Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Ettore Spalletti,, «Coppia legata» (dettaglio), 1987.

Credits Mario Di Paolo.

Image

Ettore Spalletti,, «Coppia legata» (dettaglio), 1987.

Credits Mario Di Paolo.

Ettore Spalletti, Gino De Dominicis e Franz West: la metafisica non cerca consolazione

Dal 28 gennaio al 28 marzo 2026, Vistamare ospita a Mialno «Converging trajectories: Ettore Spalletti meets Gino De Dominicis and Franz West», una mostra che esplora luce, fisicità e presenza, in un percorso che indaga tempo, corpo e ruolo dell’arte come esperienza vissuta

Nicoletta Biglietti

Leggi i suoi articoli

Luce, fisicità, presenza. Tre coordinate che attraversano la mostra in programma a Vistamare (Milano) dal 28 gennaio al 28 marzo 2026, dove le opere di Ettore Spalletti, Gino De Dominicis e Franz West si intrecciano in un percorso che indaga il tempo, il corpo e il ruolo dell’arte come esperienza vissuta. Il primo asse del confronto è affidato a Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940 - Spoltore, 2019). La sua ricerca si fonda su un rapporto costitutivo tra opera e spazio, concepiti come elementi reciprocamente condizionanti, capaci di trasformarsi l’uno attraverso l’altro. Il colore, in particolare l’azzurro ricorrente, non si limita a un riferimento spirituale, ma rimanda a dimensioni concrete come aria e acqua, divenendo materia viva dello spazio. La luce è parte integrante della struttura dell’opera: fin dagli anni Sessanta materiali come il plexiglas – in «Curva 32 (Struttura)» del 1966 – amplificano la relazione tra superficie e percezione. Influenzato dalla teoria della Gestalt, Spalletti considera l’opera un «sistema complesso», in cui il tutto si definisce come più della somma delle parti. Il colore muta con la luce, generando fenomeni percettivi imprevedibili che l’artista integra nella costruzione dell’esperienza. Le opere spesso saturano interi ambienti, trasformandoli in spazi immersivi, sospesi rispetto alla quotidianità, in dialogo costante con il contesto architettonico e il paesaggio, compreso quello dell’Abruzzo, sua terra d’origine.

Le superfici luminose di Spalletti trovano un legame con l’opera di De Dominicis, che affronta il tempo come materia stessa dell’indagine artistica. Se Spalletti sospende lo spazio nella percezione, De Dominicis mette in crisi la linearità temporale, interrogando i confini della percezione e della conoscenza. Gino De Dominicis (Ancona, 1947 – Roma, 1998) è stato tra gli artisti più controversi del Novecento italiano. La sua pratica abbraccia pittura, scultura e architettura, strumenti di una ricerca radicale che rifiuta definizioni e convenzioni. Temi come la morte, l’immortalità, la possibilità di realizzare l’impossibile e l’arte come mezzo per sovvertire l’irreversibilità dei fenomeni scientifici costituiscono il nucleo della sua poetica. La sua metafisica non cerca consolazione: scuote le percezioni e invita lo spettatore a confrontarsi con l’impossibile, generando uno spazio mentale di sospensione e interrogazione.

In questo dialogo tra luce e metafisica si inserisce Franz West, che introduce la fisicità come terzo elemento. Le sue opere coinvolgono il corpo dello spettatore, attivando un legame immediato e corporeo tra arte e osservatore. Franz West (Vienna, 1947 – Vienna, 2012) si forma negli anni Settanta, in un contesto influenzato dalle azioni radicali degli Azionisti Viennesi, da cui prende le distanze. Lavora su disegno, scultura e installazione, sviluppando un linguaggio essenziale e ironico, attento agli oggetti della vita quotidiana e alla varietà dei materiali. Anche quando l’interazione non è esplicita, le sue opere conservano una dimensione d’uso: forme e proporzioni richiamano oggetti funzionali, sollecitando la presenza fisica dello spettatore e creando un ponte tra la sensibilità percettiva di Spalletti e l’enigmaticità concettuale di De Dominicis. La mostra definisce così un percorso in cui luce, tempo e corpo si intrecciano, offrendo al pubblico l’opportunità di misurare la complessità dei rapporti tra sensazione, riflessione e presenza fisica nello spazio dell’arte.


 

Nicoletta Biglietti, 21 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Dal 13 febbraio al 17 maggio 2026, il Van Gogh Museum ospita «Yellow. Beyond Van Gogh’s Colour», mostra che esplora il ruolo del giallo nell’arte, tra pittura, simbolismo e installazioni immersive, attraversando secoli di creatività e linguaggi artistici

Dal 29 marzo 2026 al 10 gennaio 2027, Palazzo Grassi ospita un grande progetto di Amar Kanwar, artista e filmmaker indiano. Al centro della mostra spicca l’installazione «The Peacock’s Graveyard» (2023), parte della Pinault Collection, che racconta oltre trent’anni di ricerca tra cinema documentario, installazione e archivio

La Fondation Beyeler presenta, dal 25 gennaio al 25 maggio 2026, la mostra dedicata a Paul Cézanne, padre della modernità in pittura, con circa 80 dipinti e acquerelli che raccontano la sua fase matura e l’influenza decisiva sul Novecento

BRAFA Art Fair torna a Bruxelles dal 25 gennaio al 1° febbraio 2026 con 147 gallerie e un equilibrio unico tra arte antica, moderna e contemporanea. Forte della lunga tradizione degli antiquari, la fiera presenta opere di qualità museale e un’importante partecipazione italiana. L’edizione ospita la Fondazione Re Baldovino e conferma BRAFA come punto d’incontro privilegiato per collezionisti e professionisti


 

Ettore Spalletti, Gino De Dominicis e Franz West: la metafisica non cerca consolazione | Nicoletta Biglietti

Ettore Spalletti, Gino De Dominicis e Franz West: la metafisica non cerca consolazione | Nicoletta Biglietti