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L’archeologo Luca Attenni

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L’archeologo Luca Attenni

I cavalli di Alessandro Magno a Lanuvio

Torna nell’antica città presso Roma la copia dei 24 cavalieri realizzati da Lisippo

Guglielmo Gigliotti

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A trenta chilometri a sud di Roma esiste una seconda piccola Roma, che è tale non perché ha dato i natali a un console e a due imperatori (Antonino Pio e Commodo), bensì perché, come la vera Roma, è città latina nata tra il X e IX secolo a.C. in forma di villaggio di capanne su un alto colle, a cospetto di ampie pianure coltivabili che si estendevano fino al non lontano mare. È Lanuvio, prima alleata e poi nemica della sorella sorta sul Palatino, che la sconfisse definitivamente nel 338 a.C., ma solo per renderla parte di sé: fece suo, infatti, l’antico culto lanuvino di Giunone Sospita (Iuno Sospita Mater Regina Lanuvina), attingendo a parte dei proventi dei pellegrinaggi al celebratissimo tempio sull’acropoli del Colle San Lorenzo, santuario tra i più frequentati dell’area del Mediterraneo. Presso la città sacra di «Lanuvium», i consoli romani si recavano a rendere omaggio alla propria elezione con sacrifici di carattere pubblico, contribuendo a una monumentale riedificazione, verso la fine del II secolo a.C., del primo tempio arcaico della fine del VI secolo a.C.

Nei portici di un ampio terrazzamento di questa grandiosa sistemazione urbanistica, negli anni ’80 del XIX secolo Lord John Savile Lumley, ambasciatore britannico e appassionato antiquario, trovò, in scavi da lui promossi, frammenti di cavalli e cavalieri, pertinenti a un colossale gruppo equestre, di altissima qualità esecutiva. Erano la copia, in marmo pario e marmo pentelico, del gruppo equestre bronzeo, commissionato da Alessandro Magno a Lisippo, al termine del IV secolo a.C., per celebrare la memoria dei 24 amici morti nella battaglia del Granico, avvenuta nel 334 a.C. contro l’esercito persiano. È la corazza di tipo macedone dei cavalieri, ad aver indotto Filippo Coarelli a far discendere il gruppo lanuvino da quello greco.

A volere la replica romano-lanuvina di un capolavoro disperso della storia dell’arte antica (quindi non disperso del tutto), è stato Lucio Licinio Murena, nato a Lanuvio, eletto console per il 63 a.C., grazie al sostegno di Cicerone, che in lui vide l’uomo adatto da contrapporre a Catilina. Con il grande gruppo equestre, Murena intendeva ringraziare Giunone per la vittoria riportata contro Mitridate VI, re del Ponto. E il riferimento ai cavalieri ellenistici della cosiddetta «Turma Alexandri», lo faceva brillare come novello Alessandro.

Il gruppo lisippeo, peraltro, a quel tempo, non era distante da Lanuvio, perché si trovava a Roma, nella Porticus Metelli (poi divenuto Portico d’Ottavia), che Quinto Cecilio Metello Macedonico fece erigere, a metà II secolo a.C., con il bottino delle sue campagne macedoniche, bottino che comprendeva i cavalieri di Alessandro. Parte di quanto oggi resta dei cavalli e dei cavalieri di Murena, donati da Lord Savile Lumley al Leeds City Museum in Inghilterra, sono ora tornati a casa, in una mostra presso le Segrete del cinquecentesco Palazzo Colonna di Lanuvio, aperta fino a settembre 2025. Regista dei rapporti col museo di Leeds per il generoso prestito, e soprattutto motore della riscoperta archeologica degli ultimi vent’anni di Lanuvium, è l’archeologo lanuvino Luca Attenni, coadiuvato dal sindaco della città Andrea Volpi.

Attenni, 53 anni, allievo di Fausto Zevi, è direttore del Museo Diffuso della «città degli imperatori» (ex Museo civico di Lanuvio), nonché del Museo civico di Alatri. Tra il 2006 e il 2010 ha diretto, in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università La Sapienza di Roma, parte degli scavi proprio del grande tempio urbano, portando alla luce settori dei suoi grandi terrazzamenti di epoca tardo-repubblicana. La disposizione panoramica e paesaggistica di questa sistemazione monumentale rammenta lo stile grandioso di altri santuari coevi del Latium Vetus, come il Complesso della Fortuna Primigenia a Palestrina e il Tempio di Giove Anxur a Terracina. «Con la conquista romana dell’Oriente ellenistico, spiega Attenni, giunse in Italia anche l’intellighenzia greca. Qui a Lanuvio, come a Palestrina e Terracina, ma anche a Nemi col santuario di Diana Nemorense e a Tivoli per il santuario di Ercole Vincitore, per non dire del Tempio di Giunone a Gabii, si sviluppò lo stile architettonico a terrazzamenti successivi, culminanti in un tempio, secondo archetipi ellenistici rappresentati dall’Asklepieion di Kos e dal Santuario di Athena Lindia a Rodi».

Una nuova ondata di grecità, dopo quella delle origini? Secondo la leggenda Lanuvio fu fondata da Lanoios, amico di Enea, adombrando influenze commerciali e culturali orientali.

Lanoios è amico di Enea, appartiene al filone troiano, ma non è greco, bensì siculo, essendo di Centuripe, centro con cui Lanuvio strinse un secolare rapporto di «syngheneia» (consanguineità), come riportato in una iscrizione del I secolo a.C., nell’epoca proprio di Murena, iscrizione fino a questo settembre esposta a Lanuvio. Lanoios siculo rende la complessità della faccenda».

Qual è il valore del gruppo equestre di Licinio Murena?

Un valore enorme, per la bellezza ma anche perché è il secondo gruppo di statue più grande dell’arte antica dopo quello della Grotta di Tiberio a Sperlonga.

Qual è la scoperta più recente dell’antica Lanuvio?

La Stipe votiva di Pantanacci trovata nel 2012 con numerosi ex voto anatomici fittili, tra cui, quello del tutto inedito e in più esemplari, raffigurante il cavo orale. La stipe, ricostruita in un ambiente del museo, è stata scoperta in un bosco presso Lanuvio, in un antro naturale, luogo anche di sorgenti terapeutiche. Non escludo che il tutto sia da collegarsi con il Santuario di Giunone Sospita e con i culti relativi al serpente, suo attributo. Nella stipe abbiamo rinvenuto anche elementi in peperino, recanti incise delle squame, da intendersi come parti di una scultura di serpente. A questo rettile, considerato sacro, ogni anno, in una grotta dell’antica Lanuvium, venivano offerte delle focacce da parte di un gruppo di vergini che partivano in processione dal Tempio di Iuno Sospes: se mangiate, era segno di fertilità dell’anno in corso.

Futuri progetti in nome di Iuno Sospes?

Entro dicembre la pubblicazione del catalogo della mostra sui marmi di Murena con testo, tra gli altri, di Giuliana Calcani, una delle prime studiose a occuparsi scientificamente dell’opera.

 

Donario di Lucio Licinio Murena (particolare), I secolo a.C., Leeds City Museum, ora esposti al Palazzo Colonna di Lanuvio

Guglielmo Gigliotti, 19 agosto 2024 | © Riproduzione riservata

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I cavalli di Alessandro Magno a Lanuvio | Guglielmo Gigliotti

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