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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliL’asta telematica del Casino dell’Aurora, apertasi il 12 gennaio sulla piattaforma Fallco Aste, che interagisce con il portale delle vendite pubbliche del Ministero della Giustizia, è andata nuovamente deserta, secondo un copione che si ripete ormai dal 18 gennaio dello scorso anno. Per la quinta volta non sono pervenute offerte per l’acquisto dell’edificio, a fine Cinquecento appartenuto al cardinale Francesco Maria del Monte che, intorno al 1597, vi fece realizzare da Caravaggio il dipinto murale «Giove, Nettuno e Plutone». Nel XVII secolo il Casino venne inglobato nella Villa Ludovisi che il cardinale Ludovico Ludovisi volle edificare all’interno di un’area di trenta ettari. Il Casino conserva ambienti affrescati dal Guercino, tra cui la Sala dell’Aurora, da cui l’edificio prende il nome, e affreschi e tempere su muro di Domenichino, Paul Bril, Agostino Tassi, oltre a importanti reperti archeologici.
La prima base d’asta venne fissata a 471 milioni di euro, su perizia di Alessandro Zuccari, e, in ragione dei successivi ribassi, l’edificio è ora stimato 144.691.200 euro. La prossima asta si terrà il 6 aprile, con offerta minima a 108.518.000 euro.
Abbiamo chiesto al sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, di fare chiarezza su alcuni punti della vicenda, compreso l’ultimo atto: l’ordine di liberazione dell’immobile che ha colpito Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi, vedova del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi. È a causa delle controversie ereditarie e legali sorte fra la vedova e i figli nati dal precedente matrimonio del principe, scomparso nel 2018, che l’immobile è stato posto in vendita tramite asta giudiziaria.
C’è chi ha gridato allo scandalo all’idea che il Casino finisca in mano di privati, ignorando che è un bene privato sin dall’epoca del cardinal del Monte. C’è chi ha addirittura firmato una petizione per chiedere allo Stato di «salvare il Casino», utilizzando i fondi del Pnrr. Perché c’è tanta disinformazione in materia di beni culturali?
Di base, in tali erronee percezioni, c’è l’insensata contrapposizione fra Stato e privati, dimenticando che esistono fondazioni come il Fai, o musei come il Guggenheim, ossia realtà culturali in cui l’azione del privato sortisce effetti di segno assolutamente positivo. Ci sono anime belle che si stupiscono che il Casino Ludovisi non sia di pubblica proprietà, ma quante sono le dimore storiche possedute dai privati? Pensiamo, solo a Roma, alla Galleria Doria Pamphilj e alla Galleria Colonna, regolarmente aperte al pubblico, o a Villa Albani Torlonia, con il suo inestimabile patrimonio artistico visibile su richiesta. Anche il Casino dell’Aurora potrebbe passare nelle mani di un nuovo proprietario che, nel pieno rispetto di norme e leggi, e con tutti i vincoli del caso, possa saggiamente gestire l’edificio e le opere in esso contenute. Si tratta di un bene vincolato, il problema non sussiste.
Il problema, semmai, è trovare un privato che possa e voglia acquistare ora l’edificio, con una quotazione che, al momento, è di molto superiore a quella reale. La valutazione fatta dall’amico Alessandro Zuccari è frutto di una perizia romantica. Zuccari, colto studioso, si è fatto fuorviare dal romanticismo. Il ragionamento che si è seguito è questo: se una casa ha al suo interno, non dei dipinti, che si possono vendere separatamente, ma delle opere su muro, devo aggiungere al valore dell’edificio il costo delle singole opere. Ma è un discorso privo di senso, perché gli affreschi e i dipinti su muro non possono essere ceduti. Paradossalmente, è come se non ci fossero. È una perizia, dunque, priva di rapporto con la realtà. A mio parere il valore del Casino si colloca fra i 30 e i 40 milioni di euro. La presente cifra di 144 milioni è assolutamente distante dal valore effettiv».
Marco Magnifico, presidente del Fai, da noi interpellato sulla vicenda ha ribadito che se un privato acquistasse il Casino, nessuno potrebbe avere, ovviamente, nulla da eccepire. Il futuro acquirente, ha aggiunto Magnifico, dovrebbe semmai assicurare alla collettività la possibilità di accedervi. Lei che cosa ne pensa?
Quando ci sarà un compratore, sarà necessario verificare che l’acquirente sia in grado di fornire le opportune garanzie. Ci sono proprietari che hanno fatto imprese memorabili, penso, sempre a Roma, a Pietro Valsecchi che ha appena restaurato mirabilmente Palazzo Borghese, nell’ala del cosiddetto Cembalo Borghese. Se invece ci fossero dubbi sulla capacità di garantire un progetto di corretta manutenzione, restauro, valorizzazione, lo Stato potrà far valere il suo diritto di prelazione. Sempre però che si parli di una cifra reale, corrispondente al valore concreto dell’immobile. È lo stesso discorso che vale per Villa Verdi, a Sant’Agata, vicino Piacenza. Valutata 24 milioni, io credo che, venduta a 5-6 milioni abbia raggiunto il suo valore massimo.
Recentemente il Sottosegretario Lucia Borgonzoni si è appellata a Palazzo Chigi e al Ministero dell’Economia, perché insieme al Mic, si possa far valere, qualora giungesse un’offerta di acquisto da parte di un privato, il diritto di prelazione. Lei ha avuto modo di parlare di questo con il ministro Sangiuliano?
No, al momento non ci sono i presupposti. Il Sottosegretario Borgonzoni ha fatto tale appello sospinta dall’emozione, ma è realmente prematuro affrontare la questione dal punto di vista istituzionale. Che ci sia un’intelligenza nell’acquisto da parte dello Stato è innegabile, si tratta di un monumento di assoluta rilevanza storico-artistica, e lo Stato potrebbe decidere di intervenire così come, ad esempio, è stato fatto per Palazzo Chigi ad Ariccia. In considerazione poi delle opere straordinarie nel Casino conservate, e soprattutto dell’unicum costituito dal dipinto murale di Caravaggio, si potrebbe ipotizzare un biglietto d’ingresso comprensivo della visita alla poco distante Galleria Borghese, museo che ospita sei dipinti del pittore lombardo.
Però, lo ribadisco, non starei ad agitarmi troppo fintantoché non si sia determinato un prezzo realistico per l’acquisto. Solo una volta raggiunta la soglia ragionevole dei 30-40 milioni, si potrà iniziare a valutare concretamente l’opportunità della prelazione.
Che cosa ne pensa dell’ordine di liberazione dell’immobile giunto alla principessa?
«Credo sia, oltre a un’azione di crudeltà, un’operazione non particolarmente intelligente perché una chiusura coatta, che lascia l’edificio privo di abitanti, è perniciosa. Sarebbe opportuno nominare un custode del bene che, almeno fino alla vendita definitiva, vi risieda e garantisca interventi di manutenzione minima. Nominare custode la principessa, che già lì risiedeva, sarebbe stata la soluzione più semplice»
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Il Casino dell’Aurora Ludovisi
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