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Una barca data alle fiamme sulla riva dell’Isola di Sant’Antioco

© Foto Hector Castells-Matutano, Nuvola Ravera, Iris Rochet-Lanchet. Courtesy Giorgio Andreotta Calò

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Una barca data alle fiamme sulla riva dell’Isola di Sant’Antioco

© Foto Hector Castells-Matutano, Nuvola Ravera, Iris Rochet-Lanchet. Courtesy Giorgio Andreotta Calò

Fuoco e carbone nel lungo cammino degli ex minatori sardi

Giorgio Andreotta Calò, in occasione del decennale di questo rito apotropaico, compone un libro con un’appropriata struttura speculare che riflette la simmetria suggerita sia dal titolo che dall’azione stessa

Matteo Mottin

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Il titolo del volume In girum imus nocte è un’espressione latina palindroma che significa «andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco». È una frase simmetrica, in cui rimandi a luci e ombre si sbilanciano dando luogo a un movimento circolare continuo, che ricorda la danza notturna delle falene ma anche il destino biologico delle lucciole, e per estensione, passando per il famoso «Articolo delle lucciole» di Pier Paolo Pasolini (apparso sul «Corriere della Sera» nel 1975), alla ciclicità degli sviluppi tecnologici, che tendono a contenere in nuce, negli stessi bisogni che mirano a soddisfare, le future cause della loro obsolescenza e di un eventuale declino

Non è un caso che Giorgio Andreotta Calò abbia scelto questa frase come titolo di una sua azione che si svolse il 4 dicembre 2014 nel sud-ovest della Sardegna, coinvolgendo in un lungo cammino, dal tramonto all’alba, gli ex minatori della Carbosulcis. Nella notte di santa Barbara, martire cristiana protettrice di artificieri, pompieri e minatori, l’artista e 12 operai sono partiti dalle profondità della miniera di Nuraxi Figus per arrivare alle prime luci del giorno sulla riva dell’Isola di Sant’Antioco, dove li attendeva una barca data alle fiamme in concomitanza con la loro partenza, con il fuoco che, ardendo tutta la notte, aveva lentamente trasformato il legno della chiglia in carbone. 

In occasione del decennale di questo rito apotropaico, rivolto a una classe di lavoratori in procinto di scomparire, Humboldt pubblica un libro che ne ripercorre la traiettoria attraverso un ricco apparato fotografico, testi della curatrice Elisabetta Masala e dell’antropologo Massimiliano Mollona e una serie di interviste a ex dipendenti della Carbosulcis. Il libro, frutto di un lungo e stratificato lavoro di ricerca, ha un’appropriata struttura speculare che riflette la simmetria suggerita sia dal titolo che dall’azione stessa: una sezione centrale di frame, tratti dall’omonimo film in 16mm che documenta il cammino, separa i testi in italiano dalla loro traduzione inglese, presentata in sequenza inversa rispetto agli originali; ciascuna aletta della copertina contiene uno spillato con immagini divise su due linee temporali, quella di sinistra dal tramonto alla notte e quella di destra dalla notte all’alba. Un testo consigliato a chi vuole comprendere o approfondire l’attitudine al fare arte di Andreotta Calò attraverso un progetto che offre uno spaccato dei temi centrali alla sua ricerca: l’importanza del simbolo e la sua presenza e persistenza nella contemporaneità; la dignità e la centralità del lavoro manuale; l’interesse per la simmetria, ricercata in natura e riproposta in scultura come emblema del suo eterno perpetuarsi; l’ambiente acquatico e i suoi riflessi sull’ambiente terrestre; le reciproche influenze tra natura e dimensione antropizzata e, non da ultima, una grande attenzione verso i processi di trasformazione della materia

In girum imus nocte
di Giorgio Andreotta Calò, 176 pp., ill. col. e b/n, Humboldt Books, Milano 2024, € 28

La copertina del volume

Matteo Mottin, 06 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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Fuoco e carbone nel lungo cammino degli ex minatori sardi | Matteo Mottin

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