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Giorgio Di Noto, «Frammento di statua egizia», Roma, Chiesa dei Santi Sergio e Bacco

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Giorgio Di Noto, «Frammento di statua egizia», Roma, Chiesa dei Santi Sergio e Bacco

«Hidden Collections»: Giorgio Di Noto al Museo Nazionale Romano

Il patrimonio dell’Archivio fotografico dell’istituzione diventa oggetto dello sguardo dell’artista contemporaneo, al confine tra fedeltà e invenzione, tra memoria e visione

Una mostra di foto, e non solo, per l’inizio della nuova esperienza di Federica Rinaldi, archeologa di chiara fama che dal 6 ottobre guida il Museo Nazionale Romano, alla sua prima direzione di un museo di prima fascia. Con l’inaugurazione, nella serata del 15 ottobre, ecco il progetto «Hidden Collections», con protagonista Giorgio Di Noto (Roma, 1990) e le sue immagini, nelle sale 3 e 4 del Palazzo Massimo di largo di Villa Peretti. 

E infatti nel catalogo edito da Quodlibet il testo è firmato da Edith Gabrielli, ex numero uno dell’istituzione, dove si sottolinea che l’Archivio fotografico del Museo Nazionale Romano è un «patrimonio straordinario che documenta decenni di ricerche, restauri e progetti di tutela. Con oltre un milione di documenti tra negativi, stampe, lastre, schedoni e immagini digitali, esso costituisce un’acuminata visione critica dell’archeologia e dell’arte antica. È proprio da qui che nasce “Hidden Collections”, progetto vincitore dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2024 della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il progetto introduce un elemento nuovo, creando un vero e proprio cortocircuito: la fotografia di documentazione diventa oggetto dello sguardo di un fotografo contemporaneo. Giorgio Di Noto, con la cura di Alessandro Dandini de Sylva e il coordinamento della funzionaria responsabile Agnese Pergola, è chiamato a reinterpretare con lo sguardo dell’artista le immagini di documentazione che si affollano nell’Archivio del Museo. Il suo lavoro si muove al confine tra fedeltà e invenzione, tra memoria e visione. L’interesse del progetto risiede in questa tensione: da un lato la fotografia documentaria, nata come atto critico, dall’altro la fotografia artistica, capace di reinventare e di rivelare l’invisibile». E «“Hidden Collections” si inserisce all’interno di un programma più ampio, elaborato in questo periodo di transizione per consegnare alla nuova direzione del Museo una base solida da cui partire, e risponde ad almeno due delle linee guida che lo hanno ispirato. Come progetto dedicato alle collezioni, in particolare a quelle meno conosciute, “Hidden Collections” rientra a pieno titolo tra le attività volte alla valorizzazione del patrimonio del Museo, insieme tra l’altro alla riapertura di spazi da lungo tempo chiusi, quali il Museo dell’Arte Salvata o l’Altana di Palazzo Altemps, o di cantieri in corso, come quello della Crypta Balbi. Al tempo stesso il progetto ha tra i suoi punti di forza l’investimento sulle competenze tecnico-scientifiche del personale interno, che diventano indispensabili teste di ponte tra il Museo e il mondo degli studi, dell’arte contemporanea, del pubblico».

Giorgio Di Noto, «Frammenti di vasi da San Giovanni in Laterano»

La mostra è il fiore all’occhiello del progetto di committenza vinto dal Museo Nazionale Romano con il Bando Strategia Fotografia 2024 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, per la ricerca del fotografo Di Noto. L’avviso pubblico vantava un finanziamento complessivo di 2.451.039,88 euro per 58 progetti selezionati, e questo era inserito nell’Ambito 1-Acquisizione e committenza, Sezione III-Contributo per la committenza di nuove opere o progetti fotografici da destinare a una collezione pubblica italiana, al numero 2, per un costo totale del progetto di 57mila euro e un finanziamento concesso di 50mila euro, come si legge nella tabella della graduatoria generale di merito. Per Angelo Piero Cappello, direttore Generale Creatività Contemporanea, il progetto «interpreta in modo originale e raffinato il patrimonio invisibile del Museo Nazionale Romano», e «la fotografia diventa qui strumento critico e rivelatore, capace di attivare nuove letture del visibile e dell’invisibile, intrecciando memoria, archivi e linguaggi contemporanei».

La forza della proposta è proprio nella volontà di concentrarsi sugli spazi solitamente inaccessibili al pubblico, come l’Archivio fotografico, i depositi e i laboratori di restauro. «Hidden Collections» affronta l’archeologia come un dispositivo critico, al pari della fotografia, capace di selezionare, isolare e interpretare. L’immagine diventa così uno strumento per interrogare la memoria e la testimonianza, mettendo in discussione il confine tra visibile e invisibile. Il cuore della mostra è rappresentato proprio dall’Archivio fotografico del Museo Nazionale Romano, ospitato a Palazzo Massimo, esplorato come un terreno archeologico, in cui le fotografie diventano reperti da scavare e rimediare, attraverso una riflessione e una ricerca sul tema del nascondimento, dell’isolamento e della mascheratura. Il processo di riproduzione e archiviazione dei reperti diventa esso stesso materia d’indagine: maschere, cancellazioni e altre tecniche pensate per isolare e rendere leggibile l’oggetto fotografato finiscono per generare nuove stratificazioni di senso. Un cantiere che può non avere fine, cercando ulteriori sviluppi. Fino all’11 gennaio 2026.

Giorgio Di Noto, «Magazzino ritratti di Palazzo Massimo alle Terme»

Gianfranco Ferroni, 15 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

«Hidden Collections»: Giorgio Di Noto al Museo Nazionale Romano | Gianfranco Ferroni

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