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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliDal 29 marzo al 6 luglio, l’apertura straordinaria del Casino Ludovisi a Roma permetterà di ammirare il dipinto che nel 1597 Caravaggio realizzò (ad olio) sul soffitto di una camera al piano nobile dell’edificio, fatto erigere dal cardinale Francesco Maria Del Monte. L’iniziativa è strettamente correlata alla mostra «Caravaggio 2025» che, sempre fino al 6 luglio, presenta a Palazzo Barberini 24 opere del Merisi, riunite dai curatori Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese, Maria Cristina Terzaghi, docente universitaria e seicentista, e Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini. Per i curatori, questa opera è la 25ma del progetto espositivo (che vede main partner Intesa Sanpaolo), forse la più preziosa, perché in genere non fruibile.
Caravaggio vi raffigurò, in vertiginoso scorcio prospettico, «Giove, Nettuno e Plutone», le tre divinità che si spartirono l’universo: a Plutone gli inferi, a Nettuno il mare, a Giove il cielo. Tre divinità che nelle allegorie alchemiche di ricerca della saggezza ultima erano tradizionalmente associate alle tre fasi di questa salita verso la verità e l’essenza, dal sotterraneo Plutone agli spazi infiniti del cielo di Giove. Il dipinto murale figura infatti nel gabinetto alchemico del colto cardinale Del Monte, mecenate e protettore del Merisi. Secondo il Bellori, autore, nel 1672, de Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, nei volti delle tre divinità il Merisi avrebbe ritratto sé stesso. Sicuramente, ritengono gli storci dell’arte moderni, in quello di Plutone. Alcuni asseriscono, perché, dato il suo temperamento, si identificava nel dio della morte e delle ombre. Altri che, mancando di mezzi per procacciarsi modelli, il pittore lombardo ricorresse, come avvenuto anche in altre opere, a sé stesso.
Fatto sta che, quando il giovane cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV, nel 1621 acquistò dal Del Monte il Casino (come parte della grande Villa Ludovisi che stava costituendo), si trovò un Caravaggio in casa. Non fu da meno, come committente di ulteriori opere destinate a impreziosire questo edificio di svago e diletto culturale. Al Guercino, ad esempio, commissionò, al piano terra, l’affresco con «L’Aurora» (affiancata da «L’Allegoria del Giorno» e da «L’Allegoria della Notte»). In un vano adiacente chiamò Domenichino, Paul Brill, Giovan Battista Viola, e, ancora una volta, il Guercino, ad affrescare su ciascuna delle quattro pareti, meravigliosi paesaggi ideali. A sovrastarli, sul soffitto, un’aerea danza di putti, dipinta da Antonio Circignani detto il Pomarancio. Casino di delizie e di bellezze, quindi, che ora si potrà gustare nel suo insieme, il sabato e la domenica, con biglietto della mostra a Palazzo Barberini, e previa prenotazione.

Caravaggio, «Giove, Nettuno e Plutone» (1597 ca), Roma, Casino Ludovisi
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