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Gian Maria Tosatti

Foto Severina Venckute

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Gian Maria Tosatti

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Gian Maria Tosatti: i miei 21 progetti alla Quadriennale

A chiusura del suo mandato alla direzione artistica della Quadriennale Gian Maria Tosatti scrive una lettera aperta agli artisti e curatori che lo hanno sostenuto e spiega i motivi per cui, in questo ultimo anno, l'istituzione sia risultata «inefficiente»

Gian Maria Tosatti

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Cari colleghi artisti,

Vi scrivo per ringraziarvi e per dirvi che è stato un grande piacere e un onore, per me, lavorare con ognuno di voi attraverso la Quadriennale di Roma.

Ho imparato molto da voi e ho avuto conferma delle ragioni che mi hanno sempre fatto credere nel grande valore che l’arte del nostro Paese ha prodotto in questi ultimi decenni.

È stato bello mettersi al servizio di  molti, soprattutto giovani, e vedere che, nella generalizzata sfiducia verso le istituzioni, Quadriennale, nei due anni effettivi in cui la mia direzione ha potuto portare avanti il suo progetto, ha saputo conquistarsi grande credibilità sul campo attraverso un impegno basato sul metodo e su di una ricerca di carattere scientifico.

Il merito è soprattutto degli oltre trenta curatori che hanno lavorato con continuità al servizio dell’istituzione. Aver costituito una rete stabile di intelligenze critiche, impegnata in uno sforzo sempre corale, è stato un atto di militanza culturale importantissimo.

Tutto questo ha consentito di ristrutturare la Quadriennale di Roma, restituendole il ruolo nodale che tale istituzione dovrebbe avere nel produrre ricerca, investimenti e promozione internazionale per gli artisti che vivono o lavorano nel nostro paese.

I numeri parlano chiaro.

Escludendo le mostre a Palazzo delle Esposizioni e le attività dell’archivio, dal 2009 al 2021 la Quadriennale ha prodotto una media variabile tra zero e due progetti l’anno.

Sotto la mia direzione artistica l’istituzione ha prodotto, già dal primo anno di attività, ben 21 progetti, ognuno dei quali ha avuto molteplici esiti. 

Voglio prendermi il tempo di nominarle tutte queste iniziative a cui molti di voi hanno partecipato:

1) Il progetto Panorama ci ha fatto entrare in circa 500 studi di artisti italiani, dandoci la possibilità di conoscere e approfondire in modo orizzontale la nostra scena artistica.

2) Il progetto di residenza curatoriale under-30 ha aperto annualmente una posizione istituzionale per i giovani curatori italiani.

3) Il progetto della nostra rivista Quaderni d’arte italiana ha approntato una prima stesura della storia dell’arte italiana del XXI Secolo; il valore di questo lavoro emergerà nei prossimi 50 anni.

4) Il progetto dell’Annuario dell’arte italiana è stato una sintesi formidabile del dibattito critico attuale.

5) La collana di pubblicazioni scientifiche ci ha consentito di presentare a tutti le ricerche da noi commissionate durante questi anni.

6) La creazione di un network inter-universitario ha stimolato la ricerca accademica sull’arte italiana del XXI Secolo con convegni nazionali e internazionali.

7) La creazione di un database per il confronto tra le ricerche di dottorato sull’arte italiana ha incoraggiato la collaborazione nello studio e la condivisione delle bibliografie.

8) Un premio annuale ci ha consentito di pubblicare la migliore tesi di dottorato sull’arte italiana contemporanea.

9) Abbiamo istituito una borsa di ricerca annuale post dottorato sull’arte italiana del XXI Secolo.

10) Abbiamo istituito una borsa di ricerca annuale sull’arte digitale in Italia.

11) Un programma di residenza ha avuto il compito di mandare degli artisti italiani che lavorano con il digitale presso centri internazionali di eccellenza tecnologica al fine di far crescere le proprie ricerche.

12) Il programma di 6 mostre annuali a Palazzo Braschi, basato su saggi commissionati ai migliori curatori italiani e stranieri, ci ha guidato tra le traiettorie più interessanti dell’arte italiana del XXI Secolo.

13) Il programma di 11 mostre annuali a Palazzo Braschi dedicate ai migliori giovani artisti italiani (quasi tutti under 30), ha aiutato una generazione ad emergere nei tempi giusti.

14) Il programma di sostegno alla presenza italiana nelle istituzioni culturali internazionali ha reso possibili tre grandi mostre personali fatte in collaborazione con tre importanti musei stranieri (Roberto Cuoghi al Fridericianum di Kassel, Giuseppe Stampone al MAMbo di Bogotà e Rossella Biscotti al Fabra i Coats di Barcellona) e la realizzazione di due padiglioni italiani all’interno di due Biennali internazionali (Gwangju e Malta).

15) Il programma di residenza per direttori e curatori di musei internazionali volto alla conoscenza della scena artistica italiana del XXI Secolo ha prodotto saggi critici utili ai nostri progetti espositivi ed editoriali.

16) Il lavoro di diplomazia culturale con il sistema dell’arte internazionale portato avanti da una specifica figura appartenente al team dell’istituzione ha contribuito a riposizionare l’istituzione sul piano delle collaborazioni straniere.

17) La creazione di un tavolo permanente con il Ministero degli Affari Esteri ha fornito supporto scientifico al lavoro degli Istituti Italiani di Cultura.

18) Il progetto Et in Arcadia ego ha dato sostegno e ospitalità agli artisti e curatori ucraini durante la guerra.

19) La realizzazione di un festival annuale è stata occasione di incontro e lavoro tra le istituzioni culturali italiane.

20) Il programma di lezioni sull’arte del XXI Secolo ha contribuito alla formazione del Pubblico

21) Il programma di mediazione culturale sulle mostre a Palazzo Braschi comprendente anche il laboratorio di scrittura critica per gli studenti delle università di Roma è stato il primo passo di un progetto che avremmo voluto allargare a tutto il territorio nazionale.

Unica nota dolente, ahimè, è che dal 5 marzo questi progetti non esistono più.

Sono state, infatti, da allora, completate le pubblicazioni di quanto già, praticamente, in stampa (gli «studio visit» e le ultime iniziative editoriali) ma tutto il resto (ad eccezione del programma di mostre, terminato, a parere dello scrivente, per la mancata attività di necessaria diplomazia inter-istituzionale da parte di chi avrebbe dovuto condurla) è stato interrotto dal nuovo CdA, non appena insediato, senza che il sottoscritto abbia potuto far alcunché per evitarlo.

Lo stesso CdA ha infatti altresì ritenuto unanimemente che pur avendo avuto davanti altri sei mesi di contratto come direttore artistico dell’istituzione, non sussistesse un dovere da parte di quest’organo di consultare il sottoscritto e «coinvolgerlo nelle riflessioni e nelle decisioni relative alla ideazione e alla realizzazione del nuovo progetto culturale della Fondazione. Questo perché per Statuto, il CdA, proprio in quanto organo di indirizzo della Fondazione, non appena insediato in carica provvede a definire, con totali autonomia e sovranità, le linee del progetto culturale che intende realizzare nel periodo del proprio mandato e a scegliere le personalità che ritiene più idonee a realizzare il nuovo progetto».

Dopo, quindi, i sei mesi (agosto 2023-febbraio 2024) di attività semi-congelate dall’attesa che gli organi competenti si prendessero tutto il tempo per nominare il presidente e i consiglieri d’amministrazione, ho visto, nei sei mesi successivi (marzo-settembre 2024) svanire le attività da me condotte in forza di decisioni prese sopra la mia testa.

Dico questo soprattutto per rispondere alla giustificata curiosità di chi si sia domandato il perché, in questo ultimo anno, Quadriennale sia risultata «inefficiente» rispetto al biennio precedente. Le circostanze cui ho fatto riferimento hanno paralizzato completamente il terzo anno del mio mandato.

Spiace notare che, ad eccezione della grande mostra periodica a Palazzo delle Esposizioni, la cui nomina dei curatori ho appreso solo dai giornali, il nuovo progetto culturale di Quadriennale non abbia, fin qui, portato avanti un solo progetto, una sola attività.

Personalmente, mi limito a notare che un’istituzione appena modernizzata e resa capillare è tornata ai fasti del 1927, finendo per gestire un’unica mostra che si svolge ogni quattro anni.

Alla scadenza naturale del mio mandato, comunque, al di là dei modi e dei toni con cui essa ha preso forma, ho avuto modo di comprendere come la mia progressiva esclusione non sia stata un fatto personale. Evidentemente il demansionamento «de facto» di un manager che ha prodotto, in soli due anni di lavoro, un incremento delle attività di oltre il 1000% (mille per cento!), decuplicando i progetti attraverso cui si è cercato di servire alle necessità del nostro sistema culturale, non può che rientrare nell’orizzonte di una visione differente, meno manageriale e più politica, che ben si raccorda con progetti di rivalutazione e celebrazione di Giovanni Gentile, con mostre intitolate «Arte e Fascismo» (di cui l’attuale presidente di Quadriennale si è espresso con entusiasmo sulle pagine di questo giornale), con progetti espositivi sul Futurismo direttamente gestiti dal Ministero e con altri programmi simili. Per cui, valuto la mia estromissione con realismo. Effettivamente, io con questi programmi non c'entro niente. E sarà un sollievo non aver preso parte a siffatte scelte culturali.

Gian Maria Tosatti, 30 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

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