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Ed Atkins, Pianowork 2, 2023.

the Artist, Cabinet London, dépendance, Brussels, Gladstone Gallery, New York and Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin

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Ed Atkins, Pianowork 2, 2023.

the Artist, Cabinet London, dépendance, Brussels, Gladstone Gallery, New York and Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin

Ed Atkins e i sentimenti digitali, alla Tate Britain

A Londra la prima grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti più influenti della scena britannica contemporanea

Noto principalmente per i video generati a computer e le animazioni, il lavoro di Ed Atkins (Oxford, 1982) reinterpreta la tecnologia in una chiave del tutto originale. L’obiettivo è l’abolizione di una netta demarcazione tra il mondo digitale e la sfera dei sentimenti umani. Spesso, infatti, il protagonista delle sue opere è un avatar generato a computer che, attraverso poetici soliloqui, si rivolge in maniera diretta e intima all’osservatore. Quello che emerge da questi monologhi è una sorta di analisi introspettiva che sembra attribuire una propria coscienza a un essere interamente artificiale. Quest’effetto, profondamente straniante, può indurre un certo senso di fascinazione e repulsione. Le opere di Atkins esplorano dunque uno spazio ibrido in cui aspetti complessi dell’emotività umana e tematiche come amore e perdita sono traslati e affrontati da un “io” tecnologico.

La retrospettiva in scena alla Tate Britain dal 2 aprile al 25 agosto 2025 ripercorre interamente gli ultimi quindici anni della carriera di Atkins, disponendo l’una accanto all’altra le opere digitali insieme a scritti, dipinti, ricami e disegni. Ciò che emerge da questo affiancamento è la contrapposizione tra il mondo digitale, inconsistente ed evanescente, e il mondo fisico, materico e malleabile. Entrambi contribuiscono a restituire la complessità della sua produzione. 

Il vissuto personale di Atkins è strettamente legato alla sua produzione artistica. Molto spesso infatti sono eventi privati a decretare la genesi di un’opera, così come i suoi sentimenti e il suo corpo vengono presi come modelli per i suoi lavori. Allo stesso modo, l’inseparabilità tra arte e vita si riproietta nella mostra, non tanto attraverso un carattere cronologico o biografico, quanto più nel tentativo di trasmettere il confuso svelarsi dell’esistenza attraverso digressioni, errori, incoerenza e interruzioni. Per creare questa sensazione Atkins distribuisce le opere in più stanze, le ripete o ne altera il formato. L’artista vuole così trasferire l’essenza della vita, delle emozioni e della sensibilità umana, nel modo più complesso che si possa fare: lasciando le sensazioni dispiegarsi in maniera libera e accordandosi alla percezione del fruitore.

La mostra inizia con due opere video precoci, dove entrambe preannunciano una sintassi visiva e auditiva che contraddistingue i futuri lavori dell'artista. In tutti i suoi video sono presenti infatti alcuni elementi, come la messa a fuoco automatica o suoni apparentemente involontari, tramite cui si sottolinea che stiamo guardando qualcosa di profondamente artificiale.

Ed Atkins, Pianowork 2, 2023. Courtesy: the Artist, Cabinet London, dépendance, Brussels, Gladstone Gallery, New York and Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin

Ed Atkins, Pianowork 2, 2023. Courtesy: the Artist, Cabinet London, dépendance, Brussels, Gladstone Gallery, New York and Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin

I lavori più tardi, invece, vedono Atkins passare esclusivamente all’uso di animazioni generate a computer. Allo stesso tempo, però, l’artista prende in prestito tecniche da letteratura, cinema, videogames, musica e teatro. Per esempio, molti di questi video animati sono in realtà performance dell’artista trasposte nei suoi avatar digitali.

Tra i temi centrali della mostra, sicuramente troviamo la perdita. A partire dall’episodio del lutto del padre, nelle opere di Atkins emerge un desiderio di sublimare la morte attraverso la trasposizione tecnologica di una persona nel suo avatar virtuale. Questo sentimento pervade anche il lungometraggio realizzato in collaborazione con il poeta Steven Zultanski che, presentato in anteprima assoluta nella mostra, affronta la tematica del lutto e della malattia. Anche l'autoritratto è un filo conduttore nel lavoro dell'autore. Nei dipinti di materassi che portano tracce di corpi assenti, nei disegni a matita di parti del suo corpo, così come nell’eco della sua voce nei video, è come se una versione di Atkins fosse sempre presente nelle sue opere.

Il continuo esame, quasi quasi nevrotico, del proprio corpo da parte dell’artista rivela un aspetto sempre più centrale nel nostro contemporaneo, ovvero una crescente ansia rispetto alla propria identità. Tuttavia, allo stesso tempo, sembra nascere da un desiderio antico di provare a capire chi si è e come si vuole apparire nel mondo. Così, sia in forma analogica che digitale, le opere di Atkins sono un intreccio di realtà, artificio e di riflessioni sulla vita. Al centro della mostra ci sarà una massa di disegni su Post-It che l'artista ha realizzato per i suoi figli. Si tratta di piccoli tentativi, a volte difficili da interpretare, di comunicare un sentimento. Questi disegni sono gioiosi, giocosi, assurdi, confessionali e pieni di amore. Nel loro essere tali, ci insegnano un modo diverso di guardare e di sentire: ci ricordano il valore della spontaneità e l’importanza della comunicazione emotiva.

Serena Macchi, 01 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Ed Atkins e i sentimenti digitali, alla Tate Britain | Serena Macchi

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