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Le due sculture raffiguranti Abramo e Isacco attribuite al Mestre Mateo e restituite dagli eredi di Francisco Franco alla città di Santiago de Compostela

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Le due sculture raffiguranti Abramo e Isacco attribuite al Mestre Mateo e restituite dagli eredi di Francisco Franco alla città di Santiago de Compostela

Gli eredi di Francisco Franco restituiscono due sculture romaniche a Santiago de Compostela

Le statue di Abramo e Isacco, attribuite a Mestre Mateo, facevano parte dell’apparato decorativo della facciata del Pórtico de la Gloria della Cattedrale del capoluogo galiziano. Erano custodite da settant’anni in una residenza estiva del dittatore. La sentenza della Corte Suprema spagnola apre ora la strada al rientro di altri beni indebitamente detenuti dalla famiglia

Gli eredi del dittatore spagnolo Francisco Franco hanno restituito al Comune di Santiago de Compostela, in Galizia, due sculture romaniche raffiguranti Abramo e Isacco, parte del gruppo concepito tra il XII e il XII secolo dallo scultore e architetto Mestre Mateo (1150 ca- 1200 o 1217 ca) per la facciata del Pórtico de la Gloria della Cattedrale di Compostela. La restituzione, avvenuta il primo dicembre, fa seguito alla sentenza della Corte Suprema spagnola che lo scorso giugno, al termine di un lungo iter giudiziario, aveva disposto il rientro nel capoluogo galiziano dopo oltre settant’anni delle due sculture in granito. Dall’11 dicembre fino al prossimo maggio i due profeti saranno esposti nel Museo do Pobo Galego a Santiago, in attesa che la sindaca della città, Goretti Sanmartín, in accordo con un gruppo di studiosi ed esperti, ne definisca la collocazione definitiva.  

Le sculture si trovavano sin dal 1954 nella residenza estiva dei Franco, il «Pazo», una casa nobiliare rurale, di Meirás, a Sada, La Coruña, per volontà di Carmen Polo de Franco (1900-1988),  consorte del dittatore Francisco (1892-1975). La sentenza della Corte Suprema ha stabilito che le due figure sono le stesse che il Comune di Compostela aveva acquistato nel 1948 per 60mila pesetas (equivalenti grosso modo a mille euro odierni) dal Conte di Ximonde, venutone in possesso dopo che le opere erano state rimosse dalla Cattedrale durante dei lavori. Sei anni dopo l’allora sindaco della città, senza che vi fosse alcun accordo in merito, avrebbe inviato le sculture al Pazo de Meirás, «spinto unicamente dal desiderio di compiacere la moglie del Capo dello Stato». Secondo la versione fornita dalla famiglia Franco, invece, i due profeti erano stati acquisiti legalmente presso un antiquario.

È la prima volta che i discendenti di Franco sono obbligati a restituire beni del patrimonio galiziano di cui la famiglia era entrata indebitamente in possesso decenni fa. A battersi per riavere le due opere è stato sin dal 2017 Martín Noruega, all’epoca primo cittadino di Santiago. Anche la Xunta de Galicia, l’organo esecutivo della Comunità Autonoma della Galiza, ha intrapreso iniziative per recuperare le figure, dichiarando beni di interesse culturale (Bic), e quindi di speciale protezione, nove sculture della facciata scomparsa del Pórtico de la Gloria, tra cui, appunto, le sculture di Abramo e Isacco. Il Comune di Santiago, nel definire «pionieristica», questa risoluzione confida di poter recuperare anche altri beni, come la Casa Cornide a La Coruña o i fonti battesimali di Moraime, nel Comune di Muxia, utilizzati dalla famiglia Franco come fioriere all’esterno del Pazo de Meirás. Per Goretti Sanmartín il ritorno a Santiago delle sculture simboleggia una vittoria a fronte dell’«impunità» di cui, a suo giudizio, la famiglia Franco ha goduto per decenni. 

 

Daria Berro, 04 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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