaugurare la Fondazione Italiana per la Fotografia per poi arrivare, in tempi più recenti, alle aperture di Camera e delle Gallerie d’Italia-Torino e poi The Phair di Roberto Casiraghi o spazi indipendenti come Mucho Mas. Senza contare i tantissimi collezionisti di fotografia», spiega Patrizia Sandretta Re Rebaudengo, presidente della Fondazione CRT per l’Arte Moderna e Contemporanea (che conta nella sua collezioni almeno 350 fotografie).
«Per le Gallerie d’Italia – aggiunge Antonio Carloni, vicedirettore delle Gallerie d’Italia - avere un festival come EXPOSED in città è strategico, ma fa anche parte dell’identità che Intesa Sanpaolo, prima dell’apertura delle Gallerie d’Italia, aveva deciso di legare alla fotografia: il linguaggio che rappresenta la lettura più immediata del contemporaneo. È evidente che per fare un festival ci vuole tempo, non avviene tutto alla prima edizione e neanche alla seconda, ma il festival cresce ed è più strutturato, nelle date, nel tema e negli attori coinvolti». «La prima edizione era dedicata ai Nuovi Paesaggi – ricorda il codirettore artistico Menno Liauw - il paesaggio rappresenta la superficie della nostra realtà. Quest’anno invece abbiamo scelto artisti che si concentrano nella ricerca, sull’andare oltre, su che cosa plasma il mondo e su che cosa accade se andiamo a cambiare il mondo. Scaviamo quindi non soltanto sotto, ma anche oltre la superficie delle cose». Tra le mostre annunciate nel cartellone, all’Accademia Albertina, nuovo quartier generale del Festival, sarà esposta la produzione realizzata ad hoc della giovane emergente Valeria Cherchi. Insieme a lei l’italo-togolese Silvia Rosi, che analizza nel suo lavoro temi legati alla seconda generazione della diaspora africana. Sempre all’Accademia anche un maestro della fotografia come Gregory Halpern (Agenzia Magnum), che partecipa con il progetto «Omaha Sketchbook» (2005-19) che analizza le contraddizioni della provincia americana. Georges Senga ricostruisce invece un’atroce storia di colonialismo in Congo negli anni Settanta, Ottanta. Alle Gallerie d’Italia-Torino, una grande retrospettiva di Carrie Mae Weems, «una delle più importanti autrici afrodiscendenti viventi, americana, che racconta da 40 anni delle ingiustizie, dei deboli e degli emarginati», spiega Carloni. Al centro della mostra il nuovo lavoro su committenza «Preach», che analizza l’eredità spirituale e religiosa nelle varie generazioni afrodiscendenti. Alla GAM, infine, la produzione del vincitore dell’EXPOSED GRANT for Contemporary Photography 2024, il giovane boliviano River Claure, che presenterà un lavoro realizzato nella foresta amazzonica dove il mito della giungla si intreccia con la realtà di un territorio sfruttato e desolato. Tra le novità, infine, anche Photomatch, un portfolio review con professionisti internazionali, che si svolgerà all’Accademia Albertina e una serie di mediazioni dedicate alla nuove generazioni.