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Dal 20 giugno un intero stormo dei piccoli uccelli di Fabrizio Cotognini (nato a Macerata nel 1983, vive e lavora a Civitanova Marche) migra da Building Gallery e dalla Galleria Moshe Tabibnia a Brera in quella fascinosa Wunderkammer che è il Museo Bagatti Valsecchi di Milano, nella vicina via Gesù 5, dove fino al 14 settembre trova posto il terzo capitolo di «Transitum», la personale dell’artista curata da Marina Dacci, che nelle due sedi precedenti si conclude rispettivamente il 19 luglio e il 5 luglio.
Se da Building Gallery il progetto espositivo si presenta come un excursus lungo la sua vicenda d’artista, che prede corpo negli oltre 90 lavori esposti (tra microfusioni, sculture, installazioni e disegni, alcuni dei quali realizzati su incisioni del XVIII secolo collezionate da Cotognini), e se nella Galleria Moshe Tabibnia s’intreccia un dialogo tra i preziosi tessili della collezione del gallerista e la figura del cigno, cara all’artista per i suoi significati simbolici di purezza e rigenerazione, in quel sogno neorinascimentale, concepito nel secondo Ottocento dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, che è il Museo a loro intitolato, «nidificano» ora, a sorpresa, 12 piccoli uccelli di Cotognini, parte del progetto «Hybridatio Mundi» (2024-25): tutte microfusioni in bronzo di incredibile sapienza tecnica che in questa sontuosa casa museo trovano un habitat perfetto, frutto come sono, essi stessi, di una sapienza contemporanea nutrita però dell’antico.
Alle piccole sculture si aggiunge il libro d’artista «How to Explain to Birds that the Sun Belongs to Everyone» (2020), ulteriore testimonianza del magistero tecnico di questo giovane artista appassionato di alchimia, di mitologia, di teatro, profondo conoscitore delle valenze simboliche di cui nella nostra cultura sono portatori da tempo immemorabile animali e figure del mito e dell’epica. Lo spiega la curatrice Marina Dacci nel suo testo in catalogo (Building Editore), quando scrive: «Gli uccelli sono simboli di libertà assoluta del pensiero [...]. Legati all’elemento aria, sono considerati messaggeri tra terra e cielo, travalicando i tradizionali concetti di spazio e tempo. [Nel Museo Bagatti Valsecchi] le microfusioni di Cotognini si collocano armoniosamente in alcune sale, selezionate per innescare un dialogo silenzioso e suggestivo tra i voli dell’artista, gli ambienti della casa museo e le opere che ne costituiscono il cuore identitario. Il fulcro di questo incontro è la Biblioteca storica, autentica Wunderkammer dove, tra le mirabilia e gli strumenti scientifici rinascimentali, il libro d’artista “How to Explain to Birds that the Sun Belongs to Everyone” si posa sul grande tavolo ligneo quattrocentesco, come reliquia poetica dedicata al volo degli uccelli». Ma anche in altre otto sale i visitatori sono ingaggiati a scoprire le sorprendenti incursioni dell’artista.

Una veduta della mostra «Transitum» di Fabrizio Cotognini al Museo Bagatti Valsecchi, Milano. Photo: Leonardo Morfini. Courtesy Building, Milano