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Redazione
Leggi i suoi articoliFrancesca Canfora è curatrice indipendente, architetto e, da ormai tre anni, direttrice artistica di Germinale Monferrato Art Fest, la rassegna d’arte contemporanea diffusa sul territorio monferrino, della quale è stata fondatrice insieme all’artista Carlo Gloria, all’avvocato Emiliano Rossi e al giornalista Giovanni Bressano. Canfora, che è stata direttrice artistica per dieci anni di Paratissima Art Fair Torino/Milano/Bologna, fa parte del Comitato tecnico scientifico per l’Arte e l’Architettura Contemporanee della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è consigliere dell‘Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Torino e direttore scientifico di NICE, master in Curatorial Practice. La incontriamo a Torino, in un freddo pomeriggio di fine autunno, per approfondire la conoscenza di quest’iniziativa, Germinale Monferrato Art Fest, che si sta affermando non solo più a livello locale e suscita grande interesse nei media, in molti addetti ai lavori e in tutte le istituzioni territoriali, dai comuni alla Regione Piemonte alle ATL di riferimento, oltre ai privati coinvolti.
I giornali e molti media, che hanno seguito con interesse le due edizioni di Germinale scrivendo che la seconda edizione ha superato ogni aspettativa. Qual è il suo bilancio a caldo?
Il risultato ha superato le nostre previsioni più rosee: oltre 15.000 visitatori nei primi quattro weekend, con un boom a Montiglio, complice la Fiera del Tartufo, e un’altra grande partecipazione nell’ultimo fine settimana. Le stime finali indicano circa 20.000 le presenze complessive. Ma oltre ai numeri, ciò che mi ha colpita è stata la qualità dell’esperienza: ho visto autentica partecipazione, persone con la mappa in mano, arrivate anche dall’estero o da regioni vicine, determinate a visitare più sedi possibili. È emerso un pubblico attento, curioso, competente. Oltre, naturalmente, ai molti del variegato mondo dell’arte contemporanea. Last but not least è arrivato anche un importante riconoscimento al nostro lavoro: Germinale è stata riconosciuta Capitale sorella nella candidatura di Alba capitale dell'arte contemporanea 2027. Siamo quindi parte integrante del percorso di supporto del programma diffuso e saremo pienamente coinvolti nell'organizzazione.
Interessante l’annotazione sulla partecipazione delle persone. In particolare che tipo di pubblico ha visitato le sedi di Germinale e partecipato alle sue iniziative, dai talk alle performance degli artisti in residenza?
Un pubblico sorprendentemente vario. Da un lato visitatori preparati, molto interessati ai contenuti, che facevano domande, che cercavano di capire i processi creativi. Dall’altro un pubblico più popolare e trasversale - famiglie, gruppi, persone arrivate con le corriere dell’arte, programma di visita organizzato dall’Ecomuseo Basso Monferrato insieme a Casa degli alfieri. Tutto questo conferma la vocazione inclusiva di Germinale. È un pubblico che non si limita a «passare», ma che davvero vive i luoghi. E questo per noi è fondamentale.
Una delle novità è stata proprio la partnership con Casa degli alfieri, unendo le arti visive alle arti performative. Che cosa ha aggiunto a Germinale?
È stata come unire due metà della stessa sostanza. Le arti performative portate da Casa degli alfieri hanno amplificato la dimensione visiva, trasformando alcuni luoghi in veri palcoscenici naturali. Performance, interventi dal vivo, azioni teatrali… hanno dato corpo e voce al paesaggio. Insieme abbiamo generato un’offerta davvero completa, dove linguaggi diversi si sostengono e si rinforzano reciprocamente.
Enrica Borghi, «Meduse», 2013-2025. Photo by Chiara Ferrando (ex teatro sotto la chiesa di San Bartolomeo a Portacomaro, Asti)
Opere di Pierluigi Fresia. Courtesy Riccardo Costantini Contemporary. Photo by Chiara Ferrando (casa dell’artista a Portacomaro, Asti)
Come sono stati i rapporti con gli artisti e i galleristi alla seconda edizione?
Molto buoni e, con grande soddisfazione reciproca. Molti artisti hanno detto di aver trovato nel Monferrato non solo un luogo di lavoro, ma un luogo emotivamente coinvolgente. Il tema dell’alimurgia ha dato coerenza concettuale a tutto il programma. E le due opere permanenti installate sia nel 2024 sia nel 2025 a Moncalvo, presso la Cantina Sette Colli Sca, e ad Alfiano Natta, presso la Tenuta Castello di Razzano di Augusto Olearo, sono un patrimonio che resterà al territorio, con quelle che si aggiungeranno nei prossimi anni. Con le gallerie abbiamo iniziato una proficua e preziosa collaborazione, iniziata in modo spontaneo e poi ufficializzata attraverso il dialogo con TAG, associazione di gallerie torinesi giunta al suo venticinquesimo anno di esistenza. Alcune gallerie d’arte hanno infatti deciso di sostenere attivamente la partecipazione dei loro artisti, aiutando negli allestimenti degli spazi espositivi, con i trasporti e anche presenziando durante i giorni di apertura dell’evento. Questo è per noi un valore aggiunto, perché si tratta anche di aver un costante confronto aperto con i professionisti del settore e un feedback continuo per riuscire a migliorare l’organizzazione e gli esiti dell’evento.
Le residenze d’artista sono state uno dei cardini di Germinale. Come si spiega il loro successo?
Probabilmente con l’interesse che creano gli artisti contemporanei al lavoro: le residenze hanno prodotto un risultato che definirei quasi magico. In diversi comuni si è creata una relazione profonda tra artisti e comunità. A Frinco, esempio, gli artisti sono stati letteralmente adottati dai ragazzi e dagli abitanti: si sono creati legami affettivi veri. Il castello restaurato, finora poco conosciuto, si è trasformato in un luogo vivo. Gli artisti hanno espresso un entusiasmo enorme: quaranta giorni di lavoro che sono diventati esperienza di vita, di esplorazione, di relazione. Anche a Murisengo e Calliano il successo è stato rimarchevole, soprattutto con le performance organizzate dagli artisti in residenza. L’anno prossimo vogliamo potenziarle, perché molti comuni hanno già chiesto di ospitarle e sono veramente disponibili nell’organizzazione e attenti all’arte contemporanea.
Germinale valorizza luoghi molto diversi tra loro. Sarebbe interessante capire come avete gestito questa pluralità.
Il Monferrato è un territorio meraviglioso, con un patrimonio spesso poco conosciuto. Abbiamo lavorato perché ogni luogo trovasse la sua voce: chiese sconsacrate, distillerie, cantine, pievi romaniche, castelli, botteghe dismesse. Ognuno ha un fascino particolare: dall’aura sacra delle chiese ai profumi delle distillerie. Questa pluralità è un valore enorme: rende tutti protagonisti - comuni, aziende, enti turistici, privati. Ed è anche un modo per praticare ciò in cui crediamo: l’arte accessibile, che esce dalle sedi tradizionali e va incontro alle persone, specialmente nelle aree interne, dove ci sono meno occasioni culturali.
Mi pare di capire che specialmente nelle residenze d’artista – in tutto sette artisti ospitati in quattro comuni - fondamentale sia stato il ruolo delle scuole...
È vero. È stato importantissimo. I bambini e i ragazzi hanno partecipato attivamente ai laboratori, alle visite, ai dialoghi con gli artisti in residenza, soprattutto a Frinco e Calliano, dove la partecipazione è stata quotidiana. Il prossimo anno vogliamo strutturare un format educativo stabile, che renda l’arte contemporanea una presenza naturale nella vita dei giovani. O meglio di quei pochi giovani che sono presenti in queste aree che soffrono di un galoppante “inverno demografico”, e vorremmo contribuire attivamente a cercare d’invertire la rotta.
Quali sono state le ricadute sul territorio?
La risposta delle amministrazioni e delle realtà locali è stata esemplare. Sindaci, Pro Loco, aziende, ATL e privati hanno collaborato con grande entusiasmo. In alcuni casi i comuni hanno iniziato a “fare proprio” il logo e l’identità del festival: penso alla festa finale a Frinco con gli sbandieratori o ai concerti organizzati a Murisengo. Germinale è ormai percepito come un progetto del territorio, non un evento esterno.
Mi pare dunque ci siano stati rapporti istituzionali significativi.
L’ingresso nella Fondazione Asti Musei è stato un passo cruciale, che apre nuove prospettive di collaborazione strutturata, soprattutto grazie all’azione del suo presidente Francesco Antonio Lepore. Determinante anche il ruolo di Casa degli alfieri, perfetto partner in crime di questa seconda edizione e si spera anche delle prossime! L’Ecomuseo Basso Monferrato ha portato in dote l’interessante progetto della Corriera dell’Arte, mentre sono state attivate collaborazioni e progetti speciali con alcuni luoghi che appunto non sono stati solo delle sedi espositive. Penso alle Cattedrali dell’Arte e all’associazione Cattarte con cui abbiamo dato vita al progetto speciale I’m in love with my car dedicato al critico musicale Massimo Cotto e che ha offerto un’importante opportunità a un giovane artista. Parlando di opportunità per i giovani artisti emergenti, un’altra iniziativa importantissima, a cui teniamo molto, è stata il SelvaArtPrize, sostenuta da Compagnia dei Caraibi e Dispensa.
Lorenzo Gnata, «Miracolo d'agosto», 2025. Photo by Chiara Ferrando (chiesa Madonna della Neve a Castell’Alfero, Asti)
Emilio Ferro, «Direction to Langhe, Green and Blue», 2024 (chiesa dei Battuti a Vignale Monferrato, Alessandria)
Per la riuscita di questa seconda edizione dobbiamo certamente ringraziare tutte le persone coinvolte ma anche le istituzioni, come il Consiglio Regionale e la Regione Piemonte, attenti a quanto di nuovo si muove nell’arte contemporanea e sul territorio con la loro politica dei bandi culturali. E con loro ringraziamo ovviamente anche Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CR Asti, per il sostegno e per aver creduto in questo progetto. E ancora: nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la visione, la lungimiranza e l’appoggio di ATL Langhe Monferrato Roero e ALEXALA, l’ ATL di Alessandria, in particolare con i due direttori Bruno Bertero e Marco Lanza, che non smetteremo mai di ringraziare perché ci hanno sostenuto in modo coeso e sinergico.
Quali sono le linee guida che ha in mente per il Germinale dei prossimi anni?
Stiamo ancora processando dati e feedback, ma sappiamo già che amplieremo le residenze, rinnoveremo il Premio Selva per i giovani artisti e valuteremo, insieme ai soggetti che operano sul territorio, nuovi investimenti in opere permanenti.
L’obiettivo è anche quello di costituire una sorta di collezione pubblica delle opere realizzate dagli artisti in residenza – il Germinale Art Trust – e donate ad ATL Langhe Roero Monferrato: dalla seconda edizione iniziano ad essere un buon numero e vorremmo ufficializzare i nostri sforzi, mettendoli a disposizione della comunità e del territorio in cui operiamo. Magari si potrebbero esporre sul territorio in una sorta di tour, oppure trovare a Germinale una casa stabile in cui poter realizzare un piccolo museo, residenze tutto l’anno e iniziative culturali e di formazione, un luogo come lo è Orsoline28 a Moncalvo per la danza. Ma ovviamente questo è un sogno a occhi aperti…! Certo la crescita di Germinale è stata molto veloce e ora serve una nostra riorganizzazione per accompagnarla senza disperdere energie. E voglio qui ringraziare tutti gli amici che ci hanno dato una mano e la collaborazione di giovani e volontari che hanno reso possibile la concreta realizzazione di quella che era un’idea, un sogno ed ora è una gran bella realtà.
Se dovesse riassumere che cosa rappresenta oggi Germinale, cosa direbbe?
Mi affido alle parole di Bart De Baere, che in un’intervista su «La Stampa», ricordava l’importanza del dialogo tra arte, territorio e comunità. Ecco: dopo due anni, Germinale fa esattamente questo. Non è più l’avventura di quattro amici, ma un progetto riconosciuto, vissuto e richiesto dal territorio. Posso sinceramente affermare che Germinale, e con esso l’arte contemporanea, è territorio.
Performance e spettacoli a Casa degli alfieri