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Benjamin Sutton
Leggi i suoi articoliStudiosi, curatori e collezionisti di dipinti storici possono tirare un sospiro di sollievo. Una possibile crisi provocata dalla cessata produzione di due ingredienti fondamentali per realizzare un adesivo molto utilizzato per la foderatura dei dipinti è stata scongiurata. I ricercatori del Conservation Center dell’Institute of Fine Arts della New York University (Nyu) e della School of Polymer Science and Polymer Engineering dell’University of Akron (Ua) in Ohio, con il sostegno di una sovvenzione della Getty Foundation, hanno sviluppato una nuova versione del popolare Beva 371 (acronimo di Berger’s Ethylene Vinyl Acetate). La formula del nuovo adesivo presenta minori rischi per la salute, è più adattabile ai futuri cambiamenti della catena di approvvigionamento e può assumere diverse forme, tra cui un’estrusione «simile a spaghetti» più resistente e priva di solventi.
Prima di approfondirne le caratteristiche, può essere utile fornire alcune informazioni storiche. Il Beva 371 è stato sviluppato dal restauratore di dipinti austriaco-americano Gustav Berger (1920-2006) nel 1972 e si è rivelato particolarmente adatto per fissare nuove tele sul retro di tele vecchie per stabilizzarle (un processo comunemente chiamato «foderatura») grazie alla sua forte adesività e al fatto che non «migra» nella tela originale e non altera gli strati di vernice come facevano i vecchi adesivi, che scurivano la composizione e sembravano macchiare l’immagine.
«Parigi attraverso una finestra» (1913) di Marc Chagall, conservato al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, è stato il primo dipinto di una collezione istituzionale a essere trattato con Beva 371 e nei cinque decenni successivi migliaia di opere in tutto il mondo, dai dipinti e opere realizzate con altri mezzi espressivi, dai tessuti ai lavori su carta, sono state restaurate utilizzando questo adesivo.
Negli ultimi vent’anni però due ingredienti fondamentali del Beva 371 sono stati ritirati dal mercato: la resina Laropal K-80, nel 2005, e l’agente tackificante Cellolyn 21E, nel 2020. L’anno successivo, nell’ambito del suo programma Conserving Canvas, il Getty ha assegnato alla Nyu una borsa di ricerca per sviluppare un nuovo adesivo, e la Nyu a sua volta ha collaborato con il programma di scienza dei polimeri e ingegneria delle materie plastiche dell'UA, leader nel settore. «Senza queste resine fondamentali si è persa un’importante risorsa per il campo del restauro, ha dichiarato Ali Dhinojwala, presidente e professore del College of Engineering and Polymer Science dell’UA. Trovare un sostituto soddisfacente che eguagliasse le prestazioni termiche dell'adesivo originale era fondamentale per ottimizzare le opzioni di materiali a disposizione dei restauratori».
L’adesivo risultante, denominato Beva 371 Akron, incorpora resine non ancora disponibili negli anni in cui Berger sviluppò la sua formula. È inoltre totalmente privo di ftalati, una classe di sostanze chimiche che influiscono sulla durata e la flessibilità della plastica, ma che oggi vengono via via eliminate a causa dei possibili rischi per la salute umana.
I team che hanno messo a punto il nuovo adesivo hanno anche studiato i suoi vari componenti nella speranza di rendere la formula chimica a prova di futuro. «Con i maggiori esperti abbiamo effettuato rigorosi test di prestazione della ricetta e siamo entusiasti della nuova formulazione ottimizzata per la conservazione che offrirà ai restauratori ulteriori possibilità di lavoro, ha dichiarato Chris McGlinchey, direttore del progetto alla Nyu ed ex scienziato senior di restauro al Museum of Modern Art. È sempre una grande vittoria quando si consente a un restauratore di svolgere il proprio lavoro in modo più sicuro ed efficace».
Un’altra novità è che il Beva 371 Akron può essere prodotto in tre versioni: una forma premiscelata e termosaldabile simile alla formula originale; una forma solida estrusa in strisce simili a spaghetti che hanno una durata di conservazione più lunga e, una volta spezzate in palline, sono molto più facili da trasportare; e una forma senza solventi di prossima uscita la cui struttura è puramente adesiva.
«Il progetto è stato lungo e siamo molto felici che la nuova formula entri in produzione in più forme, rendendola una valida opzione per il restauro in tutto il mondo», è il commento del restauratore di dipinti romano Matteo Rossi Doria, che ha assistito i ricercatori nella sperimentazione. Il progetto ha coinvolto anche studenti laureati dell’Institute of Fine Arts della Nyu che hanno lavorato insieme a vari restauratori europei e a leader del settore con l’obiettivo di studiare l’adesivo originale Beva 371 e testare le nuove formulazioni.
In una dichiarazione Paul Ackroyd, restauratore della National Gallery di Londra, ha aggiunto: «Con i suoi progressi nell’innovazione dei materiali e nella sostenibilità, il progetto è un brillante esempio di come la collaborazione possa avere successo in un settore di nicchia come il nostro». I risultati del team che ha sviluppato Beva 371 Akron vengono presentati all'incontro annuale dell'American Institute of Conservation, in corso a Minneapolis fino al 31 maggio.

I I restauratori Dean Yoder (in primo piano) e Matteo Rossi Doria testano su una tela il Beva 371 Akron presso il Conservation Center dell’Institute of Fine Arts della New York University. Foto: Nita L. Roberts
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