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Alla Ciacek Gallery prende vita un incontro immaginario tra due pionieri della rivoluzione tessile del secondo Novecento
- Alessia De Michelis
- 03 giugno 2025
- 00’minuti di lettura


Una veduta della mostra «Imaginary Conversations» alla Ciacek Gallery di Varsavia
Fili paralleli: Sadley e Sonnino in dialogo a Varsavia
Alla Ciacek Gallery prende vita un incontro immaginario tra due pionieri della rivoluzione tessile del secondo Novecento
- Alessia De Michelis
- 03 giugno 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliFino al 15 luglio, la Ciacek Gallery di Varsavia ospita un incontro tanto impossibile quanto necessario: quello tra Wojciech Sadley (Polonia, 1932-2023) e Franca Sonnino (Roma, 1932), due protagonisti della rivoluzione tessile del secondo Novecento.
La giovane gallerista Małgorzata Ciacek, fondatrice dello spazio espositivo aperto nel novembre scorso, propone dialoghi inediti tra maestri dell’arte moderna. Dopo l’omaggio all’artista concettuale Włodzimierz Jan Zakrzewski, è la volta di un confronto immaginario che abbatte confini geografici e culturali.
Nonostante i due artisti non si siano mai incontrati, le loro biografie sembrano rispecchiarsi. Entrambi nati nel 1932, vivono l’infanzia segnata dagli orrori della Seconda guerra mondiale: Sadley a Varsavia, sopravvissuto per miracolo a un bombardamento; Sonnino a Roma, in un clima oppresso dalle leggi razziali. Iniziano il loro percorso nell’ambito pittorico, ma è nel tessile che trovano uno strumento capace di dare forma a esperienze profonde e spesso indicibili.
Sadley, che per decenni ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, è tra i primi a spingere l’arte tessile fuori dalle gabbie della bidimensionalità, dando vita a opere scultoree che sfuggono alle categorie. I suoi «paratextiles» o «antitessili», come lui stesso li definiva, sono manifestazioni visive della ricerca interiore, espressione «della sfera simbolica dell’uomo».
Sonnino, dal canto suo, raccoglie l’invito di Maria Lai a riscrivere le tecniche tradizionalmente femminili come strumenti di emancipazione artistica. «Il mio “filo solido” si è trasformato subito in passepartout, affermava in un’intervista con Paolo Cortese. Mi ha permesso di muovermi in maniera autonoma e disinvolta nella terza dimensione, senza rinunciare alla femminilità».
A curare «Imaginary Conversations» è Elena Caslini, che seleziona opere realizzate tra gli anni Sessanta e Ottanta mettendo in scena un confronto per affinità elettive: i lavori di Sadley, spesso monumentali e vibranti, fatti di tessuti avvolti su fili metallici e forme in bilico tra pittura e scultura, si intrecciano con le trame intime e leggere di Sonnino, che attraverso l’uncinetto e la tessitura «libera» il filo da ogni valenza domestica, trasformandolo in linguaggio scultoreo.
Il catalogo, pubblicato per l’occasione dalla galleria, include un testo curatoriale di Caslini costruito come un dialogo immaginario tra i due artisti, arricchito da citazioni, riflessioni critiche e riferimenti storici, che restituisce tutta la forza simbolica e lirica dell’arte tessile come linguaggio universale.