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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliLa risposta del ministro della Cultura Alessandro Giuli alla lettera aperta a lui rivolta pochi giorni fa da Tomaso Montanari nella quale il presidente della Fondazione Ginori chiedeva ragione del blocco del decreto per la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione, essendo scaduto il precedente il 20 ottobre scorso (e quindi sospeso il cantiere aperto e tutte le attività finalizzate in vista della futura riapertura del museo), è stata la comunicazione di mancata riconferma e la decisione di sostituire Montanari con Marco Corsini.
Avvocato milanese ma romano d’adozione, in servizio preso la Avvocatura dello stato, Corsini ha tra i suoi incarichi l’assessorato ai lavori pubblici ed affari legali del Comune di Venezia (2000-05) e l’assessorato all’urbanistica e pianificazione territoriale per Roma capitale (2008-13), ma è stato anche sindaco di Rio nell’Elba dal 2018 al 2023 ed è esperto, come si legge nel suo curriculum, «di contrattualistica pubblica in genere e dei lavori pubblici in particolare», e consulente «alla preparazione degli atti di gara per l'affidamento di importanti opere pubbliche». Senza nulla togliere alla dignità del suo profilo, non si intende bene quali competenze specifiche lo leghino alla Manifattura Ginori e soprattutto quali controversie ci fossero di risolvere in un cantiere finalmente decollato dopo tanti sforzi e impegno.
La decisione che lascia stupefatti trova forse le sue ragioni in una scelta politica, viste le posizioni molto esplicite di Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, nei confronti dell’attuale Governo. All’origine potrebbe esserci, secondo Montanari, la denuncia-querela presentata mesi fa nei suoi confronti dal ministro dell’Agricoltura e del made in Italy Francesco Lollobrigida per un suo articolo pubblicato su «Il Fatto Quotidiano» relativo alle dichiarazioni del ministro sulla sostituzione etnica. Da più parti in Toscana, istituzionali e non, giungono richieste di chiarimento a Giuli.
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